“Una statua dedicata a lui, l’avrebbe fatto sicuramente sorridere, ma una mostra che faccia ancora oggi ragionare la gente su violenza, ingiustizie, soprusi, gli avrebbe fatto un immenso piacere. Disegnava per farci riflettere”. In queste parole del disegnatore e regista Bruno Bozzetto sta il significato della mostra “Abbasso la guerra!”, organizzata dal comune, in collaborazione con la Fondazione Anna Kuliscioff e inaugurata in sala consiliare domenica 11 novembre, sui disegni politici di Giuseppe Scalarini (1873-1948), caricaturista del quotidiano socialista “L’Avanti!”, dal 1911 al 1926, anno delle cosiddette leggi eccezionali, finalizzate, da parte del regime fascista, allo scioglimento dei partiti. I 3700 disegni, che vi pubblicò, raggiunsero una larga fama nazionale e internazionale e costituirono veri e propri articoli di fondo figurati, siglati da una firma insolita: una scala stilizzata, seguita dalle due ultime sillabe del cognome. La sua produzione fu, comunque, immensa: più di 13mila vignette e scritti. Scalarini, mantovano di nascita, amava vivere nella sua casa rosso pompeiano, in viale Verbano a Gavirate, nonostante fosse per lui il luogo dove subì diversi arresti: “Una volta -scrisse nel suo libro autobiografico “Le mie isole”- i carabinieri operarono una perquisizione nella mia casa. “Avete armi?”, mi domandarono in tono imperioso. Tirai fuori di tasca la matita, e risposi, sorridendo: “Sì, eccola qui”. Una matita che aveva la potenza di fare suoi gli ideali degli umili. Le sue vignette, appese alle pareti delle case operaie e contadine, costituirono una sorta di Bibbia dei poveri, creata da un artista politico che, per non aver rinnegato le sue idee, era considerato un pericoloso sovversivo. Il confino a Lampedusa, a Ustica, il campo di concentramento a Istonio e a Bucchianico, in Abruzzo e il divieto assoluto di pubblicare testimoniano un percorso di vita segnato dalla sua straordinaria integrità morale. “Ci vuole un coraggio pazzesco per fare questo e anteporre le proprie idee e convinzioni ad una vita tranquilla”, afferma Bozzetto nel catalogo. D’altra parte “Scalarini è stato uno dei pochi intellettuali italiani che ha avuto la lucidità politica e intellettuale per capire le lacerazioni e i dilemmi del tempo, le vere cause della guerra -e di ogni guerra- e ha pagato con la sofferenza ill coraggio della sua denuncia appassionata”, osserva il sindaco Silvana Alberio. “La guerra è un affare -scriveva Scalarini in “La guerra davanti al tribunale della storia”- Trasforma l’acciaio in oro. I cannoni hanno due bocche: dall’una scaricano acciaio, dall’altro oro. Dalle armi ai denari, e dai denari alle armi, passando attraverso i corpi dei soldati. Questa è la partita vera”. Quella matita, che aveva trovato insegnamento in diverse scuole europee, in particolare nei caricaturisti tedeschi, “ebbe un linguaggio sempre più stilizzato, conciso, geometrico”, scrive Tiziana Zanetti. Il disegno doveva essere strettamente funzionale al messaggio, senza inutili orpelli. “Alla fine della guerra e alla liberazione -annota il nipote Ferdinando Levi- Scalarini ebbe la sua rivincita quando i piccoli ras fascisti di Gavirate vennero in pellegrinaggio nella casa di viale Verbano a chiedere la sua intercessione per evitare rappresaglie e vendette. Il nonno, nonostante tutto quello che aveva sofferto, non esternò mai nessun rancore verso gli avversari politici”. La mostra, che ha visto il ruolo molto attivo della professoressa Angela Lischetti, resterà aperta fino al 25 novembre con i seguenti orari: venerdì, sabato, domenica 10-12; 15-18. In settimana su prenotazione allo 0332/748278 biblioteca@comune.gavirate.va.it
Federica Lucchini
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