“Guardo voi, giovani, amici di Cristian. Ho voglia di scendere dall’altare ed abbracciarvi ad uno ad uno perché nell’abbraccio il dolore è condiviso. Vi abbraccio perché ci siete”. Il parroco, don Franco Trezzi, durante le esequie di Cristian Lazzari, il 19enne che si è schiantato in auto domenica scorsa poco prima dell’alba sulla sp.39 che collega la frazione di Caldana con Orino, ieri fin dall’inizio dell’omelia ha vissuto e interpretato il dolore della marea di partecipanti che hanno riempito il sagrato e il viale che conduce alla chiesa, in un silenzio quasi irreale. Il paese e gli amici hanno così voluto comunicare il dolore corale.
Ed è in quel dialogo lungo e muto del padre Mauro di fronte alla bara, molto tempo prima che iniziasse il rito, a chiesa quasi vuota e nella compostezza della madre Carlotta e della sorella Krizia che abbracciavano i presenti con un sorriso, l’immagine di un rito vissuto all’insegna di quel silenzio che dice di più di mille parole. “Nell’avervi voluto ritrovare assieme in questo momento – ha ripreso il sacerdote – state comunicando il dolore che avete dentro per un’amicizia che si è spenta su una strada e nell’aver voluto accendere una fiaccola l’altra sera avete voluto far continuare una relazione alla ricerca delle cose vere. Avete testimoniato il valore dell’affetto, la voglia di vivere una vita limpida e bella che sia illuminata. A noi adulti chiedete la luce, la stessa luce che durante la fiaccolata illuminava i passi del vicino su una strada alla fine della quale Cristian ha visto Gesù ed è entrato nella dimensione della pienezza della vita. Or il suo volto guarda dritto a Gesù che lo ha accolto a braccia aperte. Braccia che sanno contenere e non chiudere. Anche noi – ha continuato don Trezzi – siamo qua a tenere le braccia aperte, perché chiamati vivere un’assenza”. E citando un passo del filosofo Dietrich Bonhoeffer ha ricordato che i bei tempi passati non devono essere vissuti come spine, ma come un tesoro nascosto che tiene aperta la mancanza. Ricordando che, poche settimane prima di morire, Cristian aveva voluto rivedere le sue maestre della scuola elementare, ha terminato: “Voi giovani dovete avere il coraggio di domandare a noi adulti di porre dei limiti perché è nel limite che c’è il confronto”.
Il dolore contenuto si è trasformato in molte lacrime quando è stata cantata l’Ave Maria di Schubert. Struggente. “Sei entrato come un ciclone nella mia vita – ha detto mamma Carlotta dall’altare – Questo dolore me lo potevi evitare! Sei stato un ragazzo semplice, anche permaloso, ma il tuo viso si illuminava con il sorriso. A cosa serve dire che ci manchi?”. Poi un pensiero a Luca, il giovane ferito, in auto con Cristian, ricoverato in prognosi riservata all’ospedale del Circolo di Varese. “Luca sta lottando per la vita. Fate in modo che altri genitori non provino lo strazio che stiamo provando noi. Ciao, ragazzi”.
Fuori la chiesa una folla, in un silenzio irreale. Palloncini rossi e bianchi e tanti fiori. Quando è uscita la bara dalla chiesa un applauso fragoroso, seguito da un silenzio che pareva interminabile. Poi la voce di Vasco Rossi, il cantante prediletto da Cristian: “La vita continua anche senza di noi”.
La salma di Cristian sarà cremata.
Federica Lucchini