Quella distanza di sicurezza tra mamma e figlia è come una corda così tesa che rischia di spezzarsi: non possono assolutamente avvicinarsi, dopo circa tre mesi in cui non si vedono fisicamente e allora entrambe si piegano in avanti quasi ad accorciare quello spazio che vorrebbero annullare. La loro gioia è scritta negli occhi, fissi a guardarsi come volessero riempirsi di quel viso che è mancato tanto. Scene di incontri intensi ieri nel giardino della Fondazione “Bernacchi”, dove da una settimana gli ospiti, che non hanno contratto il covid, possono incontrare per la prima volta i famigliari dopo la lunga quarantena. Quattro ospiti la mattina, quattro al pomeriggio provano questa gioia, naturalmente nella massima sicurezza alla presenza degli operatori. Altri aspettano la settimana prossima. Ad assistere a questi incontri ci si rende conto che è un momento privilegiato. Il signor Luigi è ritto di fronte al figlio: si guardano fino a riempirsi gli occhi e quel silenzio è pieno di parole non dette. E’ simbolico quell’album di foto anche in bianco e nero che ha ricevuto la signora Alma: lo guarda e ripercorre la sua vita, stimolata dalla figlia che va trattenuta tanto non riesce a stare ferma. “Mamma, lo sai quanti chiedono di te?”. I nomi dei conoscenti si snocciolano e gli occhi della donna sono pieni di stupore- E allora, piano piano la vita si ricostituisce. Certo, tutti sono consapevoli di essere stati ben curati e protetti (“Io vorrei abbracciarti, ma non posso!”, dice un’operatrice in uno slancio di affetto verso Luigi), ma l’atmosfera di casa dà lo stimolo per sentisi vivi. “Ho avuto tanto tempo di pensare alla morte di mia moglie e di mia figlia in questo periodo! Tanto tempo!” ripete Luigi. Il gelato è provvidenziale per sciogliere un momento di grande tristezza e tornare a bearsi dello sguardo del figlio. “Ci sentivamo due volte al giorno -interviene quest’ultimo- e alla fine ho trovato la soluzione di vederlo da lontano attraverso i vetri, dandoci un appuntamento telefonico. Ma non sono sicuro che lui mi vedesse”. “Ma certo! -interviene il padre, quasi fosse stata detta un’eresia- Aguzzavo gli occhi e ti vedevo. Eccome!”. Tutti i regali, compreso l’album di foto, sono in finiti in quarantena: per la verità piuttosto ridotta. Solo quattro ore in un locale predisposto e disinfettato. Ora l’album, sintesi di una vita preziosa, sarà già in mano ad Alma. Non ha avuto bisogno di questo trattamento la penna di Guido che ieri raccontava del suo tempo passato a scrivere, lui così abituato a muoversi. “Mi sono rassegnato”, spiega e ha scelto la via di far divertire gli altri con le sue battute scritte. Ad assistere agli incontri, da lontano i consiglieri Giovanni Speziani e Laura De Bernardi: i “breefing” frequenti dell’Unità di crisi li ha visti presenti con il dottor Stefano Cambria, in questo lungo periodo. Guardano gli incontri con soddisfazione. All’interno della struttura dal 23 aprile il covid 19 è presente: 34 ospiti sono stati colpiti. Sette hanno perso la vita, otto ora risultano negativi al primo tampone, che la struttura ha acquistato, dopo quelli avuti dall’Ats, per controlli più frequenti. Ma la vita fuori, ieri è continuata con il sorriso. Dentro, la generosità di una marca di televisori (Euronics) ha portato il sorriso in ben 42 stanze.
Federica Lucchini

GAVIRATE CASA DI RIPOSO BERNACCHI – GLI OSPITI INCONTRANO I PARENTI DOPO 3 MESI DI CHIUSURA PER CORONAVIRUS