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Frammenti 18 di Felice Magnani

 25 Giugno 2019 |  Pippo | |

CON LA CULTURA, PER LA LEGALITA’

Rafforzare l’istruzione, creare nuovi momenti di dialogo e di confronto nelle scuole e con le scuole, dare un volto più nuovo e moderno all’Educazione civica, creare un clima sociale adatto alla curiosità giovanile, sviluppare la cultura dell’appartenenza e della legalità in modo capillare, costante, non solo con interventi teorici, ma soprattutto con iniziative pratiche, concrete, capaci di consolidare e potenziare la buona fede dei giovani e la coscienza popolare in genere. La cultura gioca un ruolo fondamentale nell’acquisizione di una dimensione legalitaria, è il veicolo più importante per definire uno stile, uno stato, un modo di essere, una prospettiva di vita, un comportamento, è il modo più efficace per orientare le aspettative giovanili, per far capire quanto l’amore per la legalità possa generare climi sociali migliori, più adatti all’acquisizione di una sana visione della vita in tutte le sue forme. Per combattere l’illegalità bisogna formare coscienze libere e forti, capaci di combattere il male da qualunque parte esso arrivi, in virtù di una profonda convinzione individuale e sociale, capace di vanificare ogni forma di prevaricazione, di elaborare l’antidoto ogniqualvolta l’illegalità alza il tiro.  Partire dalla famiglia e dalla scuola è determinante se si vuole costruire un terreno fertile e duraturo, capace di educare e di formare, di determinare stili inattaccabili, molto ben definiti. In molti casi la nostra democrazia ha dato per scontato, ha pensato e agito in una forma troppo descrittiva e poco applicativa, ha sottolineato moltissimo il valore storico e morale di un linguaggio, ma senza far seguire al tutto un impegno basato soprattutto sull’azione, sull’esempio pratico, sulla capacità di inventare  e creare percorsi mirati al fine di raggiungere gli obiettivi fissati. In molti casi la libertà si è persa per strada, è diventata uno strumento nelle mani di chi è molto abile nel farla apparire e sembrare per quella che non è. Legalità e libertà camminano di pari passo, una non può stare senza l’altra, ma hanno bisogno di conferme sistematiche, di autovalutazioni e di verifica da parte di chi ha il dovere di proteggere i valori istituzionali, quelli che ci consentono di condurre una vita più sicura e serena. Vivere nella legalità significa diventarne paladini, acquisire una coscienza civica adeguata, sentirsi parte viva di una comunità o di una nazione, diventare esempi di buona condotta, saper affrontare con la dovuta determinazione l’illegalità ogniqualvolta vuole dimostrare di essere più forte del bene comune. E’ in questa lotta che il cittadino deve dimostrare di essere all’altezza, di dare un valore ben definito al suo ruolo individuale, sociale e istituzionale, di conoscere a fondo qual è la via che apre le porte dell’armonia sociale. La scuola ha questo fondamentale compito formativo, quello di generare uomini e donne coscienti, capaci di rispondere in modo civile alle provocazioni dell’illegalità, capaci di far prevalere sempre il bene sulle prevaricazioni del male. L’affetto, lo studio e il lavoro sono pilastri insostituibili di una società che vuole cambiare in meglio, che decide quale strada sia più giusta da seguire nell’interesse di tutti. Lavorare sull’istruzione e sulla cultura è fondamentale per sradicare l’idea di non farcela, di dover essere per forza individui senza futuro. La cultura serve anche a questo, a rendersi conto che le nostre potenzialità sono infinite e che più l’uomo sa e più è libero, più si tiene informato e più diventa capace di affrontare con le armi giuste le provocazioni del presente e del futuro. La famiglia e la scuola hanno un compito unico e importantissimo, per questo si devono attrezzare, devono essere supportate in modo adeguato, perché possano affrontare senza paura le sfide della vita. In un mondo dove l’illegalità sopravanza, lo stato democratico deve guardarsi allo specchio e fare un profondo esame di coscienza per capire che cosa deve fare per trovare le giuste soluzioni ai problemi. Investire sui giovani e sull’educazione potrebbe essere la via giusta.

