CHI CONTA DI PIU’?
Chi conta di più, la legge o la persona? E’ un interrogativo storico, che torna di moda oggi, in un momento in cui le contrapposizioni e i conflitti, soprattutto politici, assumono proporzioni gigantesche, al punto che seguirli e capirli diventa estremamente complicato anche per chi ha una certa dimestichezza con il linguaggio della politica e con quello dei suoi rappresentanti. Spesso si ha la netta sensazione che la legge non sia amata come dovrebbe. Sono ancora molte le persone che provano un antagonismo istintivo nei suoi confronti. Sembra che sia vissuta come un impedimento o una costrizione o una forma di privazione. In realtà nasce per mettere ordine, per dare un senso logico alla democrazia, per garantire i diritti delle persone, per fare in modo che ogni cittadino sia ben consapevole dei principi e delle norme che regolano la sua vita individuale e quella della comunità a cui appartiene. La legge ha una sua naturale severità, in quanto esige di essere applicata, è uguale per tutti, non fa distinzione, si presenta a tutti con la stessa identica familiarità, ha una sua innata autorevolezza, è bella perché è garantista, non lascia indietro nessuno, si presenta a tutti con la stessa identica paternità e maternità. La legge è troppo dura? Può anche diventarla, ma solo quando è la natura umana che la vive così, quando le si contrappone, la vorrebbe cancellare, modificare, alterare, edulcorare, per lasciare via libera a varie forme di ribellione che contrastano con la natura regolativa della legge, con la sua vocazione all’ordine e alla disciplina. La natura umana è spesso irriverente, presuntuosa, irascibile, sfuggente, prevaricante, vorrebbe assoggettare sempre tutto alla sua infinita fame e sete di libertarismo. La legge non restringe, rafforza, non toglie, offre, non priva, dona, restituisce quella dignità che serve a rendere più amabile la storia umana delle persone. Se l’uomo l’ha fortemente voluta e creata è perché ne sentiva il bisogno, capiva che bisognava mettere per iscritto qualcosa che fosse riconosciuto da tutti e che garantisse un’ordinata e corretta vita di relazione tra le persone e tra le persone e le istituzioni. Lo vediamo anche ai giorni nostri, spesso la legge c’è, ma non viene messa in pratica. E’ molto difficile, in alcune circostanze, passare dalle parole ai fatti. Rispettare la legge significa essere pienamente consapevoli delle proprie responsabilità, sapere con esattezza come e dove posizionare l’ individualità, quali azioni siano convenienti e quali da modificare o da cancellare. La legge impone un riesame continuo, desidera che impariamo a guardarci dentro, a fare delle scelte precise, è una maestra molto attenta, di quelle che amano farsi amare, perché sono convinte del loro ruolo. Non è restrittiva, ma educativa, amplificativa di emozioni e sentimenti, dispensatrice di rispetto e di buona conoscenza dei diritti e dei doveri. Un rispetto con i fiocchi esige una perfetta coscienza di sé, ha bisogno di essere amato e coltivato, di guardarsi attorno e di definire i rapporti con quella realtà con la quale non è sempre facile stabilire un buon patto di alleanza. Da un po’ di tempo a questa parte assistiamo a diatribe accese, dove spesso riesce difficile stabilire se la legge abbia sempre ragione o se in qualche caso non sia troppo severa, temeraria e audace. Spesso l’uomo è portato a minimizzare la sostanza etica della legge, lo fa con lo scopo di adattarla alle proprie esigenze, in molti casi anche per una ragione di profitto personale. La legge è un’ottima insegnante, ma ha bisogno di essere messa in pratica con convinzione e dedizione, ha bisogno di essere insegnata non solo con la parola, ma soprattutto con l’esempio, chiede di essere applicata sempre, anche quando potrebbe sembrare eccessiva, ingiusta, scomoda, contrastante. La natura umana non va molto d’accordo con la legge, spesso la nega, la sottovaluta, la reputa ingombrante e poco attendibile, cerca di minimizzarne la portata morale e quella sociale, in alcune circostanze, se può, la viola, va oltre, tenta di assoggettarla, di farla apparire esagerata, dimenticando che quella stessa legge è il frutto di una straordinaria opera di intuizione sociale, di conoscenza approfondita delle dinamiche che regolano i rapporti tra le persone e tra le persone e le istituzioni. Rispettare la legge è uno straordinario messaggio educativo da ottemperare, non solo da parte di chi della legge è esecutore testamentario. Una società che fa quello che vuole, che nega sistematicamente il valore unificante della legge, che la minimizza e non la rispetta, è destinata a svuotarsi progressivamente della sua natura morale, prestando il fianco alla disonestà e qualsiasi forma di alterazione. La legge è il simbolo di una società civile convinta della propria autorità morale, capace di distribuire ordine, autorevolezza e perseveranza nella fitta rete di rapporti che governa la vita dei cittadini.
