“Una chicca che rende più unico il paese in cui viviamo”. Così è stato definito dal sindaco Andrea Zanotti il monumento “Il fanciullo e il mare” di Floriano Bodini, durante la cerimonia di inaugurazione del restauro, avvenuta alla presenza di casciaghesi e di tanti alunni, i quali grazie ad un progetto delle insegnanti hanno seguito tutte le fasi dell’intervento. Si respirava soddisfazione e gioia, sottolineata da “quel rivedere scorrere l’acqua nella fonte, a cui mio padre teneva molto”, ha spiegato Sara Bodini, figlia dello scultore, presente con la madre Caroline. Fonte che col passare degli anni era diventata muta, facendo parte di quel degrado che stava accompagnando tutta la scultura, realizzata nel 1986, in occasione della XVI centenario della conversione di sant’Agostino, di cui è possibile, secondo gli studiosi, una permanenza a Casciago prima di ricevere il battesimo. Sono state le parole di Giulia Pozzi, “anima” dell’iniziativa che ha avuto l’appoggio della Pro Loco, dell’amministrazione comunale, del Museo Bodini di Gemonio e il contributo della Fondazione Comunitaria del Varesotto, a sottolineare quanto sia importante che questa scultura entri a far parte del patrimonio storico e culturale dei casciaghesi: “Ma perché lo diventi effettivamente – ha sottolineato – sono convinta che sia importante compiere un percorso per conoscere e imparare ad apprezzare”. Di qui la serie di altri appuntamenti, il 21 e il 28 ottobre dove alle ore 21 nella Sala dei Papi del municipio si parlerà di Bodini e della scultura italiana nel secondo dopoguerra.
Intenso l’intervento della restauratrice Rossella Bernasconi. “Ma la sta facendo lei? – è la frase che si è sentita rivolgere da alcune passanti mentre restaurava l’opera – Ma sa che non m’era mai accorta?”. Frase significativa a sottolineare quanto l’interesse dei casciaghesi si sta risvegliando nei confronti dell’opera in marmo di Carrara, “degradata dal proliferare di microrganismi – ha spiegato – e da scritte vandaliche”, ora scomparsi. L’opera appare in tutta la sua bellezza dopo trattamenti biocidi, puliture con una microsabbiatrice. Un intervento più deciso ha richiesto la lapide, per il materiale organico (dovuto alla pianta del fico adiacente), penetrato nella struttura con il passare del tempo. “Fondamentale – ha terminato la restauratrice – il lavoro degli insegnanti per valorizzare il patrimonio che si ha in casa”.
Federica Lucchini