Coltiviamo il dialogo nell’ottica del bene comune. Le loro sono parole usate nella dimensione più autentica, dopo essersi documentati in modo approfondito, aver letto libri di eminenti studiosi e giornali. E’ affascinante seguire il dibattito che gli alunni della classe quinta A del liceo scientifico, accompagnati dalle docente di filosofia e storia, Paola Saporiti, aprono sulle ipotesi delle cause che avrebbero spinto i terroristi a seminare il sangue a Parigi. Vogliono esternare il loro pensiero, consci della forza delle parole e del loro significato più profondo, con la serietà che i giovani sanno manifestare di fronte a temi che li vede e vedrà protagonisti. Nella loro ricerca non poteva mancare uno sguardo rivolto al Corano, seguendo la traccia dell’islamologo Paolo Branca per scoprire che l’interpretazione del testo sacro da parte degli attentatori sul tema della guerra è personale, assolutamente non fedele al significato originale di “jihad”, che equivale a impegno interiore attraverso la parola, per giungere alla conversione. E’ interessante ascoltare l’intervento di Zara, libanese, di madre francese: grazie al padre ascolta il canale arabo “Ai manaar”, che sottolinea la forte presenza di moderati, i cui capi più coraggiosi fanno emergere prese di posizione antiterroristiche con il duplice scopo di evitare una generalizzazione islamica e per isolare questo gruppo terroristico. Il bisogno che queste figure facciano sentire la loro voce è condiviso da molti ragazzi, i quali sottolineano come loro comunque, seguono la loro fede, mentre l’occidente il benessere economico. E’ un dibattito ricco di molti aspetti: Giovanni, Matteo, Riccardo, Edoardo, Roberto (solo per citarne alcuni) non dimenticano i tanti altri aspetti, in primis quello economico, il fatto che l’islam, quando svilupperà la tecnica, perderà la sua cultura (una lettura del filosofo Emanuele Severino è stata apprezzata dalla classe). E’ un dibattito serrato. I ragazzi sono consapevoli che l’attacco a Charlie Hebdo è stato un attacco all’Europa e ad ogni suo cittadino e senza dimenticare anche i fatti di Peshawar e le violenze di Boko Aram in Nigeria. Episodi in cui, e sono tutti d’accordo, si è persa la dimensione dell’umanità, si è negato il diritto al pensiero, all’educazione, alla libertà religiosa e civile. Quindi la conclusione è unanime: il bene comune è il fine a cui bisogna tendere favorendo accordi tra l’occidente e il mondo islamico moderato. Federica Lucchini