Quando un alfiere del progresso, che non perse mai di vista i valori umani, incontrò nei primissimi anni Cinquanta un medico della psiche, attento alle corde più profonde dell’animo, dalla loro collaborazione sfociò una iniziativa avveniristica: un congresso di psichiatria in fabbrica. Era tornato molto provato interiormente dalla guerra combattuta in Croazia il tenente dei granatieri di Sardegna Riccardo Crippa. Con un atto di altruismo nel 1938 aveva salvato la vita a una persona sconosciuta incontrata sul treno, Roberto Berger, agiato imprenditore ebreo che stava dirigendosi in Austria, appena annessa alla Germania nazista, con l’intento di portare in Italia la madre. Fu Riccardo che raggiunse il Paese occupato al posto del figlio, sicuro di non essere arrestato in quanto militare. Questo gesto suggellò un sodalizio lavorativo fruttuoso che portò benessere a Comerio e nei dintorni: assieme, negli anni del boom economico, i due fondarono il caffè Hag, dove un tempo c’era una filanda. Insieme condivisero lo stesso desiderio di rinascita del dopoguerra. L’orrore del conflitto bellico aveva segnato Riccardo, eppure ebbe il coraggio di gettare un seme per una società migliore, creando la ditta con criteri illuminati. Fu un antesignano della settimana corta. Era convinto che il concetto di dirigenza dovesse essere integrato con la conoscenza del comportamento umano. Eppure non era nato per divenire industriale: la sensibilità artistica innata gli aveva fornito l’aiuto al superamento di momenti difficili ed affinò quella sua capacità di cogliere i valori di una persona. Sceglieva, infatti, con perspicacia improvvisa ed estrosa i collaboratori. Nonostante il successo, quello che gli aggradava di più era creare la pubblicità: vinse per questo la Palma d’Oro. Era stato facilitato nella creazione artistica dalla frequentazione di Morandi, Sironi, De Chirico, gli amici pittori del Milione, la galleria di fronte alla pinacoteca di Brera. Strinse una particolare amicizia con Lucio Fontana di cui ammirava il coraggio di esprimersi attraverso la forza liberatoria del gesto immediato. Quando conobbe il giovane Edoardo Balduzzi, pioniere della psichiatria moderna, fu un tutt’uno capirsi: la base comune era costituita da quel linguaggio diretto all’anima che faceva emergere l’autenticità dell’uomo. Il medico sottolineava l’importanza di raccontare la parte più nascosta di noi stessi attraverso l’espressione artistica. E questa manifestazione liberatoria anche per Crippa equivaleva a quel rinnovamento, sinonimo di nuovo umanesimo. Così, di comune accordo, decisero per l’organizzazione di un convegno che trattasse di questo tema. Giunsero a Comerio diversi psichiatri. Crippa fu un ottimo anfitrione. Non mancò di far loro visitare la ditta: era un apprezzare il lavoro delle maestranze presenti al momento. Quando morì nel 1954, a soli 42 anni, per una malattia cardiaca, Balduzzi ebbe a dire: “Ha avuto il cuore grande per una vita intera nei confronti degli altri ed è deceduto perché il suo cuore era diventato un muscolo enorme. Aveva somatizzato”.
Federica Lucchini