31 dicembre 2018
“Guardare lontano”
Con l’ultimo dell’anno 2018 sono qui a Ka Philippe nella parrocchia dedicata alla Santa Croce di Cristo Signore. E’ l’inizio della vita parrocchiale insieme a don Levi Spadotto, già da due anni parroco e da quattro anni ad Haiti come fidei donum della Diocesi di Milano. E così il 2019 per me ha avuto inizio con una celebrazione serale della santa messa in creolo per salutare nel Signore l’anno 2018. Dopo la messa, nella calma della notte qui a Ka Philip, ho potuto rivivere una “pagina bellissima” della mia vita perché mi ha riaperto orizzonti di vita nella fede a cui sinceramente non ero più preparato. Mi è e sembrato subito normale chiamare questo nuovo inizio: ”guardare lontano” un po’ come Gesù aveva suggerito ai suoi discepoli, dopo una notte senza pesca di “prendere il largo”. Mi batte il cuore nel silenzio di questa notte tanto inattesa come lontana dal mio vivere di questi ultimi anni. Ho da poco finito di lavarmi nella semplicità che già nelle precedenti esperienze africane avevo sperimentato. Un secchio d’acqua e un grande catino come base doccia e poi con un piccolo recipiente per prendere un po’ d’acqua così da farla scivolare dall’alto a poco a poco. Poi una bella insaponata e ancora la piccola quantità d’acqua per togliere via via il sapone. Gesti ripetuti con attenzione e piacere perché l’acqua a disposizione è solo un secchio e deve bastare per questa doccia di fine anno. Lo vivo con la gioia infantile di un semplice rito di “passaggio”: da uno stile di vita ad un altro molto più sciolto e totalmente semplice. Godo di queste sensazioni e ne percepisco anche il tremore della mia piccolezza. Ma sarà così anche domani con la consapevolezza di avere tutto e nulla nello stesso tempo. Quale differenza di vita mi fa gustare il piccolo scorrere dell’acqua che da tempo non provavo immerso nell’abbondanza della mia vita di Porto Valtravaglia. Faccio più volte questo gesto semplice di prendere quel vasetto d’acqua e lasciarlo scendere dalla testa ai piedi non credendo quasi a me stesso di vivere questa semplicità estrema. A Mar Rouge c’era la doccia, ma qui c’è il sapore del dover risparmiare e nello stesso tempo del poter gioire di questo momento. Non può che farmi ricordare gli anni della savana quando, un po’ più giovane, attendevo la sera per poter fare in questo stesso modo la doccia al riparo di una stuoia sotto il cielo stellato che mi avvolgeva nel suo silenzio ricco di pensieri semplici e umili. Ora eccomi qui ad incominciare un anno nuovo nell’esperienza ritrovata di una povertà tanto serena. Finisco questa doccia d’intensa emozione e esco nel silenzio della notte di Ka Philip. Non c’è nessun rumore se non la piacevole brezza che fa “correre” i miei pensieri, mi fa cogliere volti amati e lontani e nello stesso tempo capire che mi è stato dato di “rimettermi in cammino” non con le cose, ma con il dono della fede. Sono solo e nello stesso tempo così coinvolto dalla presenza della mia vita che pulsa di ricordi e nello stesso tempo di speranze nuove. Dove è il confine del sentire con il cuore? Finalmente, forse, lo percepisco, ed è impossibile fermarlo, sta nel sapore del saziarti del Signore quando il nulla dell’avere si fa presenza intima e luminosa. Capisco questo cominciare un anno in cui tutto mi è nuovo e anche faticoso, ma aperto alla gioia dell’affidarsi al Signore che si è fatto piccolo per prendermi per mano nella grande diversità di una vita che mi sta accogliendo e a cui mi offro con la debolezza di non sapere tante cose, ma di “vedere” nella bellezza della fede.
Un abbraccio a tutti voi, don Hervé.
Ka Philip nella notte del 31 dicembre – Haiti
La doccia più semplice