PAOLO VI, UN GRANDE AMORE PER IL LAVORO
di felice magnani
Grande pensatore Giovanni Battista Montini. E’ proprio nel dubbio socratico che crea le note di un pensiero umano, solidale, razionale, introspettivo, un pensiero che si colloca in una dimensione in cui l’azione umana, per quanto energica e innovativa, ha sempre bisogno della forza dello spirito santo. Afferma in un passaggio della sua storia sociale:
“Dare lavoro all’uomo è creare in lui e nella società una prima pace, un primo ordine. Chi provvede compie azione altamente benemerita. L’iniziativa privata giustifica socialmente se stessa ogni qualvolta crea nuova fonte di lavoro; e la comunità, che si impegna a non lasciare alcuno disoccupato, esercita uno dei suoi più impellenti e benefici doveri. Il beneficio non è soltanto pubblico, è altresì personale, psicologico; entra nell’animo di chi, impiegando le proprie energie, gode di sperimentare le proprie capacità operative e sente di formare e possedere se stesso: la fatica, che ha in sé qualche castigo, genera però in chi la compie un’esplicazione vitale, che la redime e la nobilita”.
Nel dubbio Montini evince la certezza e nella storia umana legge la necessità di una forza educante superiore. Bellissima e paterna è la sua preoccupazione per chi è senza lavoro, per chi soffre l’impossibilità di una realizzazione personale. Quanta attualità nel pensiero e nella forza morale di questo sacerdote, quanto amore per la condizione umana, per le sue attese, le sue sofferenze e le sue necessità, quanta intuizione e impegno creativo. E’ un campanello il suo che suona fortissimo anche oggi, in una società che ha perso di vista le priorità, i valori supremi, quelli che danno un senso al tempo, allo spazio e alla vita. E’ di quei giovani che cercano disperatamente una relazione che si sente sostegno e difesa, è della condizione di chi, senza lavoro, è costretto a trascinare a fatica la propria esistenza che il suo spirito si fa paladino e garante. Un uomo e un vescovo che ha la grande capacità di saper guardare nel cuore degli uomini, leggere le loro fatiche, i loro impulsi, le loro aspirazioni, il loro desiderio di vivere con dignità l’esistenza che hanno ricevuto in dono. Sa quanto sia importante il lavoro nella costruzione della famiglia cristiana. Sa quanto siano importanti le regole che intercorrono tra il datore di lavoro e il lavoratore e sa perfettamente che l’imprenditore deve guidare con paterna benevolenza chi entra in questa straordinaria dimensione. Montini afferma che il disoccupato appartiene alla comunità e che è la comunità stessa che deve farsi carico delle sue pene delle sue aspettative, dei suoi bisogni e delle sue necessità. Il lavoratore in difficoltà non può essere lasciato solo. La solitudine è nemica della relazione. La solitudine genera frustrazione e la frustrazione genera a sua volta forme di violenza su se stessi e nei confronti della comunità. E’ la comunità nella sua dimensione cristiana che ha il compito di essere attenta e garante della sopravvivenza morale e materiale dei suoi componenti. Non è abbandonando le persone al proprio destino che si costruisce la città di Dio, non è lasciando l’uomo nella disperazione che una comunità matura afferma la propria identità. E’ in questa disposizione evangelica che si dispiega la giustizia sociale e l’amore per la legalità di Giovanni Battista Montini, sempre accanto all’uomo, sempre con l’orecchio pronto a raccogliere voci che implorano coerenza, carità, appartenenza sociale, dignità, sempre pronto a rilanciare la propria missione umanizzante, senza far pesare mai la teologia del dogma o l’invadenza di una qualsiasi presa di posizione gerarchica. E’ l’immagine di un’intelligenza che si delinea nella sua concretezza e compattezza umana, che cammina passo a passo con il cristiano ovunque si trovi, chiunque esso sia, perché il cristianesimo, come lo insegna Montini, è nobile forma di riabilitazione sociale e di avvicinamento a Dio. Vive in lui questa origine storica, questa appartenenza, questa speranza nata dalla “rivoluzione” di un sistema che tradiva la libertà dell’uomo, la sua naturale vocazione alla vita. E’ per questo che il cardinale divenuto papa ragiona e si dispiega, è per questo che si domanda e domanda, è per questo che prende iniziative, che stimola la realtà, perché il realismo riconosca le sue necessità. Le sue parole sempre vibranti, sempre piene di calore familiare anche nella loro fermezza, ci fanno entrare nel cuore dell’uomo che attende e che soffre, ci educano all’ascolto delle tribolazioni, ci orientano sulle iniziative da prendere, ci fanno capire che è attraverso un dialogo costante e sincero che si possono risolvere i problemi individuali e quelli collettivi. “Cristiano vuol dire libero”, con queste parole l’arcivescovo esprime tutta la filosofia e la dignità della più grande rivoluzione salvifica della storia, quella che ha restituito all’umanità una sua dignità sociale, il senso di una appartenenza, la forza delle giustizia e della legalità, la forza della fede e dell’amore. Montini inaugura un nuovo concetto di libertà, libertà che significa affrancamento dalla schiavitù materiale, morale, ideologica, fisica e politica, una libertà che fa sentire la persona realtà completa, capace di vivere in pienezza la sua appartenenza.