Don Giovanni, il «pastore bello» di Marco VERGOTTINI
Monsignor Giovanni Giudici la notte di Natale del 1990 è stato a Caldana di Cocquio Trevisago, parroco don Giuseppe Tavecchia
L’intervista che il Vescovo rilasciò ad Angela Lischetti nell’aprile del 2023
Federica Lucchini ha scritto di Monsignor Giovanni Giudici
“A distanza di anni mi commuove ancora il ricordo dell’incontro con il Cardinale Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, la sera dell’epifania del 1990. Mi aveva convocato per affidarmi l’incarico di Vicario Generale della Diocesi. Al termine del colloquio, di fronte ad una responsabilità così grande, gli chiesi: “Eminenza, mi benedica!”. Lui, davanti ai miei occhi meravigliati, si inginocchiò e mi rispose: “E adesso, benedicimi tu!”. Quest’episodio rappresenta un segno profondo di come Martini abbia interiorizzato questa profonda verità: ogni battezzato è uguale all’altro battezzato, in quanto entrambi figli di Dio”. Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Giudici, Vescovo Emerito di Pavia, per dodici anni collaboratore diretto dell’Arcivescovo, ha vissuto una vita comune con lui, “in un dialogo continuo tra responsabile e aiutante”, sottolinea. L’episodio narrato dà il senso del titolo del film-documentario di Ermanno Olmi: “vedete, sono uno di voi”, che il Monsignore introdurrà al cinema Garden alle 15,30 di martedì 25 aprile, invitato dalla Comunità Pastorale della Santissima Trinità di Gavirate, Comerio, Oltrona, Groppello, in collaborazione con il Comune di Gavirate, di Comerio, l’associazione “l’Immaginario”, il Decanato di Besozzo. La sera precedente, alle ore 21 la visione verrà presentata dal Vicario Episcopale, monsignor Franco Agnesi.
“Fede e responsabilità, vissute nel solco della familiarità, dell’apertura all’altro, della delicatezza nell’incontro personale sono la cifra interpretativa del dialogo che intesseva il Cardinale”, riprende Monsignor Giudici. La Scrittura, tema dominante che lo contraddistingueva, “era una via per la preghiera, per la conversione sempre in cammino. Durante la malattia, già a Gerusalemme, libero dalle responsabilità, esprimeva la sue riflessioni con maggiore tranquillità e con quel senso di sapienza umana e cristiana di chi ha vissuto passaggi non facili, senza perdere la serenità, ben sicuro del suo legame con Dio. Di fronte a posizioni distanti, la sua caratteristica era di mettersi sempre dalla parte dell’altro, vivendo il confronto come curiosità, ricchezza e con uno sguardo rinnovato”.
Che cosa è rimasto in lei degli insegnamenti di Martini?
“L’amore per la Scrittura. Lo sguardo sulla Chiesa intesa come comunità cristiana, come organizzazione umana con aspetti di grande ricchezza e fragilità. Amare la Chiesa significa comprendere e condividere la sua missione, significa avere attenzione a chi pensa in modo diverso da me, accoglierlo amorevolmente, camminare con lo stesso passo. Martini è stato sinonimo di completezza umana, di finezza intellettuale, vivendo l’equilibrio tra curiosità e bontà. Era capace di leggere il tempo che viveva. Qualche anno prima che iniziasse la stagione di “Mani Pulite”, mentre si ricordava la figura di san Carlo e il tempo della peste in cui visse, l’Arcivescovo ebbe a dire che la peste moderna era la corruzione. Ricordo anche il suo atteggiamento nei confronti dei brigatisti rossi: si avvicinò a loro con umanità, capendo che sparavano senza ben rendersi conto del loro agire e, per questo, necessitavano di una possibilità per redimersi”.
Tra le tante figure che desideravano parlare con Martini ci fu anche Ermanno Olmi con la moglie. Il Cardinale li ricevette, pranzò con loro, accanto al Monsignore. Fu un colloquio fecondo, foriero del film che l’avrebbe ricordato.
Federica Lucchini