Gioia. E’ la parola che meglio sintetizza il sentimento della comunità degli oblati e delle oblate di san Benedetto che gestiscono l’eremo di santa Caterina alla notizia che l’ordinanza emessa dalla Provincia relativa alla chiusura del luogo d’accoglienza all’interno del santuario e la bottega “Arti e Mestieri” sul piazzale del Quicchio entro il prossimo 15 agosto è stata sospesa con decreto del Tar Lombardia. Pertanto chi si recherà in visita in data successiva al ferragosto troverà regolarmente aperti questi due punti. Continua così l’attività della associazione che ha fatto propria la regola di san Benedetto ed è composta da sei tra oblati ed oblate, con una guida religiosa all’interno della comunità e da tre dipendenti. “L’essere a santa Caterina da 22 anni -spiegano i religiosi- significa mantenere con le unghie e con i denti la sacralità di questo luogo che rischia in certi momenti di essere deturpata da un turismo di massa, interessato solo al vociare e ai selfie. Siamo come una nicchia all’interno di un’oasi, ma nel contempo possiamo essere paragonati ad un piccolo vascello che naviga in un mare in tempesta (il beato Alberto Besozzi è giunto qui dopo una tempesta che lo ha portato alla conversione).
Per mantenere la rotta vitale è tenere dritto il timone”. L'”ora et labora” si tramuta nell’accoglienza dei tanti pellegrinaggi, provenienti non solo dai nostri luoghi, ma da ogni parte d’Italia e dall’estero. Nel desiderio di celebrare una messa, come di recente ha chiesto un sacerdote statunitense. Si tramuta nel lavorare sul torchio a mano per la produzione di prodotti artistici, nel cuocere la ceramica avendo come base di riferimento le antiche ceramiche di Ghirla e Cunardo. Significa produrre liquori e vendere medicamenti naturali, seguendo l’insegnamento di Hildegarda di Bingen, creati da un’erboristeria varesina. Significa custodire un patrimonio librario di 11mila libri. Significa offrire informazioni e permettere una visita virtuale, grazie ad un percorso creato dai religiosi. E significa soprattutto vivere la spiritualità del luogo, che vede il passaggio di 200mila persone l’anno.
Federica Lucchini