Giorgio Roncari
In punta di penna…
Cuvio nelle pagine delle sue creative personalità
Mi diceva un giorno il compianto Virgilio Arrigoni, in uno dei nostri occa- sionali incontri durante i quali stavamo ore a parlare della comune passione per la storia locale, come i paesi della nostra Valcuvia avessero, nel corso dei secoli, espresso personalità geniali, individui creativi – qualcuno dall’intelli- genza bizzarra – che con i loro scritti o le loro azioni hanno lasciato tangibili tracce di cultura. E fra i paesi più fecondi indicava Cuvio. Alle mie perplessità faceva seguire una serie di nominativi, togliendomi ogni dubbio e spingendo- mi poi a compilare biografie, alcune brevi e altre più corpose.
È attingendo a questa mole di ricerche, libri e documenti in mio possesso che ho avuto la possibilità di redigere una lunghissima lista di autori e delle loro opere inerenti a Cuvio nelle sue varie espressioni. Consapevole del fatto che qualcuno e qualcosa potrà essermi sfuggito, mi scuso preventivamente e imploro venia anche per ciò che, per ignoranza e non per malizia, ho ricordato solo in maniera parziale.
Per quanto riguarda il rapporto tra Cuvio e la famiglia Della Porta Bozzolo alla quale è dedicato questo volume, si tratta di un legame antico che risale probabilmente a quando Giroldino Porta si trasferì da Milano in Valcuvia, nel XVI sec, per esercitare la sua attività di notaio, e siccome la sede notarile era a Cuvio, si può ipotizzare che col paese avesse rapporti stabili. Numerosissime sono sempre state le loro proprietà a Cuvio: case, mulini, terreni e livelli e a ricordare l’importanza e l’influenza della famiglia in loco, esiste ancor oggi l’imponente Cà Porta in centro al paese, prospicente all’ominima via Porta.
I saloni di questa dimora erano abbelliti con affreschi raffiguranti scene mi- tologiche, motivi floreali, festoni, putti, temi religiosi, in parte visibili ancora nel salone elegante a pianterreno, decorazioni che richiamano apertamente le pitture e gli artisti della villa nobile di Zuigno tanto da credere che anch’essa fosse interessata dai lavori artistici di rinnovamento alla Villa di Zuigno voluti da Gian Angelo III allorchè sposò la contessa Giulini all’inizio 1700. Impres- sionante la rassomiglianza per soggetto e tecnica dell’affresco presente nel salone principale di Zuigno, con quello realizzato sul soffitto a volta della saletta a pianterreno di Cuvio, andato perduto nel 1997 durante i lavori di ristrutturazione. A Cuvio vi erano raffigurate quattro divinità a protezione del mondo, contorniate da putti e motivi floreali. Un cartiglio in tondo recitava: “MISERICORDIA E VERITAS OBIAVERUNT SIBI IUSTITIA E PAX OSCULATÆ SU T. – DAVIT PSAL 8Z” (Misericordia e Verità si incontrano così Giustizia e Pace si baciano – Davide salmo 85). Nel tondo di Zuigno le muse sono due e il cartiglio recita “IUSTITIA E PAX OSCULATÆ SUNT” (Giustizia e Pace si baciano). Anche le cornici alle pareti del salone principale contengono immagini similari a Zuigno, minimalismi grotteschi che rappresentano la vita campestre e bucolica.
Fra i vari Porta di Cuvio, non si può non citare quel Carlo Maria nato nel 1660, figlio illegittimo di Simone e di Maria Cabioli di Cuvio, che fu autore di criminini, quali di preciso non si sa, ma che dovettero essere assai gravi se il Ducato di Milano maturò la sentenza di bandirlo dai propri territori.
Nella Cà Porta di Cuvio hanno trovato sede agli inizi del 1900 e per un paio di decenni, un’osteria e un distaccamento femminile del collegio Tirelli di Mi- lano, attorno al quale sorsero strane e pruriginose dicerie. Sempre nel secolo scorso, il fabbricato, a motivo di suddivisioni dovute a matrimoni, eredità e vendite, fu spartito fra linee collaterali come i Pancera e i Viola, e nuovi proprietari, quali i Piccaluga che apposero il loro stemma, e poi gli Sgalbazzi. In epoca recente il Comune ha acquistato gran parte del palazzo ricavandone alloggi popolari, nonchè il centro ritrovo per la locale associazione anziani. Il ramo collaterale dei Porta di Cuvio non si è estinto e gli ultimi discendenti, nel secolo scorso, si sono trasferiti a Laveno dove esercivano un grosso emporio commerciale.
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