C’è il desiderio di silenzio nella parole del sindaco Silvana Alberio e del parroco don Piero Visconti per mantenere la linea dettata dall’Unità di crisi della Farnesina. Raggiunti telefonicamente da “Prealpina”, entrambi hanno scelto questa strada, considerata la delicatezza della situazione e il loro desiderio di vedere Greta Ramelli molto presto a casa.
Al Te Deum di mercoledì sera, invece, quando ancora non era stato diffuso su YuoTube e visto in tutto il mondo il video con la richiesta d’aiuto da parte delle due volontarie rapite, durante la messa di ringraziamento, nella chiesa parrocchiale di san Giovanni evangelista, gremita di fedeli, brevi, ma intense sono state le parole del sacerdote rivolte a Greta. Durante un’omelia che ha avuto l’impronta di un bilancio nel solco dell’amore e del ringraziamento a Dio per il dono della vita, discreto, ma pregnante di significato è stato il richiamo alla ragazza e al dolore della famiglia e della comunità. Nel passaggio in cui il sacerdote ha invitato ad “aprire il nostro cuore alla lode vera da cui può sorgere una vita davvero più bella e più vera in tutte le sue relazioni”, non è mancato prima il ricordo agli amici scomparsi che “ci hanno insegnato a vivere e hanno lasciato inciso nelle ferite del dolore un esempio di vita, nominandoci custodi di tale ricchezza. Stiamo – ha continuato – vivendo tragedie che ci sono state imposte. Ma è proprio nella fragilità di Greta, che troviamo il richiamo al segno vero dell’amore nei confronti della vita; quell’amore che l’ha condotta a sporgersi pericolosamente verso i fratelli e a pagare di persona”. Non detto, ma palpabile era stato il profondo messaggio di vicinanza alla famiglia e di speranza in un ritorno quando mai prossimo. La speranza sempre più forte, basata ora più che mai sulla preghiera. Federica Lucchini