Una coscienza nuova percorre le grandi democrazie europee, coscienza che si misura con i principali temi del terzo millennio, fondati sui bisogni delle persone, sul rispetto dell’ambiente, sul lavoro, sulla scuola, sull’educazione, sulla sicurezza e sull’accoglienza. E’ sui grandi temi che si giocano la forza e il coraggio della nuova cultura europea, sulla capacità di rischiare, di allargare i contenuti e le risorse a un mondo che si tende ad accogliere e a promuovere lingue, culture, tecnologie, volontà, desideri e aspirazioni. La nuova coscienza s’identifica con l’impegno culturale e civile dei giovani, con la loro capacità di saper unire, stimolare, aggregare, rinnovare, giocandosi in prima persona, manifestando, lottando e sviluppando una fitta rete di convergenze, attraverso le quali dimostrare che il nuovo mondo ha bisogno di loro, della loro integrità, della loro energia, della loro purezza interpretativa e della loro carica ideale. E’ nei giovani e sui giovani che si gioca il futuro di un pianeta che non respira, che si domanda sempre più spesso coma mai l’umanità non si renda conto che, così facendo, dichiara apertamente la sua sconfitta. E’ grazie al cuore e all’intelletto dei giovani che il pianeta s’interroga e si propone come punto di partenza per una rivisitazione integrale della propria identità. Uno spirito, quando si manifesta, ha bisogno di essere accolto e incoraggiato, ha bisogno di trovare interlocutori pronti a tendere una mano, a capire che sono loro, i giovani, il futuro di un pianeta massacrato da mille problemi e dove la speranza sta proprio in chi lo dovrà amare e governare. In questi giorni siamo stati tutti testimoni di quanto l’animo giovanile sia stato pronto e attento a recepire le indicazioni di una scienza che pone l’uomo di fronte alle proprie responsabilità. Vedere le principali piazze delle nostre città e di quelle europee, inondate di una gioventù animata dal sacro fuoco della consapevolezza civile dei problemi ci conforta, ci confortano altresì il coraggio e la determinazione del mondo giovanile, per come sa far riflettere e far convergere un’opinione pubblica scoraggiata, incerta sulle iniziative da adottare per evitare che la bellezza sfugga di mano. Non è stata, quella dei ragazzi europei, una semplice carrellata di buoni propositi, bensì l’impegno concreto di chi è consapevole che i cambiamenti, quelli veri, impongono una importante assunzione di responsabilità, di iniziative che vanno giocate in prima persona e che sappiano sviluppare una credibilità universalmente accolta. In questa circostanza la scuola, quella viva, quella che abbraccia concretamente il mondo e lo discute, ha dimostrato tutta la sua energia vitale, il suo essere dentro la vita e i suoi problemi, pronta sempre a dare il suo massimo contributo, pronta a sentirsi parte in causa, espressione partecipe di una realtà in costante fermento. Dunque, un grande lavoro di cultura sociale, in virtù del quale i giovani hanno avuto la forza di dimostrare chi sono e soprattutto quali valori reali alberghino nel loro spirito e nei loro cuori. Con la loro presenza hanno voluto dimostrare che è importante procedere a un radicale e profondo cambiamento di costume, cercando nuove misure, nuovi obiettivi, nuovi modelli, senza la paura di dire no a un consumismo sfrenato, a una globalizzazione pronta a tutto pur di sfruttare in modo indiscriminato le risorse del pianeta. E’ in questa direzione che la ricerca diventa stile, promozione e sviluppo, anima che rilancia nuovi diritti e di nuovi doveri. L’Europa guarda con molto interesse alla ricerca e s’interroga, perché crede nella forza rigenerativa della cultura, nella fiducia, nello studio e nella collaborazione, forme convergenti di un progresso rispettoso di civiltà. Un nuovo entusiasmo attraversa lo spirito degli stati, l’idea di poter essere pensiero umanitario che conduce l’uomo a ritrovarsi, a scoprirsi in una veste nuova, capace di attrarre, di legare insieme, di unificare, creando l’attitudine a una visione reale del mondo, dei suoi bisogni e delle sue necessità. Un nuovo rinascimento attende dunque la patria delle libertà e delle costituzioni, dell’uguaglianza e della fraternità, delle radici cristiane. I giovani chiamano a raccolta, guardano alla casa europea con rinata speranza, perché sanno che è nella relazione comunitaria che si ravviva la gioia di convertire l’eccesso in misura, l’antagonismo in collaborazione, le speranze in realtà. All’orizzonte si profila dunque un impegno comune e i segnali arrivano chiari. L’Unione inizia così a navigare sui grandi temi, quelli che riguardano la vita dei popoli e lo fa in un momento delicatissimo, in cui tutte le energie diventano essenziali, soprattutto quelle del mondo giovanile, cui spetta idealmente il compito di creare la nuova Europa, espressione di compattezza morale, storica, sociale, umana, un’Europa che vuole imporsi all’attenzione del mondo per la sua intelligenza, per la sua vocazione umana e intellettuale, in particolare per la sua capacità di coinvolgere e attrarre l’anima profonda della nostra cultura.