– Ore 7 di ieri (oggi 15 ottobre), in piazza del municipio. Piove, la temperatura non è alta. Il portico del palazzo è illuminato. Nel fondo si intuisce la figura di qualcuno che dorme per terra. Allora l’informazione è vera! “Buona. Trilly!”. sono le prime parole di Marco Bonfanti, risvegliato da un buongiorno inaspettato, rivolte al bel cane dallo sguardo molto dolce, che gli dorme accanto, raggomitolato sulla coperta. Si stropiccia gli occhi e agile si mette a sedere. C’è molta dignità nella sua “provvisorietà”. Sì, perché Marco, senza fissa dimora con la carta d’identità di Vedano Olona, dorme sotto il portico del municipio da due settimane. Accanto alle coperte poste sopra dei cartoni, ci sono due zaini, un contenitore delle lattine di birra vuote, una borraccia, un giaccone e una bicicletta, questi due ultimi regalati. Si alzerà attorno alle 7,45 e, come sua abitudine, raccoglierà i suoi oggetti e pulirà con una scopa nascosta in un cespuglio. Tutte le mattine, quando se ne va, non rimane nessuna traccia della sua permanenza notturna. Si dirige verso un bar nei pressi della piazza municipio e lì, amici gli offrono la colazione, gli permettono di lasciare le sue borse e in cambio lui fa qualche lavoretto. Per lavarsi va alla Brunella a Varese il mercoledì e il sabato. Al pomeriggio la sua vita trascorre al Centro Commerciale dove gli viene offerto il cibo per la sua Trilly. “Qui, trovo persone uniche, il cane è la loro mascotte. Mi riempiono il sacchetto di cibo – continua – Siete tutti buoni, voi a Gavirate. E’ fantastico: alla mattina attorno alle 5,30, passa dalla piazza un ragazzo che va a lavorare alla Whirlpool. Si ferma, mi porta un tè caldo, dei biscotti. Questa giacca mi è stata regalata per ripararmi dal freddo. Da tempo cerco una dimora per essere dignitoso, potermi lavare tutti i giorni e soprattutto poter lavorare. Per ricominciare – sottolinea più volte – Ho avuto un percorso difficile”. Lo spiega: ex tossico, è stato in carcere più di una volta. Una volta ha subito un processo per direttissima ed è stato in carcere tre giorni per aver fatto violenza ai carabinieri a Varese alla mensa di via Bernardino Luini. Aveva bevuto molta birra. Ora la birra gli è compagna, in quantità molto più modeste “altrimenti comincio a tremare”, spiega. Va all’ospedale a curarsi a Varese, città dove può solo transitare, ma non fermarsi (questa è la condanna a seguito nell’ultimo processo per direttissima) presso l’ospedale per curarsi. Il suo girovagare dormendo per terra è lungo: a Milano assieme ad altri senzatetto alle colonne di san Lorenzo che lasciavano regolarmente pulito ogni mattina, in Toscana, quest’estate. “L’ho girata tutta, ho assistito al palio. La Caritas di Siena è spettacolare per la sua generosità”. Ha un figlio di quindici anni che frequentata il liceo a Busto Arsizio, dei genitori con cui ha riallacciato i rapporti da quindici giorni. “Il mio desiderio è quello di ripartire – spiega – avere una casa, un lavoro”.
Federica Lucchini