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Forse è il caso di fare un passo indietro di Felice Magnani

 31 Ottobre 2018 |  Pippo | |

Forse è il caso di fare un passo indietro, di riaprire le porte di quel passato che abbiamo chiuso troppo in fretta, convinti di aver trovato un Eldorado ancora più dorato, fatto di comodità e di consumismo, di tecnocrazia e di opulenza tecnologica, di una libertà vissuta come strapotere della ragione. I fatti di questi ultimi tempi dimostrano quanto siamo lontani dalla sicurezza del diritto, quanto siamo ancora inefficienti nell’applicazione pratica delle leggi, delle norme e delle regole che stanno alla base della nostra convivenza democratica. In un attimo abbiamo perso tutte le nostre certezze, si siamo sentiti messi da parte, defraudati di quelle verità sulle quali avevamo fondato il nostro presente e il nostro futuro. Qualcuno ci ha detto che era finita un’epoca e che ne sarebbe cominciata un’altra, ci ha fatto capire che la realtà è molto più complicata di quanto si possa immaginare, al punto che anche una Costituzione perfetta può all’improvviso apparire fragile di fronte ai radicalismi di una storia che arriva, sovverte e se ne va, lasciando nell’aria l’idea che occorra fare sempre qualcosa di più perché il presente e il futuro non ci sorprendano. Il ruolo dell’educazione è fondamentale, lo aveva capito benissimo Massimo D’Azeglio, il patriota piemontese che nell’impeto della riscossa si era reso conto di quanto gli italiani fossero lenti nell’assimilazione di un’identità fondata su regole precise e di quanto ci fosse ancora da lavorare per formare l’uomo nuovo, il cittadino della nuova Italia, quello che avrebbe dovuto incarnare i valori del nostro Risorgimento. Di quel clima pedagogico così ricco di valori conserviamo poco, eppure in quel fecondo periodo di storia ci sono le nostre aspirazioni, c’è tutta la nostra bella identità, la nostra voglia di fare, di cambiare, di costruire, di animare, di unire, di sollecitare, c’è la voglia di un popolo di esprimere ai massimi livelli la propria passione, il proprio spirito romantico, la propria bellezza. La storia non è mai fine a se stessa, è in perenne movimento, è fatta di legami e di progetti, di volontà e di fiducia, di intelligenza e di passione, di corsi e ricorsi. Nella storia vive un’ umanità che cerca di non perdere la strada, di continuare a credere anche quando le circostanze diventano complicate, al punto che verrebbe voglia di mandare tutto al diavolo. La storia è una straordinaria maestra di vita, perché non tralascia nulla, neppure quando la realtà potrebbe far pensare il contrario, si tratta di un’ottima educatrice, ma bisogna saperla ascoltare, studiare, leggere, capire, richiede riflessione, attenzione, capacità di analizzare, momenti di intima riappropriazione. Nella storia scopriamo la nostra indole, la nostra identità, il perché delle cose, dei fatti, degli avvenimenti e, soprattutto, ci educhiamo, mettendo a fuoco quei valori che possono farci vivere meglio. E’ attraverso lo studio della storia che possiamo capire con maggior chiarezza l’importanza di un sistema educativo condiviso e messo in pratica, l’importanza che può avere nella rinascita di un popolo, nella sua capacità di ritrovare quei valori culturali che lo hanno fatto conoscere. Arte, letteratura, musica, poesia, scultura, pittura, architettura sono passaggi fondamentali per tentare di rientrare nell’animo umano, forzandone la parte intima, quella che genera emozioni, che smuove la creatività, che fa capire quanta ricchezza ci sia in quel patrimonio che è di tutti, nessuno escluso. Quello che noi chiamiamo comunemente progresso non può fare a meno di quello che lo ha preceduto, c’è sempre un prima, qualcosa che ci lega da cui partire, qualcosa che diventa necessario per evitare che la bellezza si trasformi in esacerbata forme di narcisismo, in arbitrarietà priva di legame collettivo. Insegnare torna a essere fondamentale. Mai come oggi chi insegna diventa chiave di volta per riaprire la speranza in un mondo che non pensi di scappare, ma che si chini a raccogliere i pezzi per ricomporli, restituendo alla natura umana quella dignità che le spetta di diritto. Gli ultimi fatti di cronaca, in particolare quello di Desirée, la ragazzina drogata, stuprata e uccisa in una zona di Roma, ci hanno colpito nel profondo, ci hanno fatto capire quanto ci sia da fare, da lavorare, da riflettere, da pensare e da realizzare per fare in modo che il mondo che incontriamo sia davvero degno di essere vissuto con fiducia, onestà e lealtà. Siamo arrivati a un punto davvero drammatico, che evidenzia con bestiale atrocità quanto la vita per qualcuno non conti nulla. Il tema della vita è di fondamentale importanza per misurare il termometro di una democrazia che sia vivibile, che sappia rispondere con efficacia ai bisogni, alle necessità delle persone, ma anche al disagio e alla violenza che si oppongono sistematicamente al bene comune. Forse è arrivato il momento di prendere decisioni, di mettere i puntini sulle i, di dimostrare che la generosità ha i suoi limiti, c’è bisogno di una grande dimostrazione di stima e di affetto nei confronti di un paese, il nostro, costruito con immensi sacrifici. Educare e rieducare diventa indispensabile, è un preciso dovere a cui tutti noi, nessuno escluso, dobbiamo corrispondere.

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