22 agosto 2011
Nel “cammino” della Speranza, quella a cui noi crediamo e cerchiamo di accogliere per donarla, il volto di questa piccola di nome Maria, tanto provata dalla povertà della misericordia umana della sua famiglia, ci aiuti ad implorare il Signore perché ci “spinga sempre” ad imparare da questi “piccoli” la disponibilità per donare con generosità là dove viviamo e in particolare per questi “piccoli”, nostri angeli custodi nel “cammino della nostra conversione”. Personalmente mi sono impegnato con una suora del posto a sostenere le spese per tentare di guarirla. La suora Edith, di Makalondi, sa come fare per coinvolgere i familiari, ma nello stesso tempo ci vogliono anche i “mezzi” perché molto probabilmente non bastano le cure del dispensario locale. Preghiamo perché la piccola Maria possa diventare grande anche lei. Ciao, fraternamente don Hervé
19 agosto 2011
Carissimi per me è stata una bellissima festa dell’Assunta. Ero al villaggio di Makalondi, alla frontiera con il Burkina Faso. Abbiamo all’inizio vissuto una processione seguendo la statua della Madonna portata a turno dalle donne (come si può vedere dalla foto allegata) che per me è stata molto emozionante per il clima e la partecipazione testimoniata cantando e pregando. La celebrazione della santa messa poi è stata “un’esplosione” di gioia unita a profondi momenti di ascolto-silenzio. Il rito delle offerte è sempre un momento di grande comunità anche se qui, come da noi, si offrono già soldi. E’ pur sempre un tempo molto abbondante e devo proprio dirlo coinvolgente. Dopo l’intenso momento della consacrazione vissuto in un “silenzio” totale nel quale le parole del sacerdote sono il grande ascolto in adorazione. Poi lo scambio della pace che prende veramente il “suo” tempo per scambiarsi non solo il gesto della pace, ma molto di più: l’accoglienza reciproca che dall’altare, dal Cristo presente, scende come un “corso d’acqua” che unisce tutti. Certamente non è solo il sacerdote che va da tutti come se fosse lui quello che da la pace. No, e grazie a Dio non è così come purtroppo fanno alcuni preti quasi per esprimere la loro attenzione. Questa non c’entra proprio con il solo sacerdote che pellegrina per la chiesa, ma centra con tutti ed è ognuno che riceve e passa la pace che discende dall’altare perché ognuno sa e continua a comprendere, con questo gesto, che la pace è un dono di Dio da accogliere e da offrire e non è una “benevolenza” del sacerdote, e dunque una responsabilità di tutti. Bravi in questa “maestosa semplicità” che danza e prega con tutto il corpo e non solo con il cosiddetto “spirito riservato”. Senza polemica, ma magari un “pochino” si; con affetto don Hervé.