Un luogo recettivo. Una casa che si è fatta amare e che impreziosisce un’arte fatta di inchiostro e di filo. La sede di Gaele, la casa editrice che crea a mano piccoli libri artistici, in questi giorni è stata al centro delle riprese di un documentario che verrà trasmesso su Rai3 all’interno del programma di Sveva Sagramola ed Emanuele Biggi “Geo&Geo”. Il titolo, proposto dai registi Eugenio Manghi e Annalisa Losacco, sarà “La Provincia operosa”. Spiega il primo: “L’attività di Gaetano Blaiotta ed Elena Danelli, i genitori di questa realtà, verrà inserita in un ambito di persone dall’importante patrimonio culturale alle spalle che hanno fatto una scelta di vita importante, calata in ambienti che evocano una ruralità autentica. E’ stato interessante lavorare con loro”. E perché gli spettatori possano rendersi conto della peculiarità dell’ambiente circostante, un drone ha ripreso dall’alto i tetti del centro storico di Cuvio, i boschi attorno. Non è mancata una passeggiata dei due protagonisti lungo il Boesio, poi di fronte a palazzo Litta. All’interno, nel cortile, il fotografo e giornalista, Mario Chiodetti, Fausto Bianchi, artista che prepara lavori per una prossima edizione, Rachele Camodeca, segretaria della casa editrice che prende il nome dalle iniziali dei due creatori: Gaetano per il quale i sentieri della scrittura, del disegno, della musica sono i prediletti, Elena una vita nella scenografia. Sono i “genius loci” di questa casa rurale, che affonda le origini nel passato, “divertente e birichina”, come sottolinea lei, articolata in piccoli locali a cui l’anno scorso è stata data nuova vita, portando alla luce i sassi e l’acciottolato, offrendole così la connotazione di un laboratorio felice. Da casa dormiente, che porta in sé la stratificazione di presenze precedenti, è stata svelata e ora accoglie con Gaetano, nel cui Dna è scolpita l’arte dell’ospitalità. “La mia è stata una scelta elettiva; sono nato in un paese alle pendici del Pollino, in Calabria, e in queste stradine ritrovo gli stessi odori di casa mia, le presenze del passato”, afferma. L’atmosfera era predisposta perché la cinepresa di Manghi si è soffermasse sulle diverse fasi di lavorazione dalle quali è emersa l’anima dei librini che hanno il sapore dell’artigianalità. Il tema a cui i due artisti hanno lavorato è stato ispirato alla frase di Mark Rothko “Il silenzio è così preciso”. Mentre i due artisti creavano ognuno una puntasecca incisa su lastra di rame, l’attenzione del regista è stata volta al movimento del torchio, ripristinato dopo anni di inattività, e a quello calcografico, già usato dai partigiani, quando silenziosi stampavano i manifesti. Il lavoro stampato su cartonicino di cotone e di recupero ha dato vita a quel luogo ipotetico o reale -le Pleiadi- dove nascono le stelle, secondo il progetto di Elena, e a una testa pensante, da cui escono le lettere dell’alfabeto, indice della necessità dello studio per Gaetano. Passo dopo passo, la macchina da presa ha riprodotto i momenti della creazione del libro-manufatto. Il tocco finale ha ripreso dapprima gli scalini in pietra che conducono alla “stanza dei fili”, dove in un cassetto sono conservati i fili usati dalla mamma di Elena, scenografa. In primo piano l’ago per la rilegatura e il filo che penetra nella carta a suggello di quelle sette copie create. Così prosegue il cammino di Gaele, sempre alla ricerca di sinergie con altre voci che annullino le separazioni e le distanze: tramite gli incontri, la poesia, l’arte dà così il suo contributo per un sentire comune.
Federica Lucchini