FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI
SAN FRANCESCO D’ASSISI, IL CANTO DELLA CREAZIONE
di felice magnani
Per arrivare al cuore dell’uomo ci sono diverse strade, ma la via maestra resta sempre quella dell’amore. L’amore può avere diverse facce, espressioni, sensibilità, flessibilità, ma anche autorevolezza,fermezza, educazione, rispetto. Esiste un amore ascetico, estatico, emotivo, ma anche un amore attivo, operativo, dinamico, costruttivo. Ci sono momenti in cui si esprime con uno sguardo, una parola, una frase, un gesto, altri in cui ha bisogno di diventare sostanza, forma, esempio, capacità di trasformare il sentimento in qualcosa di umanamente vivo, capace di sdoganare lo stupore, la meraviglia, la voglia di fare, di concorrere, di partecipare, di dimostrare che la vita è soprattutto azione, energia, concretezza, praticità. Mai come in questi momenti l’amore di san Francesco per la creazione assume uno straordinario valore non solo poetico, ma narrativo, comunicativo, compensativo, celebrativo, ordinativo e pratico. Ciò che sembra incarnarsi in un’ estasi contemplativa fine a se stessa, diventa pensiero e riflessione nel quotidiano rapporto con quella creazione di cui conosciamo ancora pochissimo, di cui dimentichiamo spesso la dimensione umana e quella divina, una creazione che spesse volte sfiora e sussurra, parla, interloquisce, avvisa, suggerisce, propone, ma che incontra ancora troppa negligenza, superficialità, arroganza, presunzione, cattiveria, ignoranza e indifferenza, per potersi compiutamente esprimere. La creazione accoglie, protegge, sorregge, anima, risveglia, suscita, ma chissà perché l’animo è sempre troppo duro, il cuore troppo impegnato, la mente troppo confusa per poter vivere ed esprimere in tutta la sua bellezza la forza profetica di un colore, di una fragranza, di un aroma, di un albero, di un fiore. E’ nel rapporto dell’uomo con la creazione che si aprono i richiami magici e un po’ esoterici della catechesi cristiana, incarnata nella sua vocazione ambientale dallo spirito profetico di san Francesco, il santo di madonna povertà, della spoliazione e della ripartenza, che vive un rapporto assoluto con il mondo che lo circonda. E’ come se con il suo canto della riconoscenza volesse rendere più umani i rapporti, capaci di scuotere, rianimare, stupire, dimostrare quanto sia mirabilmente grande l’offerta della creazione. Quando l’uomo sembra aver varcato la soglia della tolleranza, ecco che improvvisamente riappare la voce di un fraticello che risveglia la natura umana per aver accarezzato un lupo di montagna, per aver predicato agli uccelli, per aver lodato le creature come fratelli e sorelle. Ogni cosa, anche la più piccola o insignificante, nel linguaggio francescano si riveste di prestigio, di umanissima regalità, di autorevole riconoscimento. E’ incredibile come Francesco coinvolga l’uomo nel suo rapporto terreno, aprendogli una strada oltre le ambiguità di una natura spesso accentratrice ed egoista. E’ contro la natura egoista della società che la filosofia francescana utilizza la sua vocazione, la sua ansia di rinnovamento, la sua voglia di andare oltre la ricchezza e il consumismo, oltre l’arroganza e la presunzione, affermando il dono della bellezza come valore umano, la volontà di crescere nell’educazione e nel rispetto, un rispetto che impone una considerazione sempre un pochino più alta delle cose e delle persone. Anche papa Francesco, nella sua enciclica Laudato SI’, apre lo sguardo sulla creazione in una dimensione autenticamente religiosa, ma non per questo poco attenta alla dimensione legalitaria di un rapporto che sull’umano gioca la sua straordinaria forza educativa. Ricordare san Francesco è rimettersi in gioco, restituendo alla sensibilità umana la possibilità di ritrovare una giusta coesione con quella natura che spesso giace trascurata, maltrattata e dimenticata.