Ascoltare la Storia: ieri in auditorium comunale i ragazzi della scuola secondaria “Carducci” hanno avuto questo privilegio. Durante la testimonianza di Luigi Grossi, 93 anni, partigiano conosciuto con il nome di “Cin”, le parole “amore” e “libertà” sono state ripetute come un mantra, con quella convinzione profonda che intesse una vita intera e che al solo pronunciarle fa sì che la voce diventi forte e sicura, oppure raggiunga punti di commozione tale che l’ascolto diventa empatia. E il silenzio così partecipe diventa sfondo di una narrazione che lo ha visto diventare uomo, lui ragazzo di 17 anni, il 22 e il 23 settembre 1943, quando a Meina furono uccisi amici ebrei e gettati nel lago Maggiore. Così la scelta di combattere i tedeschi e i fascisti con il nome di Aramis, uno dei tre moschettieri, ma il sorriso dei compagni quando lo videro arrivare in montagna lo convinse diversamente: “E’ arrivato il Cin!”, dissero ricordando come lo chiamava la sorellina. E Cin è rimasto, dormendo per terra assieme a loro, avvolto in una coperta mentre guardava il cielo stellato che a lui dava la sensazione di assaporare le libertà; catturando tedeschi per poter fare cambio con i partigiani caduti in mano nemica (“Sovente la sorpresa di sentirci dire: “Teneteci con voi”, perché non sopportavano più anche loro la violenza”); raccogliendo le armi che venivano gettate dai paracadutisti alleati (“Che strana la vita! Prendere armi per regalare la libertà!”); vivendo incontri con figure luminose come l’eremita (così era soprannominato), proprietario di una trattoria in cima alla collina di san Salvatore sopra Arona, che li ha nutriti, nascosti, avvisati dei pericoli e “Noi non abbiamo potuto dargli altro che la riconoscenza”. “Poi quella piccola macchia d’olio in mezzo ad un mare di violenza”, che corrisponde alla Repubblica dell’Ossola, vissuta solo per 40 giorni, è diventato il tema centrale dell’incontro: “Finalmente siamo stati coscienti di quello che cercavamo, perché da ragazzi cresciuti col fascismo, la parola “libertà” la conoscevamo solo in teoria”. “Se c’è una cosa che ci ha regalato inconsciamente il fascismo è la voglia di amare e non odiare più!”, ha concluso. L’incontro è stato organizzato dalla scuola con la collaborazione dell’Anpi. Cin era accompagnato dalla docente Piera Malnati.
Federica Lucchini