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Se i figli pensassero anche solo per un attimo nella vita alla figura materna, forse prima di commettere degli errori imperdonabili ci penserebbero non una, ma venti volte. Pensare alla mamma significa ritrovare quell’amore vero e reale che accompagna la vita delle persone, dalla nascita fino alla morte. Mi raccontava un amico straordinario, monsignor Tarcisio Pigionatti, fondatore e rettore per molti anni del Convitto De Filippi di Varese, che la parola mamma era l’ultima che i soldati pronunciavano poco prima di morire. Era su quella parola che monsignore pronunciava il suo estremo conforto umano e religioso a ragazzi ancora giovanissimi mandati a combattere sul fronte albanese, in mezzo a difficoltà di ogni genere. Ricordo come fosse ora quanto quei momenti fossero presenti nella sue prediche, mai preconfezionate, ma raccolte nelle profondità di un cuore che aveva vissuto intensamente e che conservava e custodiva alcuni dei momenti più umanamente e religiosamente complicati e straordinari della vita umana. Potrebbe sembrare scontato parlare di mamma, ma in molti casi conviene ricordare anche le cose che apparentemente potrebbero sembrarle, per ricordare, soprattutto ai giovani, quanto sia fondamentale amare le propria madre, fare in modo che possa essere felice per le cose che fanno, per come le vivono, perché in quella vita che scuote e riaccende, c’è tutto l’amore di chi l’ha messa al mondo e l’ha coltivata come un fiore, sperando che potesse a sua volta dare frutti buoni e importanti. Festeggiare la mamma significa prima di tutto ricordare quale sia il ruolo della donna nella società in cui stiamo vivendo, non dimenticando mai le violenze che le donne devono subire da una prepotenza che non conosce confini e che si sposa con quel male che, del mondo, rischia di diventare, il governatore assoluto. Quante donne sono state private della loro libertà, quante donne hanno dovuto subire la tracotanza maschile, quante donne hanno sacrificato la vita per quella dei propri figli e quante donne ancora nel mondo sono costrette a sopportare ogni tipo di prevaricazione, basti guardare quelle che, distrutte dal dolore, camminano in lunghe file con i figli in braccio verso un orizzonte di speranza. E’ forse in questa direzione che gli esseri umani devono guardare per difendere e proteggere quei valori che danno un senso profondo alla vita e alla sua storia, è riscoprendo lo sguardo dolce di una madre che si scopre che cosa sia giusto fare per dare un senso bello, vero e profondo alla nostra vita. E poi vale la pena sempre ricordare l’impegno con cui Maria, la madre per eccellenza, ha accettato la croce di un figlio sacrificato per la redenzione dai peccati del mondo. E’ dunque in questo mese di maggio che ricordiamo tutte quelle donne che sono state vittime del Covi 19, sperando che il loro sacrificio trasmetta alle persone l’importanza e il senso della maternità, la voglia di un riscatto che sia prima di tutto umano e morale, fatto di generosità e di collaborazione, proprio come hanno sempre fatto tutte le madri con i propri figli, affrontando con determinazione e speranza i piccoli e grandi problemi della vita.
Un omaggio a tutte le nostre mamme