“La nostra fede è una identità. E’ viva da sei secoli prima che arrivasse Maometto”. La testimonianza di un cristiano di Aleppo, raccolta dal giornalista, reporter di guerra Gian Micalessin, è una delle tante, intense e pregnanti, ascoltate all’oratorio nell’ambito del Giugno Sport in una serata che ha tenuto “inchiodati” i tanti presenti di fronte ad immagini e a testimonianze sui “Fratelli traditi. La tragedia dei cristiani in Siria. Cronaca di una persecuzione ignorata”. Questo è il titolo del libro scritto dal relatore che in un silenzio assoluto ha narrato la sua esperienza durante i combattimenti con l’ausilio dei video che lo mostravano tra le macerie e i feriti a partire dal 2011, quando è iniziato il dramma dei cristiani in corrispondenza della primavera araba, presentata dai media come una rivolta democratica e liberale contro il regime di Bashar al-Assad. “Una favola affascinante sostenuta tramite la televisione dall’emiro del Qatar, grande protettore dei Fratelli Musulmani e delle altre forze islamiste che sarebbero sfociate nell’Isis”, ha spiegato. Il grande interrogativo iniziale che lo ha portato a vivere esperienze forti rischiando la vita accanto ai soldati dell’esercito di Assad è questo: perché una minoranza così importante come quella cristiana è stata cancellata nella terra di san Paolo? “Mi incuriosiva inoltre quella lettura in bianco e nero che davano i media: da una parte coloro che volevano la libertà, dall’altra il massacratore Assad”.
Intervistando i cristiani, i cui visi e le cui parole sono apparse nei filmati, si è evidenziato l’assoluto capovolgimento dei termini. “I cristiani raccontano verità non volute in una cornice consolidata- ha continuato- L’appoggio ai ribelli da parte di Obama e dei Paesi europei porta la Siria verso il fondamentalismo”. “Il regime di Assad è una diga contro questi ribelli che non vengono a liberarci, ma a cacciarci. Poiché stiamo con il regime, non c’è spazio per noi cristiani”, afferma un sacerdote. Giovedì scorso nel salone dell’oratorio più il tempo passava più l’attenzione aumentava tanto era incalzante la testimonianza che ha raggiunto l’apice di fronte alle immagini della distruzione di Maalula, una città simbolo della cristianità, dove gli abitanti parlano ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. Il mondo ha taciuto, mentre i cristiani venivano massacrati dai fondamentalisti. Si sono visti i soldati salire verso l’antichissimo monastero di santa Tecla. Micalessin li seguiva a rischio della pelle, mentre i ribelli cercavano di colpirli. “Nel mezzo della battaglia le suore pregavano”, ha ricordato. Poi il ritorno che ha il sapore del miracolo, talmente era elevato il rischio di essere colpiti. “Finita la battaglia -ha ricordato il reporter- in una atmosfera strana mi si avvicinò un anziano che mi disse: “Mi spiace molto per voi cristiani d’Europa. Noi cristiani di Siria dovremo abbandonare le nostre case o farci uccidere tutti: sappiamo chi sono i nostri assassini e perché lo fanno. Voi, invece, subirete la nostra stessa sorte senza sapere il perché”. Il giorno dopo questo incontro, il 13 novembre 2015 a Parigi, avvenne l’attentato al Bataclan”.
Federica Lucchini