RICORDI
GIACOMO LEOPARDI, UN POETA, LETTERATO E SCRITTORE, CHE HA DELEGATO ALLA POESIA LA POSSIBILITA’ DI RENDERE L’UMANITA’ PIU’ AMABILE, PIU’ CAPACE DI CONOSCERSI E DI CONOSCERE LA STORICA FORZA DI QUELLE EMOZIONI CHE MUOVONO DA SEMPRE LE CORDE DELL’ANIMO UMANO, ANCHE QUELLE PIU’ PROFONDE E SOTTILI, CHE SPESSO SFUGGONO E COSTRINGONO A PENSARE E POI ANCORA A PENSARE
felice magnani
Quando passano gli anni e il mondo diventa sempre più piccolo fino a sfiorarlo quasi sistematicamente nella sua quotidiana visibilità, veniamo richiamati da un’insistenza del tutto familiare, in particolare da quei versi poetici che abbiamo avuto la fortuna di leggere e in molti casi di imparare a memoria sotto la guida paterna di letterati e professori che hanno deciso di aprire il nostro cuore e la nostra mente alla straordinaria bellezza della vita, soprattutto in quelle variabili e avvincenti forme che la sanno trasformare in un dono senza tempo, capace di riordinare la sfera dolcissima di quei sentimenti che, col passare del tempo, rischiano di lasciare troppo spazio alle brutture di un mondo sempre più in bilico. La cosa bella della sintesi poetica leopardiana è che tutto torna, nulla resta fuori dal grande miracolo della nostra storia, le parole pronunciate, la musicalità, i canti, i commenti e le spiegazioni, le emozioni di segreti rimati che riappaiono a ogni passo per ricordarci che il pessimismo è un limite previsto, una giustificata convenienza tecnica e anche un po’ politica, in virtù della quale si allarga a dismisura lo spazio della filosofia e quello della pedagogia, non per nulla Giacomo Leopardi ci ha lasciato ampi spazi dedicati a un pensiero che si alimenta quotidianamente della forza della ragione, della fantasia, della capacità di dare un senso a quella vita che spesso si nasconde, diventando apparentemente illogica e infingarda, fino a lasciare scoperte zone d’ombra che rischiano di non trovare protezione, di lasciarsi sopraffare da una esacerbata aggressione d’impedimenti che negano alla volontà di vivere come in origine aveva previsto. La poesia di Giacomo ha in sé la forza di non temere l’approccio sintattico con una società da cambiare, rivela a ogni passo il suo essere costantemente motore di ricerca e di trasformazione di una realtà che ha bisogno dell’aiuto di tutti, anche dei poeti, soprattutto di quelli che, come lui, sanno osservare, meditare e pensare, vivendo appieno la loro dimensione terrena, soprattutto nei momenti peggiori, quando il male tende a ergersi giudice implacabile, come se tutto il male fosse inglobato lì dentro, come se il pensiero non avesse più, in sé, la forza e il coraggio di mettere in campo una visione meno poetica, ma più accorta, capace di adeguare l’emozione all’analisi, la sintesi alla naturale trasgressività di un eloquio spesso impegnato nella diatriba esistenziale con le sottigliezze amministrative di un pensiero filosofico poco incline alle soverchierie sintattiche. Giacomo Leopardi è stato molto letto, molto insegnato, è stato molto con i giovani interpretandone le crisi giovanili, ha subito l’avvento di una critica troppo spesso impegnata a dilungare l’afflato miracolistico della sua verve poetica. Lo abbiamo pensato spesso vincolato a forme di pessimismo intenso, dimenticando in tal modo la sua incredibile capacità di fissare le parti nobili di una storia che ha un grande bisogno di evadere, di credere in se stessa, di trovare l’immagine quella vera, quella che plasma e si realizza passando attraverso la filosofia quotidiana della gente comune, sorretta dalla volontà di mantenere intatte quelle tradizioni che sono parti integranti della vita comune degli esseri umani. Un autore Leopardi capace di andare sempre oltre, di immaginare mondi più veri e più autentici, verità meno opprimenti, un amministratore di pensieri e di suggerimenti che trovano conferme anche nella nostra storia quotidiana di oggi, capace di alternare la verità storica con l’umanissima necessità di aprire lo spirito e il cuore a un volo radente su quella realtà di cui avverte tutta l’autentica bellezza, anche quando ne percepisce il limite, i bisogni e le necessità. La poesia leopardiana si ammanta di perfezionismo estetico, si riveste di elementi di pura umanità espressiva, coglie a ogni passo la bellezza di una condizione che resta nell’animo di chi la legge come qualcosa di assolutamente unico nella sua emozionante dolcezza. Col poeta vive la vita nella sua storia quotidiana, a tratti breve e lineare, scritta e amata con tutta la dolcezza di un animo dotato di una rarissima sensibilità, sempre pronta a illuminarsi, anche quando diventa inevitabile correggere la vita stessa e indirizzarla verso una programmazione più attenta, più adatta a inserirsi in un mondo in cui la natura non è sempre quella che avremmo voluto. Dolcezze incredibili quelle proposte da Giacomo Leopardi, inserite con la sottile magia di un poeta filosofo sempre attento a unire tra loro gli elementi fondamentali, quelli che ci permettono di animare la nostra ricerca umana, senza perdere mai di vista il valore musicale e quello grammaticale di splendidi testi, unendo sempre alla dolcissima evoluzione del verso, l’aspirazione di un poeta straordinariamente umano, molto presente nella nostra storia, pur spesso confuso nella sua solitudine creativa, dalla quale fuoriescono pensieri e versi d’inaudita bellezza.
L’INFINITO
di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.