Accetta compagni di viaggio, anche solo per pochi tratti di quel sentiero escursionistico, ritenuto uno dei più lunghi del mondo, che lui da sei giorni sta intraprendendo. E’ un privilegio da cogliere, e anche da programmare (il suo viaggio terminerà tra otto mesi), se si considera che la sua esperienza è all’insegna del cammino lento e della navigazione analogica. Ma soprattutto caratterizzata da una sopravvivenza completamente ecosostenibile, immergendosi in un ambiente che l’uomo non conosce più e assaporandone i più intimi palpiti. Uno di quei cammini, dal quale, grazie all’essenzialità, alla sensibilità verso la natura e al silenzio, si esce trasformati: l’ascolto di noi stessi e l’imprevedibilità degli incontri conduce a una rinascita. Elia Origoni, 30 anni, residente a Besozzo, guida escursionistica e operatore nell’ambiente circense e teatrale (laureato presso SAE Institute di Milano con un Bachelor of Arts in Audio Production), nell’intraprendere questo viaggio, esclusivamente a piedi e a remi, da Santa Teresa di Gallura, da cui è partito lunedì 8 febbraio, fino a Muggia, nei pressi di Trieste sulle nostre montagne, non aveva previsto un’accoglienza così incoraggiante, già a Calangianus, prima tappa. Ha di fronte un percorso di 6800 km, da cui vanno sottratti gli attuali, 20 regioni italiane da attraversare, 200 miglia in barca a remi, totalmente a impatto 0. Tutto, quindi, è ben delineato, ma quel calore umano che i sardi gli stanno riservando proprio non l’aveva calcolato. Partire in completa autonomia con l’Italia davanti a sé, su un vecchio percorso già tracciato anni fa da Riccardo Carnovalini del CAI e mai effettuato da nessuno, con la sola forza delle gambe e delle braccia, seguendo la cartografia tradizionale, certo comprende il piacere dell’incontro -l’approccio sociale è compreso nella Montagnaterapia- ma non così caloroso. La scoperta delle regole dell’ospitalità applicate con una naturalezza atavica è stata finora la ricchezza più grande. La tipica riservatezza dei sardi è stata pronta a cogliere ogni suo bisogno. “Anche solo a parole. Non mi hanno lasciato solo. Ho incontrato tante belle persone -spiega- Chi ha voluto offrirmi il pranzo, chi un caffé. Mi ha telefonato la presidentessa del CAI di Sassari, per conoscermi. Con loro sto vivendo lo stare bene perché il mio scopo è di vivere alla grande, cogliendo i significati più nascosti della vita. Vivo benissimo la solitudine, come desidero stare con i miei affetti. In questo viaggio mi sento catapultato in un’altra dimensione”. Questo percorso, denominato “Sentiero Italia” è il secondo impegnativo da lui effettuato. Il primo, tracciato da lui stesso e denominato “Solo ALPS Project”, è avvenuto nel 2015, da Vienna a Genova, coprendo l’intero arco alpino (2500 km), al termine del quale tanto grandi sono state la gioia e la serenità nell’immersione della natura che ha deciso questa nuova avventura. Programmata nei dettagli e nel contempo aperta ad accogliere quelle sensazioni che lo costruiscono come persona, comprende anche la copertura delle 185 miglia di mare tra la Sardegna e la Sicilia, dello stretto di Messina e del lago Maggiore. Ed è la sua prima esperienza con i remi. D’altra parte, dopo aver vissuto esperienze in sinergia con i ritmi naturali, ci si immerge nella quotidianità corroborati, ma si ha bisogno di tornare ad attingere alla fonte che ti fa sentire parte di un tutto. “La fatica e il limite contribuiscono alla crescita interiore”, afferma. Nello zaino, sono fedeli compagni la bussola, l’altimetro, le cartine escursionistiche, mentre il GPS e il localizzatore, sono posti in fondo, da usare solo per emergenza. “Distrazioni che fanno perdere lo spirito dell’avventura”, conclude. Senza dimenticare il fornello ad alcol. Niente bombole del gas, perché nulla va lasciato nell’ambiente. Intanto il tam tam del suo arrivo sta allargandosi in Sardegna, foriero di nuovi incontri.
Federica Lucchini
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