PASSAGGI COMPLICATI
Stiamo vivendo un momento difficile, in cui diventa estremamente complicato capire cosa stia succedendo, a chi appartengano le ragioni e i torti, quale sia la strada giusta per porre riparo alle numerose inadempienze che si sono accumulate in questi anni. C’è un mondo che sta cambiando, ci sono continenti che entrano con molta energia nella storia, dimostrando come questa possa cambiare sotto la spinta di fatti e situazioni lasciati per troppo tempo in balìa di un eccesso di tranquillità e di sicurezza. Si tratta in molti casi di capire quale sia la strada giusta da seguire, che cosa sia più opportuno fare, quali valori consolidare e quali modificare, che cosa di quello che facciamo sia utile e che cosa invece crei ulteriori difficoltà e problemi. Può essere un momento difficile e pericoloso, da affrontare con fermezza ideativa e realizzativa, ma anche con lungimiranza e molta pazienza, può essere l’inizio di una nuova stagione di benessere per l’umanità o un momento di profonda crisi d’identità,in cui si rende necessario rivedere in parte la storia e le sue prospettive. La storia insegna che è nei momenti difficili che l’umanità deve saper guardare con attenzione dentro se stessa, capire cosa stia succedendo, trovare motivazioni valide per riemergere, anteponendo sempre la comprensione e la forza coesiva di valori sottoscritti e condivisi. Non è con la rabbia in corpo, con la difesa ad oltranza di personalismi e di convinzioni di natura autoritaria che si costruisce il futuro di una collettività ampiamente provata da problemi di vario ordine e natura, ma con l’umiltà di chi è consapevole di quanto sia importante allestire un tavolo di confronto che sappia parlare un linguaggio nuovo, dove ciascuno possa esprimere con piena libertà la propria visione del mondo e delle sue attese e dove, insieme, si affrontino le grandi aspirazioni della storia. Oggi si avverte un’ impellente voglia di fare, di essere protagonisti, di dimostrare che l’intelligenza e la disponibilità possano essere ovunque e che, proprio per questo, occorra saper guardare lontano, oltre quei confini che hanno segnato lo spazio e il tempo di presunte verità. Tutto cambia rapidamente e lo fa spesso in modo caotico, privo della giusta armonia e del giusto equilibrio, in molti casi ci si lascia prendere dalla smania di dover fare tutto in fretta, senza meditare e ponderare con ragionevolezza sulle cose da intraprendere e da realizzare. Si ha quasi l’impressione che l’uomo si lasci sorprendere dalla caducità di un destino che sente scivolare via velocemente e di cui spesso non sa darsi ragione. E’ la lotta di sempre, quella che mette a confronto l’aspirazione con la realtà. Ascoltando le persone si ha la netta sensazione di una marcata irrequietezza esistenziale, il tono alto e timbrato è come se volesse dimostrare che non c’è tempo, che bisogna fare in fretta, che la verità non può attendere e che quello che dico io sia più importante di quello che dici tu, è come se il tempo si fosse impossessato della lucidità storica, assoggettandola al predominio di un’ambizione che si chiude spesso in una ombrosa individualità. Nei momenti difficili ci si mette alla prova, si misura la propria forza e il proprio coraggio, si dimostra agli altri quello di cui si è capaci, il valore di quello spessore umano che governa la qualità delle relazioni, la forza di quei valori che abbiamo appreso vivendo all’interno di una straordinaria realtà esistenziale. Come spesso succede l’uomo ha bisogno di altri uomini che lo sappiano capire e orientare, che gli permettano di tirar fuori quella personalità che porta con sé come segno distintivo della propria storia e della propria natura. La storia, quella che è stata maestra di vita, ha avuto educatori di grandissimo rispetto, uomini e donne che hanno saputo guardare più in là, immaginare e anche un po’ sognare, dimostrando che non sempre quello che tocchiamo con mano o vediamo sia la soluzione, ma che occorre andare sempre un pochino oltre, dove l’impossibile può diventare possibile e dove la legge, per quanto antipatica e frenante, ci costringe a riflettere e a pensare su una condizione, quella umana, che ha sempre bisogno di correttivi e di buoni consigli per non diventare preda della furbizia e della illegalità.
LA DEMOCRAZIA HA ANCORA UN SENSO?
