IL PAESE, UNA REALTA’ CHE CI APPARTIENE
C’è sempre qualcuno che pensa che il paese appartenga agli altri, che sia una realtà diversa da quella di casa nostra e quindi meno soggetta alle attenzioni, alle cure e alle preoccupazioni. In molti casi la realtà esterna viene vissuta come altro, non tocca le corde della nostra interiorità, forse non ci è stata fatta conoscere abbastanza o non l’abbiamo vissuta come avremmo dovuto, forse a causa di un’educazione o troppo superficiale o troppo drasticamente aristocratica, fondata sulla sfera personale dell’io, sull’interesse privato, sull’idea che solo quello che cade direttamente nel nostro circuito “familiare” è degno di particolare e approfondita attenzione. E’ nella distanza che prende forma il disinteresse, è in una valutazione superficiale e limitata del mondo in cui dobbiamo lavorare, che ci costringe a vestire i panni del disincanto, è in un’educazione senza proiezione oggettiva che l’esterno diventa invisibile, come se non esistesse o come se esistesse in una misura del tutto limitata e limitante. Eppure l’esterno prende forma dalla nostra cura, dalla nostra attenzione, è una parte fondamentale della nostra vita, quella che percorriamo tutti i giorni con la pioggia o con il sole, osservando e meditando, riflettendo e contemplando, tirando un sospiro di sollievo quando lo vediamo bello e invitante. Tutto di ciò che incontriamo è parte integrante di ciò che noi siamo e più l’esterno si colora di bellezza e più emoziona l’anima, la scuote e la rinnova e più accende i sentimenti, li fa vibrare. Il paese è una parte importante della nostra esistenza quotidiana, è lo specchio di quello che siamo e di quello che vorremmo essere, è quella parte di noi con la quale dobbiamo fare i conti, per capire se siamo davvero pronti per essere cittadini con la c maiuscola, che costruiscono con caparbietà, fierezza e orgoglio il loro presente e il loro futuro. La prima cosa che colpisce quando si va a visitare un paese è l’accoglienza, la sua capacità di farsi apprezzare per l’armonia di un centro storico, per la particolarità delle sue ville e dei suoi giardini, per la bellezza dei suoi monumenti, per l’ordine e la pulizia, per la compostezza del suo verde, per la cortesia della gente, per una bellezza che sorprende, stupisce, regalando momenti di assoluta serenità. Se un paese è amato lo vedi anche dalla disposizione delle case, da come solidarizzano con l’ambiente, dall’arredo urbano, dal rispetto nei confronti del patrimonio culturale e di quello ambientale. Insegnare la bellezza è fondamentale, ma è ancor più fondamentale farla vivere, fare in modo che possa fare proseliti, che entri nel dna dei giovani, che venga trasmessa in tutte le sue forme, che migliori lo stato d’animo delle persone. Capire il senso di un’ appartenenza non è facile, ma è possibile. Non solo è possibile, è un dovere. L’appartenenza non è una questione di maggioranze o di minoranze, non si tratta di tracciare confini dentro i quali esercitare il proprio potere, ma confermare il valore di un impegno, con la certezza di poterlo ottemperare. Ci si domanda spesso come mai ci siano paesi e città belli, ben curati, puliti, accoglienti, forse la risposta è molto più semplice di quanto si possa immaginare, sta nella volontà e nei comportamenti delle persone, nella serietà con cui si affrontano i problemi, nella collaborazione e, forse, in modo particolare, nella duttilità di chi è ufficialmente preposto alla guida del territorio. Dietro la bellezza c’è sempre una vocazione, un desiderio, un amore, una competenza, una cultura, la capacità di mantenere in vita, migliorandolo, quel patrimonio di cose belle e di affetti che abbiamo ereditato da chi lo ha costruito molto tempo prima, con fatica, entusiasmo e passione. Spesso delle cose belle si parla pochissimo, ci si accontenta di qualcosa, per dimostrare che non siamo assenti, ma l’assenza sbuca ovunque, soprattutto quando l’attenzione non è pari alle attese. Si sente fortemente la mancanza di una scuola che sappia trasmettere calore, entusiasmo, voglia di essere e di fare, una scuola che non sia schiava di misure classiste, di ore che si susseguono ammantate di noia e di nervosismo. Si sente la necessità di una cultura convergente, che sappia osservare e discutere il mondo, che scuota i torpori, allerti le vocazioni, metta in guardia contro le stupidità umane, che contribuisca a rafforzare l’interesse, il senso di quello che si fa e la voglia di fare meglio. In un paese in cui si parla sempre più spesso di soldi e pochissimo di valori e di bellezza, varrebbe la pena fermarsi e fare un passo indietro, cercando di cogliere ciò che veramente conta, quella parte di realtà che ci vorrebbe vedere attenti e pronti, sempre, a