A volte li vedi che spingono una carrozzina oppure mentre aspettano in macchina davanti alla scuola o li osservi mentre leggono una storia o commentano l’articolo di un giornale o guardano il cielo pensierosi. Li vedi mentre aiutano, sostengono, animano, rilanciano, mentre portano un vecchio in ospedale, mentre dicono a un giovane che la vita è una cosa seria e che non va buttata dentro la spazzatura. I vecchi sono l’osservatorio della comunità. Guardano, osservano, vedono, pensano, scuotono, contemplano, sognano tuffandosi nel mare dei ricordi, in quello che la vita offre anche dopo, quando lo spirito è vivo, ma tutto intorno si tinge di abbandono e di indifferenza. Può una Costituzione dimenticare i nonni? Può una società democratica lasciare che i tesori del tempo si perdano in mille rivoli che non portano a nulla? Siamo sicuri che i nonni vivano bene la loro condizione? Certo è che per i giovani i nonni sono tutto: amore, sogno, visione, missione, gioia di vivere, scoperta, sostegno, educazione, gioia di vivere. Portano con sé la forza dell’amore, di un amore che si compie, che non ha più bisogno di incoraggiamenti, perché il coraggio è in quello che hanno fatto e in quello che fanno, è nella distesa e misurata passione con cui osservano quel mondo che li invita a puntare decisamente sulla linea dell’orizzonte, dove ogni cosa, anche la più piccola assume un colore e un aroma speciale, togliendo di mezzo le incrostazioni che hanno impedito la coerenza e la felicità.
Li vedi e, osservandoli, non puoi non pensare al significato profondo di una vita, non puoi non riflettere sul tempo e le sue connessioni, sulle parole che hai detto, su quello che hai fatto e su quello che non hai fatto, sulla bellezza di quello che vedi, non puoi non fermarti a cercare di capire come mai mentre i nonni sorridono al cielo, lì accanto il mondo si colora di maleducazione, di omertà, di prevaricazione e di altre mille cose che non vorresti vedere. I nonni ci sono sempre, con i loro zainetti pieni di mille ricordi, ci sono con le loro generosità, con le loro asperità, i loro ricordi a tratti sbiaditi, ma non privi d’immagini e contenuti che li fanno apparire più veri e profondi di quanto appaiano. I nonni non hanno colore, non parlano tutti la stessa lingua, a volte hanno idee politiche semplici ma fini come la loro speranza, viaggiano, si spostano, cercano disperatamente un piccolo spazio dove convertire la paura, l’incertezza, la fragilità in qualcosa che li faccia sentire vivi, pronti a donare anche quello che non hanno ricevuto. I nonni non sfruttano, si lasciano accarezzare dalla delicatezza, sorridono al sorriso, guardano lontano, superando catene e muri, vedono dove i giovani non vedono e lì, dove la vita offre in abbondanza la sua visione umana, attingono per continuare a essere quelli che sono diventati, sostegni di una democrazia che ha un assoluto bisogno di coesione sociale, di moralità, di fiabe e racconti, di canzoni e sonetti, di voglia di ricominciare per vivere con trasporto e sobrietà la bellezza di cui i nonni sono testimoni viventi.