Di questi tempi a Cocquio Trevisago si parla molto di elezioni. Anche il nostro direttore vuole intervenire sul tema …
Il tram per la Caldana
“Uheilà, chi l’è chel scioor chi?” – si domandò stupita la Pina di fronte ad un marcantonio di uomo che entrava nel Caffè della Stazione.
“Io sono Lucchini, onorevole Lucchini”
“Ah, chel dul tram!” – replicò compiaciuta.
Si chiamava Angelo Lucchini, era di Porto Valtravaglia, già deputato al Parlamento, ora candidato per il Collegio elettorale di Luino, Laveno, Gavirate. Agli elettori di Cocquio, di Trevisago e di Orino aveva promesso un tram che dalla stazione di S. Andrea sarebbe salito fino ad Orino, passando ovviamente per Caldana.
“Oh scioor, è venuto scià per il tram?” – insistette la Pina.“Certo, mia cara signora!”.
Era un uomo davvero singolare, questo Lucchini! Grande e grosso, sempre un po’ accigliato e dallo sguardo torvo, “el pareva un Giudee dure Madòna dul Mund”. Era molto furbo e quando venne a Cocquio a tenere un comizio nelle sale del Dopolavoro della Snia, lasciò il segno: “Care operaie, cari operai, quando uscirete dallo stabilimento troverete un tram che vi menerà comodamente a casa!”. La gente di Cocquio ci aveva abbastanza creduto anche se il buon senso alimentava loro qualche dubbio:
“Mel farà a naa su du re Costa?”
“El narà su, te vederee… ! Cunt tut i diavulerì che inventen incoo…!”.
In queste cose il Lucchini era impareggiabile; poi, come deputato, si dice non fosse granchè,
ma quanto a malizia non aveva pari. L’idea del tram era stata proprio una bella trovata. Quando a Cocquio venne a parlare l’avvocato Beltramini, il suo avversario politico, subito si sentì chiedere se anche lui aveva intenzione di mettere un tram per andare a Caldana.
Questa storia del tram “prendeva”, era fuor di dubbio ed era sulla bocca di tutti:
“Certo che un tram l’è propri chel che ghe vöör! El g’ha vù une gran pensada chel ostia d’un Luchina!”
Erano tempi così. La gente era un po’ ingenua e viveva di sogni e di speranze. Più le sparavano grosse e più abboccavano. L’idea del tram era venuta anche all’avvocato Pavia, (detto poi Vavia, per tanto che era simpatico alla gente) candidato invece per il Collegio Valcuvia, Valceresio, Varese. Lui aveva promesso un tram che andava da Brinzio a Varese e aveva addirittura portato delle rotaie ai lati della strada. Con quella trovata vinse le elezioni, ma appena salito sul cadreghino fece portare via rotaie e tram. Questi candidati non sapevano più cosa promettere; furoreggiava anche il genere gastronomico e, in molti casi, il voto si conquistava sensibilizzando i succhi gastrici degli elettori.
Circolava uno slogan elettorale che sembrava coniato dai loro appetiti alimentari sempre insoluti: Se va su ul Luchina pulenta e furmagina / se va su ul Beltramin pulenta e sancarlin. Insomma le sorti elettorali erano affidate alle virtù del formaggio, furmagina o sancarlin? Per altro non sarebbero stati molti a beneficiare del premio elettorale perché i privilegiati aventi diritti al voto (e al premio) erano tutto sommato pochi; potevano votare solo gli uomini, ma non tutti. Dovevano avere almeno trent’anni, aver pagato le tasse e anche essere un minimo istruiti. Praticamente quattro gatti. A quei tempi le donne non votavano. Eppure le più gasate per il tram erano proprio loro, il Lucchini le aveva letteralmente ammaliate.
“Cara signora, lei è gia salita su un tram?”
“Oh! Mi sì! Una volta sum naia a Varees cun ul me Carlèto, ham ciapà ul tram!”
“Ma è bello?”
“Be-li-ssim!”
Si arrivò così al voto e lo scrutinio delle schede proclamò vincitore il Lucchini. Vinse alla grande, vinse il tram, insomma, senza voler per altro nulla disconoscere ai meriti della furmagina. Purtroppo, però, e qui la conclusione è prevedibilmente amara, il tram a Caldana non arrivò mai.
Il Lucchini andò a Roma e non si fece più vivo. (Alberto Palazzi)