“Rivivo in questo angolo di mondo la mia indimenticata e serena Gavirate: sono in Ecuador, nella provincia di Imbabura, a Cotacachi, la capitale del cuoio e delle rose, la mia nuova patria”. Ascoltare le parole di Giuseppe Del Torchio, conosciuto come Pepe, da cinque anni residente nel Paese andino, è come immergersi in un mondo lontano. E’ una pagina diversa dalla sua esperienza di fondatore di Radio Gavirate, durata dal 1976 al 1985 e recentemente raccontata in un libro “L’ultimo sole”, di cui è autore. Pagina che evoca poesia e nel contempo difficoltà quotidiane vissute con grande dignità. E’ un attento osservatore l’ospite di questa terra: apprezza “gli spazi senza confini di rose, di caffé, di cacao, di banane, spazi infiniti di verdi pascoli selvaggi per armenti liberi come il vento d’estate”, ma non si esenta dall’annotare altresì il fatto che sia “una terra violentata dall’uomo bianco irrispettoso, arrivista, senza scrupoli, alla ricerca dell’oro nero di cui è una delle maggiori produttrici al mondo”. Nelle sue parole, filtrate dal contatto quotidiano, che sa di rispetto e ammirazione verso le popolazioni indigene, in cui è radicata la storia millenaria di questa terra, emerge considerazioni che ci riguardano: “In quella schiena dritta e forte, temprata dalle fatiche degli uomini, in quella loro semplicità, ritrovo la peculiarità della gente italiana del primo dopoguerra, perse nel tempo senza un vero perché: desiderio e volontà di crescere non abbandonando mai le proprie radici, la propria cultura, la bontà e disponibilità, la condivisione del tutto anche se poco. Una fede profonda e radicata da mostrare senza timore in ogni occasione, il piacere di vivere di semplici e piccole cose in una ricerca continua di comunione”. Poi aggiunge: “Non sono in paradiso, ma mi piace crederlo. Non tutto è armonia, delizia e piacere, ma vivo circondato da uomini, che, come tali, sono uguali in tutto il mondo”. Su questo aspetto non sofferma la sua attenzione. Va oltre: preferisce restituirci la realtà edificante di “questo popolo fiero che respira con passione ancestrale il passato, facendolo rivivere nel proprio presente. Un popolo che ama Dio rivelandolo in ogni suo dire e fare, un popolo che celebra la madre terra e il padre cielo con manifestazioni in cui si fonde la tradizione religiosa con quella pagana”. Il lustro trascorso nella cittadina a 300 km dalla capitale Quito gli ha permesso di vivere immerso nel verde, dominato da due vulcani, si dice spenti, “che respirano ancorati al cielo, beandosi dei loro 5mila metri. Mai avrei pensato che al mondo esistesse un luogo dove poter vivere di una sola stagione, la primavera. Dodici mesi di tanto sole, di acquazzoni notturni, di venti rinfrescanti. Non esistono impianti termici, si vivono le emozioni di una natura che si profuma mantenendosi bella e giovane tutto l’anno”. Le scuole di musica di Cotacachi sono note in tutto lo Stato e costituiscono una forma di reddito importante: sono protagoniste di feste in piazza, di concerti nel piccolo teatro, di sfilate, di serate che non finiscono mai. Pepe rivolge poi l’attenzione alla natalità che in Ecuador è ancora a livelli molto alti: “Sono tantissimi i bambini, sempre alla ricerca di semplici emozioni. Bellissimo perdersi in quegli occhi radiosi che rappresentano le gioie dell’oggi, vive di speranze per un domani, si spera, migliore”.
Federica Lucchini
Radio club Gavirate FM 103.800. “L’ultimo sole”. Autore Pepe (Giuseppe) Del Torchio.