La dolcezza è la peculiarità della sua vita. Enrica Andelli l’ha manifestata anche ieri (13 marzo), giorno del suo centoduesimo compleanno, quando ha visto entrare nella sua camera presso la Fondazione Bernacchi il figlio Giulio proveniente dalla Svizzera. Uno sguardo d’intesa profonda che solo occhi tanto amorevoli possono esprimere. Anche se allettata, con il suo italiano fluido caratterizzato da un leggero accento francese che le deriva dal luogo d’origine -Neuchatel- ha ricordato la sua attività di sarta, le sue tante allieve, ma non ha dimenticato anche la forza fisica che ha dovuto manifestare quando fin da adolescente aiutava il papà nella sua attività di fabbro a posizionare le ringhiere. Poi la conoscenza con il marito Antonio, che, dopo aver lavorato come camionista presso la Ignis, intraprese una nuova attività in Svizzera. Lei lavorava in albergo, lui passava a bere il caffé e la conoscenza è durata tutta una vita. Con orgoglio ricorda del marito, capocantiere durante i lavori dell’autostrada che dalla frontiera francese conduceva a Neuchatel. Nel libro della sua vita non è mancato il capitolo del dolore. Infinito. Perdere un figlio in giovane età lascia una ferita che ancora non si è rimarginata. Lei non ne parla. Il cenno è solo del figlio Giulio, che sottolinea quanto sia stata una bravissima mamma e una vera nonna adorata dai nipoti a cui ha dato l’affetto a piene mani.
Federica Lucchini