Elsa Tabacchi
La “semina” fruttuosa e feconda è stata la costante della sua vita. Può essere paragonata a quei passi brevi, ma continui che caratterizzano il suo incedere attuale, instancabile e pronto ad arrivare dove c’è il bisogno. Anche oggi, alla casa di riposo “Bernacchi” dove deve usare il deambulatore, Elsa Tabacchi, quando può, è al servizio degli altri, se non con gesti concreti con le parole che seminano accordo.
C’è una frase di Romano Oldrini, in un contesto di cui non ricordo, che sintetizza con una pennellata decisa e realistica la sua figura: “Grande, Elsa!”. Dove quel “grande” non è sinonimo di appariscente – il mostrarsi non le è proprio connaturato – ma è in quel suo operare per gli altri nel silenzio, con equilibrio, con quella fede che la permea fin nei più profondi palpiti, che si traduce nella preghiera continua e nell’occhio vigile al bisogno altrui.
Porle domande per poter ricostruire i suoi oltre novant’anni di carità, è un tentativo che già conosce il risultato a priori. “Non ho niente da raccontare – dice con quel sorriso che rivela la sua dolcezza d’animo – Ho cominciato con l’Azione Cattolica. Ho lavorato al calzaturificio Albertalli, poi presso l’impresa edile De Grandi. Dopo 35 anni sono andata in pensione”. Se le si chiede della sua attività presso l’Acli racconta che seguiva le pratiche pensionistiche e le portava a Varese. Punto.
Non dice che le è stato assegnato il “Giovannino d’oro”, un riconoscimento, istituito dal parroco don Tiziano Arioli per le persone che hanno avuto un significato nella parrocchia di Gavirate; non dice che appena c’era un lutto in qualche casa di Gavirate e dintorni, non aspettava che la vedova le si rivolgesse per le pratiche, ma era lei che andava direttamente a casa sua a proporre il servizio; non dice che fino a tarda età (aveva novant’anni) anche camminando a fatica ha portato a termine con successo una pratica; non dice che quando c’era bisognava pagare le tasse c’era la fila nel suo cortile e lei accoglieva tutti, interessandosi di tutti i problemi e puntualmente li risolveva; non dice che se incontrava qualcuno per strada le suggeriva il modo per poter ottenere un aumento di pensione e il suggerimento si tramutava subito in azione concreta, con lei, solerte “formichina”, che in breve raggiungeva il suo obiettivo; non dice che ha macinato chilometri per portare la “buona stampa” nelle case e ne ha diffuso la distribuzione suggerendone garbatamente la lettura; non dice che era l’edicolante della chiesa; non dice che il suo tempo era occupato per i ragazzi nello spiegare loro il catechismo. Un impegno a tutto tondo all’insegna della gratuità. E questo è il suo operare alla luce del sole, perché c’è poi l’altro che conosce solo lei. Ricorda il teologo Marco Vergottini che di recente ha incontrato Sua Eminenza Edoardo Menichelli, Cardinale Arcivescovo della Diocesi di Ancona-Osimo. Sentito il nome di Gavirate, ha aggiunto subito: “Via Gerli Arioli!”. La motivazione è arrivata subito: quella via gli è familiarissima, grazie alla presenza della famiglia Tabacchi. Ecco la testimonianza del Cardinale, raccolta tramite e-mail: “E’ molto tempo che non incontro la signora Elsa. Suo fratello, prof. Agostino, mi ha aiutato al tempo dei miei studi in seminario. Diverse volte ho frequentato la loro casa. Erano tre fratelli molto affiatati e ospitali. Sono sempre stato accolto come un familiare. Tra le due sorelle e il caro Agostino c’era un rapporto ricco, di forte legame anche spirituale, frutto di una fede della quale era impastato il loro essere. La carità era la caratteristica più viva della loro vita e quella carità era un esercizio di fraternità autentica che varcava la soglia della casa e si apriva ai bisogni delle persone. Entrando in quella casa, all’ingresso c’era una Bibbia aperta che diventava una cattedra e un nutrimento per la loro vita. Non posso dire chi fosse il più servizievole – termina Sua Eminenza – tutti e tre, con modi diversi, esprimevano cordialità e amore verso tutti”.
C’è un altro dato comunitario che non va dimenticato e che riguarda la famiglia Tabacchi e Biavaschi: da oltre trent’anni a Fignano di fronte alla loro casa e nella loro casa si svolge la festa dei fiori, di cui è stato grande animatore Agostino, conosciuto come Giacomo. La prima domenica del mese di settembre la messa alle ore 10,30 nella piazza Brunella richiama una folla di fedeli e la Schola Cantorum che da anni non mancano a questo appuntamento. E’ un momento molto intenso che si vive grazie alla porta sempre aperta della sua famiglia. La magnolia secolare del cortile è stata spettatrice muta di tanti eventi culturali e di quell’animazione che si crea attorno alle iniziative dell’associazione “Amici di Fignano”, ospiti a titolo gratuito di Elsa.
Queste brevi note non sono all’insegna dell’elogio. Darebbe fastidio ad Elsa, che vive sulla sua pelle il valore dell’umiltà. Sono solo una testimonianza d’affetto e di gratitudine dei tanti che hanno beneficiato del suo aiuto.
“La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine” (Paolo, Cor. 12,31-13,8a).
Federica Lucchini