E’ nei momenti difficili che la natura umana cerca di trovare un senso, di dare risposte a interrogativi che si arrovellano nel cuore e nella mente, di capire se quello che succede intorno risponda a verità o non sia la solita improvvisazione messa in piedi da chi ha interesse a tirare l’acqua al proprio mulino. Mai come in questi mesi ci siamo domandati chi sia la Democrazia, che valore abbia la nostra Costituzione, che spessore abbia la Legge, che cosa siano realmente quei principi e quei valori sui quali abbiamo costruito la nostra vita. Ci sono momenti in cui un testo scritto sembra riassumere la storia del mondo e altri in cui ci si rende conto di come sia difficile ridefinire, riorganizzare, far vivere, applicare, dimostrare se quello che ci è stato insegnato sia la parte migliore della conoscenza e della realtà, se ci abbia davvero insegnato ad aprire gli occhi sulla vita e le sue mille sfumature. Nei momenti di crisi ci si domanda se la verità appresa chinando la testa sia ancora quella valida o se invece non ce ne sia un’altra, magari ancora più vera, più forte, più capace di far apprezzare la vita e le sue storie, più adatta a stemperare umori e sensazioni che mutano all’improvviso il normale corso dell’ esistenza, lasciando varchi aperti, attraverso i quali irrompono novità che non erano state previste. Da un po’ di tempo a questa parte i valori tradizionali, quelli nei quali siamo stati allevati, temprati ed educati hanno difficoltà a trovare spazi adeguati, incontrano barriere e muri non sempre facilmente superabili. Dove un tempo vigeva certezza oggi regna insicurezza, la provvisorietà tende ad acuirsi; inquietudine, sfiducia, timore e paura la fanno da padroni e lo spirito delle persone non è dei più tranquilli, basta pochissimo per scatenare l’inferno. C’è nell’aria una strana tendenza a lottare, a spiazzare, a sorprendere, non c’è più nulla o quasi che goda di una pubblica credibilità. Nella maggior parte dei casi si è costretti a rincorrere la storia, a cercare soluzioni temporanee, che non hanno nulla o quasi di quella sacralità cui ci avevano abituati. Il sacrosanto valore della legge ad esempio, su cui abbiamo dovuto riflettere nelle varie stagioni della nostra vita, oggi ha perso moltissimo della sua sacralità, è diventato opinabile, muta a seconda delle circostanze, degli umori, dell’appartenenza, si ha la sensazione che la legge abbia perso per strada quella sostanza sulla quale definiva e delineava la verità di un giudizio autentico, definitivo. Ciò che è giusto per alcuni non lo è per altri e fin qui tutto potrebbe rientrare nel gioco della democrazia, ma la difficoltà subentra quando i giochi si trasformano in faziosità, quando il profitto individuale o di gruppo prevale sul bene comune, quando l’ipocrisia e la falsità pretendono di calpestare le cose buone da fare per dare un senso alla vita, alla bellezza della relazione comunitaria. La democrazia è la parte nobile della nostra storia, fondamentale nell’amministrazione dei diritti e dei doveri, ma non è sufficientemente attrezzata per farsi amare, spesso è incerta e insicura, si guarda attorno, cede alle lusinghe di chi la tenta, non ha abbastanza forza per farsi riconoscere, per imporre la propria personalità, si lascia soggiogare, non ha il coraggio di alzare la voce, di farsi sentire da chi vorrebbe ammansirla e ridurla in schiavitù. In molti non hanno ancora capito che la base e l’altezza della piramide democratica sono il popolo, la volontà popolare ne conferma e ne delinea il percorso, lo rende autentico, offre lo spunto e l’opportunità per dimostrarle tutta l’attenzione possibile. Ma la democrazia non è un possesso, è un bene dinamico, destinato a lievitare nel tempo, a dimostrare quanta strada ci sia da percorrere per poterla realizzare. La democrazia è una grande ricchezza, perché offre la possibilità a tutti di essere autentici, di partecipare, di onorarla con l’impegno e la generosità, di rafforzarla, abbellirla, renderla sempre più consona alle necessità e ai bisogni della condizione umana. Forse non ama la lotta violenta, quella che fa leva sulla disonestà, non apprezza chi la usa per fini e scopi personali, preferisce affidarsi a chi sa sfidare l’ipocrisia e a chi sa pagare un prezzo pur di difenderla da chi vorrebbe manipolarla. E’ nella democrazia che il popolo si riconosce, nella sua organizzazione, ma trova la sua parte migliore nel cuore della gente, quella gente che la sa difendere e amare, proteggere e valorizzare, perché è convinta di quanto sia fondamentale per la crescita e l’affermazione delle persone. Uscire dall’arbitrarietà e entrare in una ricerca convinta di verità è forse un passaggio obbligato, rimettersi al tavolo a studiare, a creare, a ricercare, a confrontarsi dovrebbe essere un input naturale per chi è ancora convinto che la democrazia meriti un’osservanza diversa, più matura, più viva, più autentica. Rilanciare la democrazia significa operare un’indagine profonda, mettersi in gioco, non dare mai per scontato che basti avere un pezzo di potere tra le mani per sentirsi i padroni del mondo. Forse ci siamo dimenticati di quell’anima popolare che batte sempre con grande emozione ogniqualvolta si sente messa in difficoltà da chi la tratta come un possesso personale, come un’esclusiva, dimenticandosi che la vera forza della politica è proprio quella di saper guardare lontano, di andare oltre gl’impedimenti del presente, per cercare di capire quanto il passato e il presente siano ancora in grado di collaborare alla costruzione di un’identità, attraverso quale erigere il futuro. Dare un senso significa anche non perdere di vista i valori, capire se quei valori sui quali la democrazia è stata costruita siano ancora attuali, abbiano la forza sufficiente per sostenerla, per darle quella spinta morale e sociale che merita. Dunque il passato insegna, ma proprio per questo non va lasciato morire, bisogna renderlo vivo e, per fare questo, ha bisogno di chi lo sappia capire, interpretare, modificare, di chi si appassioni ancora una volta a quel meraviglioso impianto sociale e politico che risponde al nome di Democrazia.