 

SOCIALITA’ – EDUCAZIONE

Rimettere in moto un valido sistema educativo a tutti i livelli, potrebbe essere la via d’uscita per una società profondamente in crisi, soprattutto in quelle parti che erano state riabilitate dall’orgogliosa energia di un popolo deciso a riconquistare una posizione di prestigio nel consesso nazionale, europeo e mondiale. Pensare che tutto si possa risolvere sulla base di alchimie finanziarie o di miracolose  trasformazioni economiche significa non capire che una democrazia matura ha bisogno di un sistema educativo che sappia qualificare, supportare e posizionare progetti e obiettivi, partendo da una visione in cui l’uomo sia davvero il centro. Una democrazia diventa matura quando prende coscienza della propria identità, quando sa collocare positivamente le proprie risorse, quando le regole e le norme che la caratterizzano diventano prassi, realizzazione quotidiana. La democrazia ha bisogno di incarnarsi, di diventare reale, di uscire dal pragmatismo istituzionale, deve diventare assunzione di senso di responsabilità da parte di tutti i cittadini, nessuno escluso. Per troppo tempo abbiamo spersonalizzato l’individuo, lasciandolo in preda all’idea che l’esempio dovesse arrivare solo dai rappresentanti ufficiali, dagli eletti, dimenticando che la vera forza di una comunità sta nella globalità della sua configurazione sociale, nella sua capacità di unirsi nella determinazione di quei valori ai quali siamo stati educati grazie  all’impegno di famiglie, di maestri e professori, di libri, racconti e in virtù di esempi di uomini e donne che hanno saputo interpretare e proporre la genuina bellezza della democrazia. Produrre ricchezza non basta, non basta investire di più, bisogna creare un’armonia sinergica, fondata sulla convinzione che i valori stanno alla base di una costruzione comune e che ogni persona ha il dovere di contribuire alla loro costruzione, lavorando, rinunciando, realizzando, collaborando, creando varie forme di convergenza, mettendo sul campo tutte le forze e le energie disponibili. La forza di una democrazia sana e vitale non sta nel conflitto, nell’odio, nel rancore, nella violenza fisica e verbale, nell’omertà, nell’interesse privato, si configura nell’onestà di una coscienza individuale e  collettiva, nella capacità di essere uniti nella promozione dei valori umani, nel sentirsi parte di un grande impegno comune. Girando per le strade dei paesi e delle città ci imbattiamo spesso nella sistematica violazione delle regole, anche di quelle più banali, prendiamo atto di come gli uomini non siamo sempre onesti e corresponsabili, dobbiamo constatare come l’educazione morale sia stata messa da parte, per lasciare il posto alla tracotanza, alla violenza, alla prevaricazione, alla furbizia, all’idea errata che tocchi sempre al più forte dettar legge. Parlare di libertà oggi ha ancora un senso? Certamente sì sul piano istituzionale, meno su quello dell’applicazione pratica. Ognuno vive un’idea personale di libertà, che in molti casi contravviene a quella che sta palesemente scritta nella nostra amatissima Costituzione. Forse le nostre leggi sono carenti di narrazione, offrono il fianco a interpretazioni non sempre sintoniche con la loro applicazione pratica, forse non si parla abbastanza di socialità nei luoghi dove la socialità stessa dovrebbe tenere banco, diventare il punto d’incontro di una popolazione che vuole dimostrare tutta la sua energia positiva, la sua voglia di risorgere. Ogni giorno ci stupiamo di fronte alle prevaricazioni che pullulano nel nostro sistema sociale, non riusciamo più a tessere un filo logico tra parole chiave, come regola, legge, rispetto, solidarietà, collaborazione, in molti casi siamo costretti a rintanarci, perché il mondo che ci sta di fronte non ha pietà alcuna, inveisce, calpesta, corrompe, lasciando sul campo esempi di assoluta disonestà. Le narrazioni, figlie di una sofisticata tecnologia comunicativa, peccano di mancanza di umanità, sono radicalmente prive di quella venatura romantica che addolciva la letteratura dell’ottocento e quella dei primi del novecento, mancano di corrispondenze, di condivisioni relazionali, di convinzioni comuni, sembrano fatte apposta per frodare la verità, per ingannare chi ascolta, chi in buona fede chiede di essere amato per le sue necessità. Viviamo tempi durissimi, tempi in cui la vita ha un valore relativo e dove il denaro si è impadronito del campo, distribuendo negatività di ogni genere. E’ cambiato lo sguardo, manca il sorriso, manca la disponibilità a riunire, a sostenere, a capire e a comprendere, il cuore ha perso per strada la sua vocazione al perdono e alla comprensione. Il rumore ha preso il posto del pensiero, l’antagonismo si oppone alla comprensione, la vita ha perso la sua carica di sacralità. Forse pontificare non basta, bisogna ricominciare, gettando lo sguardo più in là, dove il disagio riapre le porte alla speranza e dove  ciò che conta non siano il denaro, il successo, la fama, ma la possibilità di vivere una vita piena di stupore e di meraviglia, in perfetta sintonia con la generosità immensa di madre natura.