riaffermare lo straordinario valore del patrimonio che abbiamo ricevuto in dono. Nel mondo delle tecnologie e dei robot, dove la fanno da padroni i telefonini, forse sarebbe utile domandarsi che cosa sia la vita, quale valore abbia, che cosa sia più giusto fare per essere contenti di se stessi, quale importanza abbiano il lavoro, gli affetti, le emozioni e i sentimenti, le persone che attraversano il nostro cammino, che cosa si possa fare per rendere più appassionanti e gradevoli i rapporti interpersonali e le relazioni in generale. Nel mondo delle tecnologie e dei robot ci si domanda se l’educazione abbia ancora una funzione rigenerante, capace di far ritrovare il senso dell’armonia, del confronto, della costruzione convergente, ci si domanda soprattutto se chi ha responsabilità in questa direzione faccia veramente tutto quello che occorre fare per dare risposte attendibili a una persistente richiesta di bellezza e di sicurezza da parte delle persone.
EDUCARE CON FERMEZZA
Il bullismo fa parlare di sé in ogni parte del paese, sta diventando simbolo del costume, ma non dimentichiamoci che esiste da sempre, che occupa un posto in una natura umana che porta dentro di sé i segni contrastanti del suo modo di essere, a volte pacato e razionale, in molti casi libertino e violento. Mettere d’accordo chi siamo, con quello che vorremmo essere e con le alterne fortune del destino non è un compito facile, il tema della ribellione è onnipresente, l’idea dell’onnipotenza continua a peregrinare, soprattutto quando la civiltà entra in crisi e non è più in grado di contenere l’aggressività delle pulsioni. L’inciviltà prende piede quando cadono i muri, quando tutto diventa lecito o quasi, quando la legge non è più in grado di vedere da che parte stia il torto, quando chiunque si sveglia al mattino e decide di essere il padrone del mondo, di poter fare tutto quello che vuole, in barba al diritto e al dovere. Per capire come siamo basta leggere alcuni titoli di giornali o post inseriti qua e là tra siti e social, c’è gente vuole dimostrarti che le strade, i vicoli e le piazze delle nostre città o dei nostri paesi sono puliti e ben tenuti grazie ai migranti, salvo far finta di niente quando moltissimi di loro vivono in miserrime baraccopoli, costretti a lavorare come animali per pochissimi euro, sotto la frusta di schiavisti senza scrupoli o a stazionare in parchi pubblici o dentro le stazioni senza una meta precisa, in una disumana forma di randagismo, senza che il potere costituito restituisca al bisogno uno suo status umano. Siamo all’assurdo, invece di coltivare la via della ragionevolezza umana, che rispetta la dignità e l’identità dell’altro, si fa di tutto per inseguire quella dell’interesse personale, pronto a barattare persino la vita degli altri, pur di ottenere potere e visibilità politica. Come combattere il bullismo? Semplice, facendo rispettare le leggi. Chi deve far rispettare le leggi? Tutti i cittadini, nessuno escluso. La maleducazione e la delinquenza abbondano quando i cittadini vengono meno ai loro doveri istituzionali, quelli che danno un senso alla vita, come l’onestà, la lealtà, l’impegno, il rispetto, la solidarietà, la capacità di far capire in modo corretto quale sia la via della legalità e quella della giustizia sociale. Da troppo tempo si tende a relativizzare, a voler dimostrare che c’è sempre una via d’uscita a tutto e che la legge non è poi così coprente come si vorrebbe far credere. Creare un clima di pressapochismo e di buonismo senza idee significa dare in pasto all’ignoranza le sorti del paese, con il suo sistema educativo di base, quello che dovrebbe reggere l’impianto della democrazia. Che la democrazia si fondi sulla consapevolezza di esserne i sostenitori, i difensori e i promotori, dovrebbe essere scontato, ma non è così, c’è ancora molta gente che ha una visione distorta della regolarità democratica, la vive a seconda di come si alza al mattino e con totale dispregio di tutto ciò che impone dei limiti. I limiti sono necessari? Lo sono, perché fanno capire che per stare insieme bisogna rispettare le reciproche libertà, all’interno di quei diritti e di quei doveri che abbiamo creato per vivere meglio, per dimostrare prima di tutto a noi stessi e agli altri il nostro livello di civiltà. E’ nella natura umana voler dimostrare di essere trasgressiva, di poter andare oltre le regole e i limiti, di poter sfidare chi pensa che si possa mettere un freno alla stupidità, che pure alligna un po’ dappertutto, ma in modo particolare dove trova pane per i suoi denti, dove pensa di poter amplificare al massimo la propria idea di libertà. Alla base di tutto c’è sempre un crollo del potere educativo, l’idea che si possa fare tutto e il contrario di tutto, perché