“L’esplosione di un ordigno nella parte posteriore della fusoliera, all’altezza della zona della toilette e dei motori, è la sola causa tecnicamente sostenibile del disastro aereo del DC9 Itavia che il 27 giugno 1980 cadde in prossimità di Ustica e in cui persero la vita tutti gli 81 occupanti. Ogni elemento tecnico disponibile è pienamente compatibile con questa tesi. Nessuna altra ipotesi può aver generato una simile tragedia non trovando analoga corrispondenza con i danni rilevati sul relitto”. Il comandante Franco Bonazzi, già pilota collaudatore in Aeronautica militare, residente a Varese da cinquant’anni, è autore, assieme a Francesco Farinelli, direttore di ricerca presso la European Foundation for Democracy di Bruxelles, del libro “Ustica, i Fatti e le Fake News”, edito da LoGisma. Primo pilota italiano a valore sull’F-104, Bonazzi è stato anche responsabile per l’Italia del team incaricato dello sviluppo e della qualificazione dell’F-104 e ha avuto il privilegio di collaborare, come capo pilota collaudatore di Aermacchi, con l’ingegnere Francesco Bazzocchi, direttore tecnico, poi direttore centrale e amministratore delegato della Macchi. Per evidenziare come le pagine del libro siano state recepite e apprezzate dagli esperti, è sufficiente leggere le motivazioni del premio ottenuto alla 37^ edizione del Premio Firenze nel settore saggistica che mettono in luce appieno lo scopo che si erano prefissi gli autori: “Questo saggio, scritto sulla base di una rigorosa documentazione archivistica e di uno spoglio attento della stampa e degli atti giudiziari, costituisce una documentata e rigorosa demistificazione delle menzogne e delle interessate manipolazioni che hanno accompagnato le ricostruzioni della tragedia del DC9 e le relative vicende processuali”. In effetti, la vicenda di Ustica è diventata probabilmente “il più grande contenitore di notizie false della storia repubblicana del nostro Paese”, scrivono gli autori nell’introduzione, a scapito, purtroppo, delle vittime e della Verità. “Le ipotesi di fantascienza, distanziandosi dal necessario rigore scientifico, hanno avvelenato la comprensione degli eventi. Le responsabilità vanno cercate operando senza pregiudiziali”, continua Bonazzi. Negli anni sono stati costruiti più di 50 progetti mediatici attorno alla tragedia di Ustica, molti dei quali hanno svuotato la vicenda del DC-9 Itavia della sua complessità tecnica e storica rendendola, di fatto, inconoscibile al grande pubblico. Operazioni che hanno contribuito ad alimentare teorie cospirative, dietrologie e polarizzazione sociale, nonché una forte pressione sulle attività della magistratura. Bonazzi lo ha potuto appurare di persona fin dagli anni Ottanta, prima come collaboratore di Bazzocchi, poi dal 2000 al 2004, come consulente tecnico al dibattimento presso la Corte d’Assise di Roma: 270 udienze durante le quali è stata abbattuta l’impalcatura accusatoria riferita alla cosiddetta “guerra nei cieli” in quel 27 giugno 1980. Proprio l’incredibile mole di false notizie circolate attorno all’evento di Ustica è stata inoltre l’iniziale motivazione che ha condotto il co-autore Farinelli a voler approfondire le ricerche sul caso Ustica durante il dottorato di ricerca in storia presso l’Università di Bologna. Come scrivono i due autori: “Ustica non è un mistero: è il frutto di una serie di incompetenze, di carenze professionali, di ragioni politiche ed economiche che hanno impedito, fino a oggi, di approfondire tutte le ipotesi con la necessaria determinazione”.
Federica Lucchini