 

SULLE STRADE  C’E’ POCHISSIMA  ATTENZIONE

Sulle strade puoi trovare di tutto, automobilisti che ti sorpassano e poi ti tagliano la strada, puoi trovare macchine che si immettono sulle strade provinciali senza guardare se arriva qualcuno, incontri “personaggi” che ti sbattono a terra e poi scompaiono, omettendo il soccorso, puoi trovare camionisti che vanno sparati mentre tu sei a pochi centimetri dal canaletto di raccolta delle acque, dunque puoi anche lasciarci la pelle e nessuno si preoccupa di te. Sulla strada non sei nessuno, la tua umanità non conta più, se esci di casa e torni sei un fortunato, la maleducazione, l’ignoranza, l’aggressività e il disagio la fanno da padroni. Forse si sta facendo troppo poco per salvaguardare la vita delle persone, forse ci si dimentica che la presenza di chi ha il compito della salvaguardia dell’ordine pubblico è un compito primario, perché conta molto di più una presenza attenta di tutte le lezioni di questo mondo. Il livello di disattenzione stradale è elevatissimo, la violazione delle regole del codice della strada è all’ordine del giorno. Puoi incontrare di tutto, da chi parla al telefonino, a chi non conosce le regole, a chi volontariamente fa quello che vuole in barba alle leggi e in totale dispregio del valore della vita umana. La strada è il banco di prova del livello di civiltà di un paese, è sulla strada che si misura il valore dell’organizzazione sociale, del rispetto, della consapevolezza, dello stato di coscienza o di incoscienza, è sulla strada che si dimostra il livello di civiltà, è sulla strada che la presenza di chi ha il compito di controllare diventa fondamentale. Forse è arrivato il momento di imporre un livello di attenzione adeguato, di dare molto più spazio alla prevenzione, di essere intransigenti con chi contravviene il codice mettendo in serio pericolo la vita delle persone. La rete stradale soffre di numerose mancanze, spesso è inadeguata, non tiene conto dei mezzi e delle persone che la frequentano. Forse la patente così come viene erogata non è in grado di formare una persona cosciente di ciò che l’aspetta, forse occorre consolidare e potenziare la formazione stradale e forse si rende necessario verificare con sistemica perseveranza la qualità del traffico che attraversa le nostre vie e le nostre strade, con particolare attenzione alla psicologia di chi guida. In molti casi si avverte una radicale mancanza di controllo, si ha l’impressione che proprio nei momenti più difficili manchi una supervisione mirata. Pensare che si possa risolvere tutto solo con qualche telecamera è assurdo, la presenza umana è quella che costringe a essere attenti e a riflettere su come stiamo vivendo la nostra esistenza. Pensare di risolvere tutto solo con la famiglia e con la scuola è limitante, sulle strade occorre mettere in campo tutte le opzioni possibili, in particolare un attento e adeguato rispetto delle regole. Cultura sociale, cultura morale, cultura stradale, cultura etica, cultura di vita, cultura dell’impegno e cultura del rispetto, senza cultura non c’è educazione e senza educazione non si va da nessuna parte. Forse varrebbe la pena parlare meno di cose inutili e molto di più di tutto ciò che riguarda la vita delle persone, predisponendo un sistema che risponda all’aspirazione di sicurezza di tutti coloro, che sfidando ogni giorno la stupidità umana, continuano a battersi perché la vita abbia la preminenza su tutto.

