Chi è stato democristiano, direttamente o indirettamente ha avuto l’opportunità di incontrarlo, di sentirlo parlare, di vederlo all’opera. L’impressione? Un varesino tutto d’un pezzo. Elegante sempre nel vestire e nei modi, due occhi vivi, profondi e molto attenti, capaci di piegarti a un pensiero, a una riflessione, un interlocutore gentile, mai sopra le righe, sobrio e pragmatico, pronto anche alla battuta, un sorriso assolutorio, capace di rabbonire, lasciando alla ragionata pacatezza di un commento il sigillo di un uomo chiaro, semplice e innamorato del suo lavoro. Come segretario della DC del mio paese l’avevo incontrato proprio quando era ai vertici della Protezione civile, alla “Bussola” di Gianni Ruzzenenti, in quel di Cittiglio. Un pomeriggio importante per chi attendeva l’arrivo di un Alto Commissario diventato Ministro. Momenti di ansia, di emozione allo stato puro, in cui il Partito e il suo Rappresentante esprimevano la forza di quel mondo della politica che colpiva per la sua capacità di interpretare le emozioni e le aspirazioni della gente comune, quella che crede nei sogni e nella certezza che si possano davvero realizzare. Un intervento, il Suo, fatto di idee chiare, di strategie operative da cui traspariva la sua appartenenza prealpina, il suo essere figlio di una cultura concreta, fatta di slanci e di proiezioni, di visioni attente, di intuiti e di una tenace volontà. Di Lui ricordo l’attenzione sempre. Ho qui tra le mani i Suoi “Vivissimi auguri di buon Natale e buon Anno”, provenienti dalla Camera dei Deputati. E’ strano, non sapendo che fosse gravemente ammalato e che, forse, stava per morire, mi era passata per la testa l’idea di intervistarlo, di parlare del passato, della DC, della sua Varese, del Sacro Monte, per questo ne avevo parlato con la persona che avrebbe potuto aiutarmi. Quando ho saputo da questo amico della sua condizione ho sentito un nodo alla gola. Oggi di fronte alla sua morte una marea di ricordi si affollano nella mia mente, in particolare l’appartenenza a un Partito che per molti è stato una speranza di vita. Al senatore Giuseppe Zamberletti, fondatore della Protezione civile, un grazie sentito e di cuore per tutto quello che ha fatto per la sua città, la sua gente, il suo paese, dotandolo di uno strumento fondamentale per difendersi da una natura, spesso leopardianamente poco benevola.