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Festa della Repubblica – Intervento del Presidente Mattarella

 2 Giugno 2020 |  Pippo | |

Intervento del Presidente Mattarella in occasione della Festa della Repubblica – “Concerto dedicato alle vittime del coronavirus” dai giardini del Quirinale.

 

FESTA DELLA REPUBBLICA, UNA DATA FONDAMENTALE

di felice magnani

La Festa della Repubblica ci richiama con forza all’idea che la “res”, in italiano la cosa, non sia più una proprietà privata da gestire secondo un uso e consumo personale o di una famiglia, ma appartenga a tutti e quando si dice tutti si fa riferimento al popolo italiano che, con il Referendum del 2 giugno del 1946, elegge la nuova forma istituzionale dello stato italiano, da Monarchia Costituzionale a Repubblica Parlamentare. All’elezione partecipano per la prima volta anche le donne, una grande conquista democratica. Il popolo diventa protagonista della propria storia, se ne assume direttamente tutte le responsabilità, favorendo con l’elezione dell’Assemblea Costituente la nascita della nuova Costituzione Italiana, che sostituisce il vecchio Statuto di Carlo Alberto. La nuova Costituzione del 1948 diventa la nuova carta di credito del popolo italiano. Su questa carta, definita la Carta Fondamentale dello Stato Italiano, è scritto a chiare lettere il vangelo della repubblica, con le sue regole, le sue leggi, i suoi ordinamenti, i suoi diritti e i suoi doveri. La Costituzione è punto di partenza e punto di arrivo, tutto corre sull’onda di valori e principi di libertà che sono nati dopo anni di una dittatura durata vent’anni. Festeggiare un compleanno è sempre un avvenimento importante, significa rinnovare una fede, riconoscere dei valori, conservarne la testimonianza, trasmetterla alle giovani generazioni, ma sapere anche che non c’è mai nulla di talmente statico o inamovibile che non possa essere migliorato. I valori, soprattutto quando sono fondamentali, hanno il sacrosanto diritto di continuare a orientare le speranze di un popolo, ma hanno anche il sacrosanto dovere di realizzare nel modo migliore possibile le aspirazioni e la volontà di una nazione che crede in ciò e in chi  ha scelto. Se sul piano del diritto costituzionale la nazione  gode oggi di ampie possibilità di realizzazione, in particolare sotto il profilo della libertà personale e sulla possibilità di realizzare al meglio la propria identità, è anche vero che non sempre, però, quei diritti che la nostra Repubblica definisce sacri e inviolabili vengano sempre osservati, rispettati e conservati con il massimo della cura, in alcuni casi assistiamo a una Repubblica instabile, incerta, irrequieta, confusa, non sempre pronta a fornire tutte quelle belle risposte che una democrazia avanzata vorrebbe vedere. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, non è per nulla facile fare propri i principi e i valori sui quali si è fondata la nostra speranza. Per quale ragione? Forse perché le società mutano troppo repentinamente, una frase o una parola ben scritta, ben ponderata e ben enunciata nel 1946 potrebbe non esserlo più nel 2020, cambiano infatti i modi di scrivere e di pensare, cambiano i modi di agire, le difficoltà da affrontare, il mondo non è più solo quello che sta dentro i confini nazionali gelosamente custodito dai suo guardiani della libertà, ormai i confini in molti casi sono solo un’idea e il mondo globale li sovverte dalla sera alla mattina senza porre troppe domande, senza chiedere scusa, senza dire grazie, lo fa e basta, pensando forse che le repubbliche parlamentari o le costituzioni degli stati siano degli impedimenti inutili, qualcosa di superato o di cui si possa fare a meno. In questi anni l’impressione del cittadino è un po’ questa, quella che la nostra Repubblica non sia più nostra, ma sia diventata un po’ di tutti coloro che senza bussare o chiedere permesso, ti entrano in casa, magari pretendendo che quella casa non sia più tua o che in una repubblica parlamentare si possa fare tutto quello che si vuole. Chi è stato educato in uno stato repubblicano come il nostro sa perfettamente che i rapporti umani e non solo sono regolati da leggi molto precise, quelle che danno il senso, ma non solo il senso, di una maturità repubblicana raggiunta dopo anni di rigori e di sacrifici. Dunque la stessa vita parlamentare, che pure dovrebbe avere un’importanza fondamentale, è spesso presa sottogamba, c’è chi va in parlamento, chi non va, chi va quando vuole, chi sta attento e segue tutto e chi magari si addormenta o parla d’altro o gioca con il massimo della novità digitale. Non dimentichiamoci che tutto parte da lì e che quei rappresentanti che noi eleggiamo hanno il sacrosanto compito di lavorare per mettere a punto le leggi, per migliorare la nostra condizione umana e materiale, per dimostrare che la Repubblica Italiana è il frutto di un storia in cui si sommano immensi sacrifici, anche umani. Quindi festeggiamo il compleanno, ma con la speranza che un anno in più possa favorire una maggiore maturità e quindi la consapevolezza che la libertà non è in vendita sulle bancarelle della frutta, ma è un bene che va accolto, vissuto e rispettato con la massima dignità possibile, rafforzandola con il proprio impegno personale.

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