 

L’EDUCAZIONE CONTRO L’ILLEGALITA’

Per rimettere in sesto un ordine morale e un equilibrio sociale fortemente compromessi da corruzione, mafie, malavita, criminalità, è necessario ricostruire un tessuto educativo in cui la famiglia, la scuola e i giovani abbiano un posto di primo piano. Si tratta di rimettere al centro la persona con i suoi bisogni e le sue necessità, restituendole quella dignità che le spetta di diritto. Quello che molti chiamano progresso, non è altro che il colpo di coda di un capitalismo sfrenato, incurante della persona umana. Lo sbandierato progresso, legato all’utopia della conoscenza mediale, ha svuotato di contenuti umani una società, depredandola dei suoi valori, prima di tutto di quel rispetto che è condizione fondamentale di qualsiasi comunicazione o rapporto. Oggi viviamo l’intontimento digitale, colpevole di aver allontanato la persona dalla propria interiorità. L’illegalità regna sovrana. La puoi trovare ovunque e più alzi lo sguardo e più affondi nella palude. E’ difficile emanciparsi dalle varie forme di dipendenza che trasformano l’essere umano in un oggetto di consumo, è sempre più difficile rimanerne fuori, essere se stessi in un mondo che si adegua e che non ha la forza di organizzarsi. L’esibizione si è sostituita alla riflessione, la pacatezza ha lasciato il posto all’arroganza e l’ignoranza domina. Quasi tutto si muove attorno al potere, al denaro, al successo e se non rientri in queste fasce protette non sei nessuno. L’autismo è una malattia sociale e l’impressione è che il benessere abbia stravolto il buon senso, lo abbia relegato al ruolo di suddito. Ognuno fa quello che vuole e non puoi più dire niente, devi solo abbassare la testa ed evitare di cadere nella trappola di chi provoca per demolire, di chi è diventato diabolico nella gestione dell’arbitrarietà. Esprimere liberamente il proprio pensiero è pericoloso, gli animi sono accesi, basta pochissimo per far scoppiare un incendio. Da qualsiasi parte ti giri scopri che c’è qualcosa che non va e che, forse, conviene far finta di niente, perché tanto l’autorità è lontana. Cerchi di sorridere, ti sforzi di sorridere, ma qualcosa dentro non riparte, è come se non trovassi più un motivo valido per dare un senso compiuto alle emozioni più belle, quelle che hanno fatto sognare, che hanno colorato di aromi e profumi la giovinezza. Rimpiangi le parole sante pronunciate da una mamma, la serietà di un padre, la gentile dolcezza di un nonno e di una nonna, rimpiangi prati verdi e distese di papaveri, corse sfrenate tra campi e torrenti, vacanze vissute in compagnia di sacerdoti carichi di voglia di vivere e di farti divertire. Rimpiangi quando gestivi la tua classe con autorevolezza, quando i genitori volevano mandare i figli nella tua classe perché sapevano che su di te potevano contare, rimpiangi quei momenti in cui i presidi ti chiamavo da una parte per dirti se potevi prendere quella classe che faceva diventare matti gli altri insegnanti. Rimpiangi quei genitori che quando ti vedevano salutavano con gioia, dimostrandoti la loro riconoscenza. Molto è cambiato, molte cose non sono più le stesse e l’educazione  in molti casi è andata a farsi benedire. Quante volte hai pensato che il mondo potesse cambiare, che le trasgressioni maledette potessero aver fine, che gli esseri umani coltivassero ancora un briciolo di umanità, che il buon senso e l’educazione sventolassero di nuovo richiamando all’onestà, per poi tornare a guardare con malinconia lassù, dove un campanile continua imperterrito le sue scansioni, dimenticandosi forse che la verità non sta mai da una sola parte e che tutti, nessuno escluso, hanno il sacrosanto dovere di rispettare le regole, per offrire ai giovani un piatto caldo di verità che contano.

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