tanto la legge non è poi così presente anzi, in molti casi preferisce mantenersi in disparte. Quel potere educativo che un tempo trovava conforto nella famiglia e nella scuola e in una società civile compatta sul fronte del rispetto, si è sbriciolato, è finito in tanti pezzettini, ha perso d’identità e soprattutto ha perso il suo potere contrattuale, non è più in grado di essere l’argine. Costruire degli argini alti e compatti è fondamentale se si vuole evitare che avvengano pericolose esondazioni. Quando i figli non trovano più il giusto argine, non hanno nessuno con cui confrontarsi e sono costretti a peregrinare alla ricerca di qualcosa che compensi i loro vuoti e le loro carenze affettive, ecco che allora qualsiasi cosa, anche la peggiore, può diventare funzionale a un certo tipo di carattere e di precarietà. Dove la famiglia è disastrata, manca o non è in grado di educare i propri figli, prolificano i disagi, le incompatibilità, le frustrazioni e in molti i casi i figli preferiscono dare il via libera alle pulsioni negative, per cercare di scaricare quelle repressioni e incomprensioni che si portano dentro. Ogni famiglia dovrebbe ogni tanto fare un piccolo esame di coscienza e cercare di capire se sta facendo il bene dei propri figli o se non sia necessario rivedere il proprio profilo educativo, magari con l’ausilio di una psicologa, di un sociologo, di un pedagogo o comunque di qualche esperto che possa far ritrovare la chiave che apra la strada della comunicazione affettiva e quella del rispetto. Anche la scuola dovrebbe mettere in campo una ancor più fitta rete educativa, capace di dare sostegno alle necessità socio affettive e culturali di un mondo giovanile alla ricerca di una dimensione educativa adeguata. Si tratta di attivare una scuola che sia funzionale alla domanda di una cultura rivolta a un mondo che vuole trovare in se stesso la via per riabilitare il proprio desiderio di dignità, una scuola in cui le diversità possano attingere per essere più funzionali a realtà di natura globale. Non una scuola classista, ancorata a forme di natura narcisistica, dove il figlio del ricco si appropria di abilità precluse al figlio del povero, non una scuola che produce numeri, che impone, ma una scuola che ricerca, che si mette in gioco, che discute di se stessa, che cerca l’incontro e il dialogo, una scuola sempre viva, che non ha paura di indossare l’abito del confronto leale con la realtà. E poi c’è una società civile che ha il compito di rafforzare lo spirito e le capacità espressive contenute nelle due principali agenzie educative del paese, che sappia sostenere, promuovere, sollecitare le risorse umane, aprendole a un dialogo costante con tutto ciò che incontra, senza preclusioni o pregiudizi, ma con la maturità di chi sa cosa occorra fare per responsabilizzare coloro che, un giorno, avranno il compito di farla crescere. Il bullismo si deve affrontare nei luoghi dove l’educazione assume un valore fondamentale e dove i giovani possono incontrare spazi a loro congeniali. L’educazione ha bisogno di fermezza, di valori certi, di responsabilizzazione, ha bisogno di esempi concreti, di gente che la sappia proporre e far vivere, che non abbia paura di sostenere e far vivere la verità, soprattutto quando richiede di mettersi in gioco in prima persona, di fa capire che non tutto è dovuto, che tutto ha un prezzo ed è frutto di una conquista. Quando un giovane vive facendo del male vuol dire che non ha trovato sulla propria strada nessuno che gli abbia fatto capire da che parte stiano di casa il buon senso e l’educazione, il significato di un’azione, di una parola, di un atteggiamento o di un comportamento. Chi fa bullismo non ha alle spalle nessuno, nessuno che lo ami sul serio, che gli faccia capire il significato di un gesto, di una parola o di un atto, nessuno che lo induca a riflettere, a porsi il problema di che cosa sia meglio fare sul serio per vivere bene, senza dover gettare la propria vita nella spazzatura. E’ nell’ottica della buona educazione che occorre camminare, con la certezza che i principi vadano sostenuti con fierezza e consapevolezza, senza cedere alle lusinghe di facili buonismi che non portano a nulla, se non a una sistematica consumazione di quei valori che ciascuno porta dentro di sé fin dalla nascita. Il problema vero è che la società in cui viviamo ha un estremo bisogno di ritrovare il senso dell’educazione, di rimettere in campo comportamenti corretti, che possano diventar esempi concreti per quei giovani che sono alla ricerca di una democrazia che li sappia comprendere e stimolare, che sappia offrire ragionevolezza e pacatezza, autorità e autorevolezza, senza esacerbare gli animi, come troppo spesso succede dentro il video televisivo.
