In attesa dei festeggiamenti del centenario della fondazione, avvenuta il 14 febbraio 1914, la Cooperativa Operaia di Consumo della Caldana, continua con una modalità diversa rispetto alle origini, ad essere il punto di ritrovo della comunità. Certo, come spiega il presidente Ivano Molinari, gli incassi sono ridotti. Non si vendono più i generi di prima necessità, come in origine, funziona solo come bar, gestito da una società; però, è il fulcro della vita sociale. Ecco perché i festeggiamenti saranno significativi. Un breve scritto ne ripercorrerà la storia a partire da quel gruppo di uomini, che, a modello dell’idea inglese della cooperazione per l’acquisto dei beni di prima necessità, si misero intorno ad un tavolo con carta e penna e decisero di fondarla con coraggio e lungimiranza. Mancava tutto dai soldi allo spazio, tranne la volontà. “L’attività iniziò con una vendita riservata ai soci di pasta, riso, formaggio e di altri generi di prima necessità offrendo contemporaneamente l’opportunità di qualche bicchiere di vino – scrive Alberto Palazzi cultore della storia di Caldana – I soci, una settimana ciascuno, si accollavano l’impegno di vendere i prodotti. Chiamarlo negozio era un ottimismo lessicale. Non era nemmeno un’osteria in quanto mancavano anche le sedie: chi voleva se le portava da casa”. Si iniziò con piccoli passi, ma a mano a mano l’iniziativa ebbe successo. Si maturava sempre più tra i soci il proposito di costruire una sede propria. La ricerca della zona, dove porre la prima pietra risultò, però, laboriosa. Nel 1924 Pietro Ciglia, detto “Peder Laciatt”, valido impresario costruttore, diede inizio ai lavori dell’attuale sede, con tutti gli altri soci. E la Cooperativa divenne il motore sociale di Caldana, ritrovo per gli acquisti, ma soprattutto per parlare, discutere. Un momento particolare era rappresentato dall’uccisione del maiale. Era sempre animata.
“Desideriamo che la festa del centenario sia motivo per la comunità di fare memoria di una istituzione che ha visto pulsare la vita – riprende Molinari – Certo, oggi lo spirito è cambiato, un tempo il gestore era uno dei nostri, tutto era molto famigliare. Ora il numero dei soci è ridotto (35 in tutto, in passato erano oltre cento). Si assiste, però, ad una partecipazione considerevole dei giovani (l’attuale gestore del bar è uno di loro); continuano a trovare spazio gli anziani che dalle 16,30 fino alle 18,30 possono giocare a carte Ci sono certi momenti della giornata in cui il locale è pieno. Non si può negare, però, che c’è stata una riduzione degli incassi e come consiglio abbiamo deciso un piano di risparmio che ci sta permettendo di rientrare dai debiti. Pensiamo fra un anno di portare in pareggio il bilancio. Siamo, comunque, orgogliosi – termina Molinari – che la nostra Cooperativa, a differenza di tante altre che sono fallite, continui, in una veste diversa, ad essere una realtà significativa per la comunità”. Federica Lucchini
“La Cooperativa Operaia di Consumo della Caldana” ha 100 anni (clicca su)
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In decisa controtendenza rispetto a diffuse politiche comunali di taglio. Così risponde l’amministrazione comunale al volantino diffuso dalla minoranza e dalla segretaria del locale Pd, Noemi Cauzzo, in cui viene accostata la sofferenza delle due scuole dell’infanzia del territorio all’ipotesi della manifestazione eno-gastronomica “Corsi e Pec”, organizzata dalla stessa amministrazione e dalla Comunità Montana delle Valli del Verbano. E tanto per far capire che il comune non preferisce le capre ai bambini, e tiene al loro percorso educativo e al loro futuro a fatti e non a parole, il sindaco Mario Ballarin e la maggioranza sottolineano che “l’amministrazione ha approvato nel 2012 una nuova convenzione di durata quinquennale che ha previsto, a regime, complessivamente circa 30mila euro annui in più a favore della scuola dell’infanzia; frutto, questo, di un piano di dolorose razionalizzazioni preventivamente concordate e concertate con le Fondazioni, come la chiusura della Scuola dell’Infanzia Dalla Porta di Cocquio”. In sintesi, le attuali due realtà – la “Tagliabò” di Sant’Andrea e la “Visconti” di Caldana – ricevono oggi 100mila euro annui (la stessa cifra che in passato ricevevano tre scuole) per un totale di 80 bambini, residenti e frequentanti. I posti teorici complessivi delle due Fondazioni sono 112 : 84 per la “Tagliabò” e 28 per la “Visconti”. “L’amministrazione comunale – continuano il sindaco e i consiglieri di maggioranza – ha comunicato alle famiglie che usufruiscono dei servizi della Prima Infanzia l’aumento del contributo mensile a bambino residente che consente oggi di pagare mensilmente 80 euro anziché i previsti 123. A questo beneficio economico si aggiungono interventi eminentemente di natura sociale a favore di famiglie in difficoltà economica”. Gli amministratori non dimenticano di sottolineare l’istituzione di una commissione paritetica formata dai rappresentanti delle Fondazioni, delle famiglie, dai consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, con l’obiettivo del controllo dei bilanci e della verifica dell’applicazione concreta della convenzione. I primi frutti in meno di due mesi: sono risultate evidenti delicate criticità nella gestione delle due scuole che hanno costituito occasione per ulteriori incontri tra l’amministrazione, le Fondazioni e i consiglieri di minoranza.
Il dito viene puntato verso la minoranza, più incline alla polemica che alla proposta costruttiva. “Unica mancanza dell’amministrazione comunale – concludono – è di non aver fatto conoscere abbastanza ai propri concittadini il molto che negli anni si è fatto per le famiglie, gli anziani e i soggetti più deboli”.
Federica Lucchini
Le scuole dell’Infanzia, una priorità per l’Amministrazione
Comunale -di Cocquio Trevisago (clicca su)