Io e Michela la mia compagna, siamo partiti da Leon il 6 ottobre perchè dovevamo finire un cammino fatto 2 anni fa e finito in quella città per via di un sasso schizzato sul ginocchio di Michela che ha fatto zoppicare. È stato un cammino duro perchè le salite sono tante, sopratutto la Cruz de Hierro e il Cebreiro, che sono tra i luoghi più simbolici, calcola che avremo fatto un dislivello di poco meno di 5.000 m. È stato anche speciale perché avevamo due piacevoli incombenze, apporre un piccolo adesivo nella chiesa di Villadangos del Paramo a memoria di Claudia Polita di Cunardo, morta in un incidente stradale 10 anni fa, c’è l’hanno chiesto i suoi colleghi di lavoro, e salutare suor Cristina ad Arzua, 50 km da Santiago che per tanti anni è stata all’asilo di Brenta, c’è l’ha chiesto Antonio Bergomi che dell’asilo è il presidente storico. La suora è stata contentissima, ci ha accolto con tanta cordialità. “Penso sempre alla Valcuvia e alla gente di Brenta” ci ha detto. Non è stato facile perché io ho forato 3 volte e ho anche dovuto sostituire il cerchione dietro che si stava rompendo. Credo abbia preso qualche botta di troppo nel trasporto. Michela che non era molto allenata, gli ultimi giorni ha sofferto parecchio la sella ma comunque siamo arrivati davanti alla cattedrale, e lì, che il cammino l’hai fatto per fede o per spirito d’avventura è sempre una sensazione particolare. Peccato che stanno facendo grandi lavori di ristrutturazione interna e molte cose sono nascoste dai ponteggi come l’organo della Mascioni. Per me è il quarto cammino. Volevamo andare a Muxia sull’atlantico, il termine ideale, assieme a Finisterre del cammino e che non ho ancora visto però vari fattori tra cui il tempo che, se fin lì ci aveva assistito, da quel momento invece ha cominciato a piovere e quindi siamo andati in bus. Alla fine abbiamo pedalato 350 km, non tantissimi, ma sufficienti per avere la mostra Compostela, ossia il diploma che rilasciano all’ufficio del pellegrino.