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Francesco d’Assisi, il santo di Madonna Povertà e del Cantico delle Creature

 5 Ottobre 2025 |  Pippo | |

Dal prossimo anno, il 4 ottobre diventerà ufficialmente giornata festiva nazionale in onore di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.
La decisione riconosce il valore universale del messaggio di pace, fraternità e rispetto per la natura lasciato dal Santo.

 

FRANCESCO D’ASSISI, IL SANTO DI MADONNA POVERTA’. doc

di Felice Magnani

Parlare di Assisi significa richiamare la parola che più di ogni altra è assente, oggi, nella condizione umana: pace. Francesco l’ha costruita dopo averla negata, ha insegnato al mondo che l’unica via di riconciliazione con sé stessi, con il prossimo e con la creazione è la pace, una pace in cui riconosce lo spirito del Creatore. Di pace ne abbiamo bisogno tutti, donne, uomini, bambini, bianchi, neri, gialli, tutti indistintamente sentiamo che senza pace non ci possono essere prosperità, fratellanza, collaborazione, solidarietà e unione. Pace è condizione essenziale per progettare un futuro nuovo e diverso, capace di consegnare a ogni creatura il suo naturale patrimonio di dignità. Pace è l’inizio di un cammino che cancella varie forme di materialismo per fare posto a una visione più solidale della vita, affrancandola dalla schiavitù dell’egoismo. La pace cancella i muri, apre le porte della conoscenza e della comprensione. Quanti muri nella condizione umana, quante barriere che impediscono all’umanità di trovare il senso vero e profondo della propria identità, quanti sforzi per abbatterli, per affermare quell’idea di fratellanza che governa il sentimento religioso del mondo. I muri hanno da sempre caratterizzato la vita degli esseri umani, come se la sicurezza fosse soltanto un problema di barriere e di filo spinato. Francesco d’Assisi ha indicato una via di accesso e di approccio alla fratellanza umana che passa direttamente attraverso la bellezza di chi l’ha creata, senza compromessi o sotterfugi, testimoniando l’amore con l’azione di una vita senza equivoci. E’stato ambasciatore di pace, si è confrontato con i capi delle grandi religioni senza la presunzione di imporre o di avviare dimostrazioni o compromessi. Il poverello ha reso pubblico il significato del suo amore, senza la presunzione che fosse l’unico o il migliore, investendo sui valori del Vangelo. Un santo antico, ma molto presente nella nostra storia, sempre attento a restituire un volto più vero e più umano alla nostra vita, riconfigurando sentimenti ed emozioni correlati all’interiorità della natura umana, un’interiorità capace, se opportunamente sollecitata, di far cambiare il volto della storia. Francesco è un grande esempio di applicazione pratica delle virtù umane e divine, è l’uomo che va controcorrente dopo aver annaspato nella corrente, è il santo diventato santo per aver seguito fino in fondo la voce di Gesù, l’uomo della croce a cui ha ispirato tutta la sua azione terrena. Come sempre i santi diventano santi dopo aver superato il guado, dopo aver conosciuto e sperimentato il male. E’ nella conoscenza della realtà che s’impara a conoscere e a rivalutare la propria identità, restituendole quella dimensione originaria, nella quale si riconquista il senso di qualcosa di importante che si è perso per strada.

 