L’ORDINE E’ UN FATTO QUOTIDIANO
Ordine, disciplina, rispetto, tre parole che hanno fatto la storia, qualche volta abusate, fraintese, disamorate, private di quei contenuti solidali che le hanno elette a protettrici della dimensione democratica del paese. Parole forti, tese, esaustive, che non ammettono tradimenti, parole dal sapore apparentemente aspro e inderogabile, ma così piene di senso responsabilità e di correttezza, parole che fanno tremare chi non è avvezzo alla costruzione solidale, ma che riempiono di buona volontà tutti coloro che, nei momenti difficili, si apprestano a riscoprire i valori positivi della società e dello Stato. Insegnare l’ordine significa sollecitare comportamenti corretti, in linea con le aspettative e le aspirazioni del popolo sovrano, significa far passare il messaggio del valore estetico e di quello etico, di un sistema che ha bisogno di avere ben chiaro il posizionamento dei valori e dei principi sui quali si colloca. Chi si comporta in modo ordinato rispetta se stesso e rispetta gli altri, esercita una pressione positiva sulla volontà popolare, orientandola verso una sempre maggiore presa di coscienza sulle decisioni giuste da prendere. Ordine in senso generico è compostezza, attenzione per le cose e le persone, ma l’ordine non sarebbe tale se non avesse dentro di sé una bella dose di rispetto. Rispetto per le persone, per le cose, per i paesi, le città, lo stato, la nazione, rispetto per le culture, le religioni, le tradizioni, le lingue, i costumi, rispetto per il pensiero, per la diversità, per le leggi, per le regole che determinano la vita sociale e politica di un paese, rispetto per i giovani, per gli anziani, per tutti coloro che versano in condizioni economiche difficili e che hanno bisogno di essere capiti e aiutati. Anche la disciplina contiene nelle sue vene una forte dose di rispetto. E’ disciplinato chi mette in pratica le regole del proprio paese, chi agisce nel pieno rispetto delle normative vigenti, chi non urla, non sbraita, non dice parolacce, non bestemmia, non mette la macchina davanti al cancello di casa, chi pulisce le deiezioni del proprio cane, chi non butta la carta per terra, chi non orina per la strada, chi non butta i barattoli delle bibite per le strade, chi aiuta un vecchio ad attraversare, chi non urla nelle ore notturne, chi usa con moderazione le moto e le macchine, chi non disturba vicino a un ospedale, chi non getta i rifiuti nei boschi, chi attraversa dove ci sono i passaggi zebrati e anche chi, con la bici da corsa, non attraversa con il rosso. Disciplina, rispetto, ordine, sono espressioni solenni di una democrazia matura, che sa guardare con attenzione davanti a sé, senza mai perdere di vista il senso vero e profondo di ciò che rappresenta.
