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Diana Ceriani ha riportato in vita il Calendimaggio ad Arcumeggia

 3 Maggio 2025 |  Pippo | |

Nel pittoresco borgo di Arcumeggia, noto per i suoi affreschi murali e per essere un “paese dipinto”, il Calendimaggio rappresenta un’occasione per riscoprire e valorizzare le tradizioni locali, coinvolgendo la comunità in un dialogo continuo tra passato e presente. Diana Ceriani ha riportato in vita il Calendimaggio ad Arcumeggia, intrecciando tradizione e memoria con profonda sensibilità. 

Pubblichiamo volentieri l’articolo che ci ha fatto pervenire.

Ci sono giorni che fanno illuminare gli occhi dei ricordi. Giorni in cui la primavera la si sente cantare nella memoria.
C’è chi desidera che questi ricordi, queste memorie, non rimangano tali. Si vorrebbe rivedere negli occhi delle nuove generazioni le stessa emozione. Si vorrebbe cantare con loro la stessa canzone.
È così per Raffaele Mattana e la figlia Raffaella.
Desiderano che ad Arcumeggia, incantevole paese situato sulle verdi alture della Valcuvia, si ritorni a vivere nei vicoli dipinti il “Calendimaggio”.
Simbolo del Maggio, è il maggiociondolo. Un arbusto selvatico molto simile alla rubigna ed al glicine ma che dà vita a fiori di un colore giallo intenso.
La prima Domenica di Maggio, ad Arcumeggia, si raccoglieva un bel ramo fiorito e si addobbava con merletti, nastri colorati, l’argento della carta stagnola e ciò che si trovava per renderlo ancora più festoso. Poi, la mattina, dopo la Messa, con il ramo di maggiociondolo protagonista ed un cestino vuoto, si girava per tutte le case del paese cantando la canzone del Maggio.
Ad ogni occasione la sua strofa: se si incontravano dei bambini si cantava la strofa scritta apposta per loro, se si incontrava il sciur cürà la strofa adatta a lui, la “massera tegnona” che non donava nulla da mettere nel cesto aveva anche lei la sua strofa di canzone dedicata e così via. Le genti che venivano deliziate dal colore del sole e dal canto di Maggio ricambiavano con soldini, fichi secchi, castagne, dolcetti, pane…. ciò che avevano a disposizione veniva riposto nel cestino. L’allegro “pellegrinaggio” nei vicoli durava un paio d’ore, fino a quando non si tornava sulla strada che porta a Sant’Antonio dove una processione proveniente da Caldana, la prima Domenica di Maggio, passava a piedi per recarsi nella chiesetta di Sant’Antonio e partecipare alla messa. Il parroco benediva il corteo del calendimaggio e il loro maggiociondolo addobbato a festa e chi partecipava alla gita lasciava qualcosa dalla “schiscetta” che si portavano dietro per gustare un picnic nel prato al termine della funzione.
Che emozione cantare, stare in compagnia e ricevere sorrisi, cose buone da mangiare e soldini da dividere equamente al termine dell'”esibizione”! La prima Domenica di Maggio per Arcumeggia Raffaele e Raffaella era una giornata meravigliosa. Una tradizione semplice, pura, chiara e dolce come il sole.
Una tradizione dimenticata, come la sua canzone, che andrebbe ripresa per dare ed avere la stessa gioia di un tempo.
Ma attenti! utilizzate il maggiociondolo solo per abbellimento e dopo l’utilizzo lavatevi le mani. È una pianta con un alto livello di tossicità.

grazie Raffaella e Raffaele Mattana per avermi fatto conoscere con tanta passione una delle “anime tradizionali” di un piccolo paese della Valcuvia: Arcumeggia.

Video e foto di Antonio Capozzi.

Diana Ceriani

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