SAN FRANCESCO D’ASSISI, IL CANTO DELLA CREAZIONE

di Felice Magnani

Per arrivare al cuore dell’uomo ci sono diverse strade, ma la via maestra resta sempre quella dell’amore. L’amore può avere diverse facce, espressioni, sensibilità, flessibilità, ma anche autorevolezza, fermezza, educazione, rispetto. Esiste un amore ascetico, estatico, emotivo, ma anche un amore attivo, operativo, dinamico, costruttivo. Ci sono momenti in cui si esprime con uno sguardo, una parola, una frase, un gesto, altri in cui ha bisogno di diventare sostanza, forma, esempio, capacità di trasformare il sentimento in qualcosa di umanamente vivo, capace di sdoganare lo stupore, la meraviglia, la voglia di fare, di concorrere, di partecipare, di dimostrare che la vita è soprattutto azione, energia, concretezza, praticità. Mai come in questi momenti l’amore di san Francesco per la creazione assume uno straordinario valore non solo poetico, ma narrativo, comunicativo, compensativo, celebrativo, ordinativo e pratico. Ciò che sembra incarnarsi in un’ estasi contemplativa fine a se stessa, diventa pensiero e riflessione nel quotidiano rapporto con quella creazione di cui conosciamo ancora pochissimo, di cui dimentichiamo spesso la dimensione umana e quella divina, una creazione che spesse volte sfiora e sussurra, parla, interloquisce, avvisa, suggerisce, propone, ma che incontra ancora troppa negligenza, superficialità, arroganza, presunzione, cattiveria, ignoranza e indifferenza, per potersi compiutamente esprimere. La creazione accoglie, protegge, sorregge, anima, risveglia, suscita, ma chissà perché l’animo è sempre troppo duro, il cuore troppo impegnato, la mente troppo confusa per poter vivere ed esprimere in tutta la sua bellezza la forza profetica di un colore, di una fragranza, di un aroma, di un albero, di un fiore. E’ nel rapporto dell’uomo con la creazione che si aprono i richiami magici e un po’ esoterici  della catechesi cristiana, incarnata nella sua vocazione ambientale dallo spirito profetico di san Francesco, il santo di madonna povertà, della spoliazione e della ripartenza,  che vive un rapporto assoluto con il mondo che lo circonda. E’ come se con il suo canto della riconoscenza volesse rendere più umani i rapporti, capaci di scuotere, rianimare, stupire, dimostrare quanto sia mirabilmente grande l’offerta della creazione. Quando l’uomo sembra aver varcato la soglia della tolleranza, ecco che improvvisamente riappare la voce di un fraticello che risveglia la natura umana per aver accarezzato un lupo di montagna, per aver predicato agli uccelli, per aver lodato le creature come fratelli e sorelle. Ogni cosa, anche la più piccola o insignificante, nel linguaggio francescano si riveste di prestigio, di umanissima regalità, di autorevole riconoscimento. E’ incredibile come Francesco coinvolga l’uomo nel suo rapporto terreno, aprendogli una strada oltre le ambiguità di una natura spesso accentratrice ed egoista. E’ contro la natura egoista della società che la filosofia francescana utilizza la sua vocazione, la sua ansia di rinnovamento, la sua voglia di andare oltre la ricchezza e il consumismo, oltre l’arroganza e la presunzione, affermando il dono della bellezza come valore umano, la volontà di crescere nell’educazione e nel rispetto, un rispetto che impone una considerazione sempre un pochino più alta delle cose e delle persone. Anche papa Francesco, nella sua enciclica Laudato SI’, ha aperto lo sguardo sulla creazione in una dimensione autenticamente religiosa, ma non per questo poco attenta alla dimensione legalitaria di un rapporto che sull’umano gioca la sua straordinaria forza educativa. Ricordare san Francesco è rimettersi in gioco, restituendo alla sensibilità umana la possibilità di ritrovare una giusta coesione con quella natura che spesso giace trascurata, maltrattata e dimenticata. Ricordare san Francesco significa ritornare alle origini della vita nei suoi modi e nelle sue forme più accattivanti e originali, quelle che sanno produrre perdono, amicizia, amore, pace, speranza e fede nei valori fondanti del cristianesimo. In un mondo dilaniato da odi, aggressioni, terrorismi, guerre, incomprensioni d’ogni genere e da una fortissima dose di stupidità umana, Francesco regala all’uomo la dolce bellezza del suo Cantico delle Creature, una poesia destinata a essere sostegno della speranza nei momenti più complicati della storia umana.

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