Aumento della clandestinità, diminuzione della sicurezza per le nostre comunità, perdita di lavoro per tanti italiani. Questi solo tre dei problemi che l’approvazione del Decreto Sicurezza comporterà per il nostro territorio rendendo così inefficaci i sistemi Sprar (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) e Cas (Centri di accoglienza Straordinari) che finora hanno operato con percorsi di integrazione reale, basandosi su piccoli progetti di integrazione dei richiedenti asilo. Per questi motivi grido d’allarme della Rete Civica degli Amministratori per l’accoglienza e la lotta alla povertà della nostra provincia, pronta a iniziative politiche per chiedere al Ministro dell’Interno e al Governo di provvedere allo stralcio della riforma del sistema Sprar. Aprirà, inoltre, un tavolo di confronto con gli enti locali per valutare le ricadute concrete di tale decreto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori. I suoi portavoce – i sindaci Silvio Aimetti di Comerio e Riccardo Del Torchio di Besozzo- pongono l’accento sull’abolizione della protezione umanitaria che permetteva a persone che, dopo aver effettuato un percorso virtuoso, basato sull’apprendimento della nostra lingua, sulla disponibilità ad azioni di volontariato a favore della comunità, di integrarsi e, in base alla valutazione di una commissione territoriale, di avere la possibilità di prolungare di altri due anni questo “status”. “Ora saranno obbligati ad uscire da questi progetti. Questo decreto diverrà una fabbrica di clandestini”, aggiunge Aimetti, togliendo la possibilità di lavoro agli operatori che mettevano in atto percorsi di integrazione reale ed efficace. La riduzione dei finanziamenti che contempla il nuovo decreto favorirà le grandi concentrazioni di migranti nel grandi Cas di difficile gestione con poche possibilità di percorsi di integrazione e con impatti fortemente negativi. Aumenterà, quindi, la presenza di persone in condizioni di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite. I numeri della nostra provincia evidenziano la presenza di mille persone circa nei centri di accoglienza tra adulti e minori non accompagnati: il 75% sarebbero prive del titolo per poter usufruire di una accoglienza strutturata per garantire percorsi di autonomia e favorire la convivenza civile con le comunità locali. Rischi dunque per la legalità, aumento di persone prive di assistenza e di dimora specie nei centri urbani. A Varese e in provincia circa 30 minori stranieri non accompagnati rischiano nel prossimo triennio al compimento del 18° anno di età di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada o di richiedere il proseguo amministrativo disposto dall’autorità giudiziaria (come previsto dalla legge Zampa) con rette mediamente di 80 euro giornaliere a totale carico del Comune fino al compimento del 21° anno di età.
Federica Lucchini