La sua missione è quella di portare il calciobalilla nelle scuole nell’ottica dell’inclusione sociale. “E’ uno sport che permette a tutti di giocare e non esclude nessuno”. Francesco Bonanno, 42 anni, besozzese, fa parte della Nazionale Italiana Paralimpica di calcio balilla. Ha appena ricevuto la stella d’oro al merito dal Comitato Italiano Paralimpico a Roma, dopo aver vinto a Murcia, in Spagna, il mondiale in tre specialità. Ora è nove volte campione del mondo. Se lo si vuole incontrare, basta andare in sede, presso la stazione di Besozzo. Ed è un incontro all’insegna dell’energia e di una progettualità che è immensa. Il prossimo obiettivo è quello di far diventare la Federazione Paralimpica Italiana di Calcio Balilla, da lui fondata nel 2011 con Roberto Falchero, Mirko Ferri e Emilio Tondelli, tre persone normodotate che hanno creduto il lui, uno sport per normodotati. Da presidente in carica sta operando fattivamente perché i calciobalilla entrino nelle scuole “perché è uno sport per tutti e perché chi non può praticare sport, nelle ore di educazione sportiva, ha ha disposizione uno strumento che sviluppa i riflessi, dà stima di sé”. Per ben due volte (ultimamente anche quest’anno), ha vinto un progetto, indetto da una società telefonica, per fornire alcune scuole di un calciobalilla, dapprima in Lazio, poi in Campania, Sicilia, Sardegna. La sua attenzione non è solo a livello nazionale: è anche rivolta a Besozzo per far sì che chi, disabile, giunga ad allenarsi, sia facilitato nella discesa del treno. L’incidente stradale che gli ha impedito la deambulazione è successo nel 1991: prima giocava a calciobalilla fin dall’età di 6 anni tra i normodotati: dopo, con una carica vitale ammirevole non si è mai fermato ed è diventato un faro per i disabili. “Il fatto che Francesco Bonanno riesca a coniugare il suo impegno fattivo e concreto nella Federazione da lui fondata e nel contempo sia un campione che porta il nome di Besozzo a livello internazionale non può che riempire d’orgoglio la sua città -spiega il sindaco Riccardo Del Torchio- I suoi valori dimostrano come lo sport, vissuto nell’ambito della socialità, dell’educazione e del rispetto, è il veicolo migliore per far convivere il mondo della disabilità con quello delle persone normodotate”.
Federica Lucchini