Durante l’evento tenutosi venerdì 15 dicembre nella sala consiliare di Gavirate, il giornalista di punta del Corriere della Sera, Giuseppe Sarcina, ha incontrato un attento pubblico per discutere insieme a Marco Vergottini, suo ex docente , il tema della serata: “NOI e gli USA fra guerre ed elezioni”. Il dialogo tra Sarcina e Vergottini è stato profondo e ha affrontato una serie di temi di grande rilevanza che influenzano attualmente l’umanità.
La registrazione dell’interessante serata sarà pubblicata nei prossimi giorni.
Alcune foto della serata di angela Garro
Nei giorni precedenti l’evento la giornalista Federica Lucchini ha intervistato Marco Vergottini .
I ricordi del suo professore di Religione
Giuseppe Sarcina, per otto anni corrispondente da New York e Washington del «Corriere della Sera», parteciperà a un incontro pubblico a Gavirate venerdì 15 dicembre 2023 alle ore 18:00, presso la Sala Consigliare di via De Ambrosis 11. Il titolo della serata è in certo senso obbligatorio: «Noi e gli USA fra guerre ed elezioni». A dialogare con il famoso editorialista del quotidiano milanese sarà Marco Vergottini, che fu suo docente di Religione al Liceo Berchet di Milano, nell’anno della maturità (a. s. 1980/81).
Il liceo Berchet diverrà famoso perché lì insegnò Religione dal 1954 al 1967 don Luigi Giussani, fondatore di Gioventù Studentesca.
Sì, certamente, ma molto è stato scritto al riguardo. Vorrei invece che non passasse sotto silenzio un’altra grande figura di studente, quella di Lorenzo Milani, di cui proprio quest’anno ricorre il centenario della nascita.
Chiediamo a Vergottini che cosa significasse insegnare Religione cattolica in un liceo milanese durante i cosiddetti anni di piombo.
Effettivamente quelli furono anni roventi, basti pensare che per metà dell’anno scolastico si succedevano gli scioperi con picchetti, le assemblee d’istituto e di classe. Tuttavia, agli insegnanti che si facevano rispettare (io cominciai la mia docenza al Berchet all’età di soli 23 anni) era consentito fare lezione e ottenere rispetto dalla scolaresca.
Ma l’ora di Religione non era considerata una sorta di “cenerentola” in cui pochi alunni seguivano e spesso si assentavano dalla classe?
Non è questa la mia esperienza. C’era al Berchet, per fare un esempio, il mitico professor Roberto Osculati, che poi diverrà docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Catania. Le sue ore erano seguitissime. Nell’ultimo anno commentava Il Paradiso di Dante e capitò una volta che all’esame di maturità uscì un tema d’italiano proprio sulla Terza Cantica di Dante. Fu un vero successo per gli studenti delle sue sezioni.
E per Lei che proveniva dall’insegnamento nelle Scuole medie, quale fu l’impatto con il Berchet?
Nel mio piccolo anch’io pretendevo che gli alunni non mi dessero del «tu», ma del “Lei” (e non era facile per la mia giovane età!), proponevo un programma scelto da me e non concordato con gli alunni, facevo i compiti in classe di verifica come ogni altra materia. Il mio programma prevedeva fra l’altro lo studio critico dell’ateismo contemporaneo nel confronto con i “maestri del sospetto” (Marx, Nietzsche e Freud), letture di testi biblici (Giobbe, Qohelet, Vangeli), questioni di storia della Chiesa (il “caso Galileo”, il darwinismo), di filosofia ma anche di teologia (Agostino, Tommaso d’Aquino, Lutero, Bonhoeffer).
Ci racconti un episodio che ancora a quasi cinquant’anni di distanza non riesce a dimenticare.
Nel novembre del 1980 venne ucciso dalle BR in metrò l’ing. Renato Briano, direttore del personale della Ercole Marelli di Sesto San Giovanni e padre di una mia alunna ginnasiale. La figlia quella mattina era influenzata e assente da scuola, ma decise l’indomani di essere presente, cercando di prendere la parola in un’infuocata assemblea autoconvocata, per difendere la memoria di suo padre mentre i capi del movimento studentesco lo insultavano, accusandolo di essere un “servo dei padroni”. La ragazza fu aggredita verbalmente con fischi e urla, tanto che con una certa risolutezza quasi la obbligai a lasciare la palestra, per poi riaccompagnarla a casa in tram tra le lacrime. Ricordo poi con molta mestizia il funerale celebrato dall’allora arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini.
Torniamo all’alunno Giuseppe Sarcina.
Io ho insegnato nella sua classe soltanto nell’ultimo anno. Ricordo che Giuseppe mi avvicinò il primo giorno di scuola, dicendomi che fino ad allora si era esonerato dall’ora di Religione, però chiese di potermi mettere alla prova. Condividendo il mio approccio alla disciplina, fu sempre presente alle mie lezioni. Lo ho ben presente come uno degli alunni più diligenti e dotati, anche se non mancò mai di esprimere in diverse occasioni il suo dissenso rispetto alla dottrina cattolica tradizionale.
Come ha proseguito gli studi universitari e poi come si è avviato alla professione del giornalista?
Noi ci siamo poi persi di vista, però ho saputo che si è laureato brillantemente in Scienze Politiche, per poi frequentare la Scuola di Giornalismo. Ha iniziato a scrivere per «Il Mondo» per poi approdare al quotidiano di via Solferino, lavorando nelle redazioni di Milano e di Roma. È stato corrispondente da Bruxelles, poi inviato speciale dal 2009 al 2015. In questi anni ha seguito le Primavere arabe e la prima guerra in Ucraina (2014). Il 24 agosto 2011 assieme ad altri tre giornalisti italiani ha subito un rapimento lampo; derubati degli effetti personali, cadendo in mano di bande armate presumibilmente ancora fedeli a Gheddafi, furono poi liberati il giorno seguente. Dal 2015 al 2022 è stato corrispondente dagli Stati Uniti (prima New York, poi Washington). Oggi è editorialista di punta del «Corriere della Sera». Quest’anno per i tipi di Solferino è uscito il volume dal titolo «Il mondo sospeso. La guerra e l’egemonia americana in Europa».