Quell’immediato mettersi in gioco in prima persona è uno degli aspetti che caratterizza la figura di don Maurizio Canclini, besozzese, attualmente “fidei donum”, sacerdote diocesano in missione nella Repubblica democratica del Congo. Questa sua caratteristica l’hanno sperimentata i suoi concittadini, presso i quali è amatissimo, lo aveva sperimentato anche Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano a Kinshasa, ucciso in un agguato il 22 febbraio, durante una missione nell’Est del Paese con il Programma alimentare mondiale. “Posso testimoniare e dire quello che ho visto con i miei occhi -afferma, mentre svolge il suo incarico sacerdotale presso un’Università di Kinshasa, designato dalla diocesi locale- Così come lo abbiamo conosciuto noi tutti che lavoriamo nell’ambito missionario, caritativo e sociale. Luca è stato un uomo molto disponibile a lasciarsi interrogare dalla realtà difficile di questo Paese e ha cercato di donare risposte”. Don Maurizio esercita la sua missione anche presso il Foyer S. Paul, un pensionato universitario, opera della Ong COE di Barzio, che ospita un’ottantina di giovani, provenienti da diverse regioni di quel Paese e che non potrebbero altrimenti frequentare l’Università. Vive appieno la realtà congolese, come dalla fine degli anni Novanta al 2010 visse quella dello Zambia, prima a Siavonga, poi a Monze. Quell’essere così coinvolgente e tradurre in atti la realtà evangelica in prima linea significa per lui avere nuclei forti di sostenitori alle spalle, ovunque abbia seminato. A Besozzo, quando rientra, quel suo celebrare la messa in modo così gioioso e informale riempie la chiesa. C’è affetto, stima, calore attorno a lui fonte di gioia. Ricordano i suoi concittadini la sua ansia di partire, mentre frequentava la scuola di formazione missionaria, mosso dal desiderio di aiutare chi è nel bisogno. Le affinità con l’operare cristiano dell’ambasciatore sono sostanziali. “Sul fronte della quotidianità non si molla nonostante qui niente sia facile -dice- Viviamo in una situazione di estrema precarietà. Ci si interroga ogni giorno per trovare soluzioni. Compito estremamente difficile, ma tutto viene svolto per cercare il bene. Così è stato per Luca che con sua moglie Zakia ha cercato di dare risposte a bisogni immensi, realizzando l’associazione “Mama Sofia”, disponibile ad una collaborazione con le altre realtà del territorio, come il nostro progetto di volontariato: abbiamo ricevuto donazioni di materiale sanitario e medicinali per la nostra ambulanza con la quale prestiamo primo soccorso in realtà poverissime di Kinshasa, con particolare attenzione ai bambini di strada. Posso testimoniare -continua- che la loro associazione era presente nei luoghi dove la sofferenza è visibile”. Don Maurizio si pone una domanda: “Quale futuro per questo Paese?”. “Troppo difficile rispondere -conclude- Una sola speranza: che non si spengano le luci accese per questa tragedia”. La sua luce e dei suoi giovani è sempre accesa.
Federica Lucchini