E’ un privilegio quello che viene offerto agli appassionati della pittura di Franco Rognoni (1913-1999), grazie alla disponibilità e alla sensibilità del suo amico Stelio Carnevali che ne custodisce la memoria: poter visitare la sua casa di Luino. Quella casa che per lui è stato un prezioso nido su lago, lontano da Milano, dove le gallerie esponevano le sue opere sempre più richieste. Qui ha potuto rinsaldare l’amicizia e la frequentazione con Vittorio Sereni, con Dante Isella. Bisogna predisporsi a vivere un luogo particolare, dove Rognoni appare nella sua veste intima e dove la pittura diventa gratitudine nei confronti della vita. Sembra di entrare nei meandri della sua anima nei momenti in cui l’istinto della creazione raggiunge i momenti più felici. E si entra in punta di piedi, come in un tempio. Appena superato l’ingresso ci rende conto di essere come dentro un suo quadro per la presenza delle tele e degli oggetti che prendono vita come sue ricreazioni. Una scatola che ha contenuto il thé diventa un oggetto artistico messo in punto per valorizzare altre creazioni. Non c’è tempo di soffermarsi sui quadri dell’ingresso perché il lago ci viene incontro e lo si ammira attraverso un glicine. No, non siamo sulla riva: siamo di fronte ad una parete dipinta. Le sensazioni esterne sono palpitanti in queste mura. Ci si rende conto che la particolarità del luogo è che si vive in un quadro, anzi in più quadri. La frutta non la si guarda su un tavolo, ma dipinta su un baule sopra il quale è posta la Tv. L’occhio è attirato dai fiori che decorano le gambe del tavolo. Un succedersi di sorprese di fronte ad una galleria d’arte personalizzata. E allora si ha bisogno di fermarsi per capire quanto questo spazio rappresenti la sacralità di un’anima che ha desiderato offrire bellezza anche ad oggetti del più semplice uso quatidiano: una bottiglia sfarzosamente fiorita, diventa un invito a rinnovare la memoria di un giardino festoso. Sono colpi di pennello rapidi quelli che generano una simile armonia, frutto di una pittura quotidiana per dar vita ad una creatività dell’anima. Ricordano la pienezza della vita. E ci immagina l’artista che “risponde con impeto all’urgenza della mano -ricorda Carnevali- poiché per lui la pittura e l’esistenza erano una sola, inseparabile entità”. L’atmosfera in casa Rognomi è raccolta, lontana da rumori fastidiosi: lontani dunque da quel presenziare a mostre con i suoi riti obbligatori che spengono l’incandescenza dell’intuizione e soprattutto fanno parlare della sua opera: lui convinto profondamente com’era che la pittura si dovesse guardare in quel silenzio profondo che mette in comunicazione l’anima del visitatore con quella dell’artista per cogliere l’arricchimento della creazione. Sarebbe più appropriato parlare di discorso, di dialogo. “Perché leggere un quadro è come leggere un libro. E adesso -aveva detto dopo aver ammirato un quadro di Velàzquez- con quale coraggio mi metterò a dipingere?”.
E’ dunque un percorso che richiede tempo, quello per dare il giusto valore a quelle stanze ancora così tanto amate, grazie all’amicizia nel senso più autentico di Carnevali. Ogni angolo rivela un’attenzione. Niente è posto a caso in mezzo a queste presenze che respirano. E la fantasia vaga: si vede l’artista in compagnia di Leonardo Sciascia, ospite in queste stanze e si può immaginare il loro dialogo fecondo, tra ironia e sentimento. E si nota la foto della moglia Mariuccia, una presenza che aleggia leggera e profonda in queste stanze dove l’amore è vissuto a braccetto con la generosità.
Chi desiderasse effettuare una visita può telefonare a Stelio Carnevali 3496443120.
Federica Lucchini