EDUCARE
Molti pensano che l’educazione sia una limitazione, una forma di subalternità, in realtà è mettere in pratica quello che ci hanno insegnato i nostri genitori, i nostri nonni, la scuola e tutte quelle persone che ci vogliono bene e che amano il loro paese. Chi si comporta in modo educato vive con maturità la propria libertà, senza pregiudizi e senza frustrazioni, con cuore e mente leggeri, compiendo il proprio dovere, in armonia con quella Comunità nella quale esercitiamo i nostri diritti e i nostri doveri. S’impara l’educazione giorno per giorno, qualche volta con fatica, perché è conquista quotidiana, frutto di un’ elaborazione che induce a riflettere, a pensare, a fare un profondo esame di coscienza per superare quella parte di noi che vorrebbe dare libero sfogo ai cattivi comportamenti. Non è facile essere educati, ma bisogna cercare di esserlo sempre un pochino di più, anche quando verrebbe voglia di essere il contrario, perché l’educazione è l’unica via che permette di crescere e di far crescere il paese in cui viviamo. Per intraprendere questo cammino di libertà, occorre appoggiarsi a tutte le agenzie educative presenti sul territorio. Bisogna che si instauri una larga convergenza solidale sui valori da insegnare e da applicare. Il primo passo è quello di riconoscere che abbiamo bisogno di migliorarci, perché non s’impara mai abbastanza, per questo è necessario che l’educazione si fondi sull’esempio e sull’autorità. Autorità non è imposizione o coercizione, semplicemente l’importanza che regole e i valori assumono nello sviluppo educativo della Comunità, nella capacità di saperla rappresentare correttamente. Una Comunità, pur conservando per diritto riconosciuto le sue peculiarità, le sue diversità e la sua cultura, deve cercare di armonizzarsi e questo avviene solidarizzando con i propri diritti e i propri doveri. Avere dei diritti e dei doveri significa avere coscienza che una parte della nostra esistenza si svolge in uno stretto rapporto con le persone con le quali quotidianamente ci mettiamo in relazione. L’educazione al rispetto individuale porta a un sostanziale miglioramento del comportamento collettivo. Spesso assistiamo a forme di intolleranza e di aggressività, di palese violazione del rispetto, di comportamenti che rivelano i profili di una natura violenta, che non è stata educata abbastanza da chi ne aveva autorità. La società adulta ha il compito di impegnarsi molto di più sul piano dell’esempio e dell’ autorevolezza. In molti casi il mondo giovanile non ha modo di manifestare la propria vitalità, il proprio senso creativo, la propria dimensione critica, è abbandonato al proprio destino. Vive con ansia momenti frustranti di emarginazione sociale, caratterizzati da una diffusa apatia, dalla mancanza di motivazioni e soprattutto si rende conto che il mondo degli adulti è troppo impegnato nei suoi conflitti quotidiani, nella sua spasmodica ricerca di primati, dimenticandosi di ciò che veramente conta nella costruzione di una società a misura d’uomo.
PICCOLE REGOLE PER UNA CONVIVENZA MIGLIORE
1)Non buttare la carta per terra, ci sono i contenitori appositi, basta usare un po’ di buona volontà. La forza di una comunità nasce dalle piccole cose, da piccoli atti quotidiani. L’ambiente è la nostra seconda casa, la sua pulizia e il suo ordine dipendono da tutti noi.
2)Dopo aver bevuto un’aranciata, una birra o una coca cola, metti la lattina nell’apposito contenitore, ti sentirai un cittadino responsabile, sarai contento di aver contribuito a difendere e a proteggere la qualità della vita del tuo paese.
3)Se vedi qualcuno che butta lattine o bottiglie di vetro per terra, invitalo con gentilezza a metterle negli appositi contenitori.
4)Ogni volta che prevarichi la libertà degli altri, pensa se gli altri prevaricassero la tua.
5)Usa la macchina, la moto, lo scooter e i mezzi motorizzati solo quando è strettamente necessario e nel pieno rispetto dell’educazione stradale. In questo modo tuteli la tua salute, quella dei tuoi figli e quella della comunità nella quale vivi, evitando pericoli per la tua vita e per quella degli altri.
6)Camminare, passeggiare, andare in bicicletta favorisce la socializzazione, migliora il nostro stato di salute, ci aiuta a vivere meglio l’ambiente, rispettandolo.
7)Se camminando per la strada trovi un sacchetto di carta o di plastica o qualsiasi rifiuto abbandonato, chinati, raccoglilo e mettilo nel contenitore dei rifiuti, ti sentirai un cittadino che ama l’ambiente in cui vive.
8)Evita rumori molesti: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
9)Quando cammini per la strada sii vigile, cerca di osservare la realtà che ti circonda e se per caso ti capitasse di essere testimone di trasgressioni e prevaricazioni non mettere la testa sotto l’ala, riferisci alle autorità competenti ciò che hai visto: sii collaborativo.
10)Rispetta l’arredo del tuo paese, non è per caso, è frutto dell’impegno finanziario di tutti i cittadini.
11)Rispetta i giardini, le vie, le strade, le piazze, i monumenti, i muri, tutto appartiene alla comunità e tutto contribuisce a rendere bello e accogliente, amato e apprezzato il nostro paese.
12)Se porti il tuo cane a fare i bisogni nelle vie, magari vicino ai cancelli o alle abitazioni, munisciti di tutto l’occorrente per pulire nella eventualità in cui dovesse sporcare. E’ un atto dovuto alla comunità nella quale vivi.
13)Compi ogni giorno un’ azione concreta a difesa o a protezione dell’ambiente, ti sentirai partecipe e responsabile della vita della tua comunità.
14)Non scrivere sui muri, è un grave atto di inciviltà, di mancanza di rispetto nei confronti dei singoli e della comunità. Pensa se gli altri facessero la stessa cosa sui muri di casa tua.
15)Iscriversi o partecipare alla vita delle associazioni che si occupano della tutela e della promozione dell’ambiente è un modo corretto ed educativo di approfondire i problemi e migliorarne la coscienza critica.
16)Non buttare immondizie nei boschi. I boschi sono una risorsa inestimabile, una vera e propria palestra di vita. Rispettane la bellezza e la dignità.
17)Segnala eventuali dissesti del territorio: erosioni, incendi, smottamenti, frane, caduta di massi e pietre. Una segnalazione rapida e preventiva può evitare gravi danni al paesaggio e alle persone. Collaborare significa difendere, proteggere e promuovere il territorio nel quale viviamo.
18)Non fare i tuoi bisogni agli angoli delle strade, gli esseri umani hanno la facoltà di usare l’intelligenza e di saper quindi programmare il proprio spirito educativo.
19)Non sputare per terra, è una grave mancanza di rispetto nei confronti dell’ambiente e delle persone che lo abitano.
20)Non buttare i mozziconi di sigaretta per strada: inquinano.
21)Rispetta le piante, sono le migliori amiche della nostra salute.
22)Metti in pratica la raccolta differenziata, inizialmente farai fatica, ma alla fine ti sentirai fiero di essere collaborativo e rispettoso delle regole comunitarie
23)Rispetta il silenzio, è una grandissima fonte di benessere fisico e mentale.
24)Mantieni pulito lo spazio antistante la tua casa, è una straordinaria forma di collaborazione e di rispetto.
25)Ogni volta che urli di giorno, di sera o di notte ci potrebbe essere qualcuno che soffre e che ha bisogno della tua discrezione e del tuo silenzio. Impara a vivere nell’ascolto degli altri.
26)Tratta l’ambiente in cui vivi come fosse il giardino di casa tua, con lo stesso rispetto e con lo stesso amore.
27)Non bestemmiare, è una gravissima mancanza di rispetto.
28)Guida la macchina e tutti i mezzi motorizzati con equilibrio e buon senso, rispettando la tua vita e quella degli altri.
29)Parcheggia nei luoghi indicati, evita di creare problemi al prossimo.
30)Impegnati nella promozione dell’ambiente in cui vivi, ti sentirai fiero di diventare protagonista della sua storia.
31)Aiuta sempre le persone anziane, ricordati che un giorno diventerai vecchio anche tu e avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti.
32)Non dire parolacce, ricordati che il mondo ti ascolta e ti giudica. Rispetta te stesso e le persone che vivono accanto a te.
33)Quando piove e passi per le vie del paese con la macchina, evita di accelerare, perché schizzi acqua e fango contro le persone. Pensa se qualcuno facesse la stessa cosa con te.
34)Ogni volta che fai del male agli altri, ricordati che lo fai prima di tutto a te stesso.
35)Quando hai un attimo di tempo leggi un buon libro, è un ottimo antidoto alla noia, alla solitudine e contribuisce a potenziare la sfera intellettiva.
36)Se vedi un anziano in difficoltà, porgigli il tuo aiuto, sarai felice di aver compiuto una buona azione.
37)Ricordati che il rispetto è il segreto per far diventare grande e amato il tuo paese