DAL PENSIERO DI GIOVANNI BATTISTA MONTINI
di felice magnani
“L’umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all’intero universo. Provocati dall’intelligenza e dall’attività dell’uomo, su di esso si ripercuotono, sui suoi giudizi e desideri individuali e collettivi, sul suo modo di pensare e di agire sia nei confronti delle cose che degli uomini. Possiamo così parlare di una vera trasformazione sociale e culturale che ha i suoi riflessi nella vita religiosa. E come accade in ogni crisi di coscienza, questa trasformazione reca con sé non lievi difficoltà. Così mentre l’uomo estende tanto largamente la sua potenza, non sempre riesce però a porla al suo servizio. Si sforza di penetrare nel più intimo del suo animo, ma spesso appare più incerto di se stesso. Scopre man mano più chiaramente le leggi della vita sociale, ma resta poi esistente sulla direzione da imprimervi. Mai il genere umano ebbe a disposizione tante ricchezze, possibilità e potenza economica, e tuttavia una grande parte degli uomini è ancora tormentata dalla fame e dalla miseria, e intere moltitudini sono ancora interamente analfabete. Mai come oggi gli uomini hanno avuto un senso così acuto della libertà, e intanto si affermano nuove forme di schiavitù sociale e psichica. E mentre il mondo avverte così lucidamente la sua unità e la mutua interdipendenza dei singoli in una necessaria solidarietà, a causa di forze tra loro contrastanti, violentemente viene spinto in direzioni opposte; infatti permangono ancora gravi contrasti politici, sociali, economici, razziali, ideologici, né è venuto meno il pericolo di una guerra totale capace di annientare ogni cosa. Aumenta anche lo scambio delle idee, ma le stesse parole con cui si esprimono i più importanti concetti, assumono nelle differenti ideologie significati assai diversi. Finalmente con ogni sforzo si vuol costruire un ordine temporale più perfetto, senza che cammini, di pari passo, il progresso spirituale. Immersi in così contrastanti condizioni moltissimi nostri contemporanei non sono in grado di identificare realmente i valori perenni e di armonizzarli dovutamente con quelli che man mano si scoprono. Per questo sentono il peso della inquietudine, tormentati tra la speranza e l’angoscia, mentre si interrogano sull’attuale andamento del mondo. Il quale sfida l’uomo, anzi lo costringe a darsi una risposta. Il presente turbamento degli animi e la trasformazione che sul piano dell’intelligenza dà un crescente peso alle scienze matematiche, fisiche e umane, mentre sul piano dell’azione si affida alla tecnica, originata da quelle scienze. Questa mentalità scientifica modella in modo diverso da un tempo la cultura e il modo di pensare. La tecnica poi è tanto progredita da trasformare la faccia della terra e da perseguire ormai la conquista dello spazio ultraterrestre. Anche sul tempo l’intelligenza umana accresce in certo senso il suo dominio: sul passato attraverso l’indagine storica, sul futuro con lo sforzo di prospettiva e di pianificazione. Non solo il progresso delle scienze biologiche, psicologiche e sociali dà all’uomo la possibilità di una migliore conoscenza di sé, ma lo mette anche in condizione di influire direttamente sulla vita delle società, mediante l’uso di metodi tecnici. Parimenti l’umanità sempre più si preoccupa di prevedere e controllare il proprio incremento demografico. Ne segue un’accelerazione tale della storia, da poter difficilmente essere seguita dai singoli uomini. Unico diventa il destino della umana società senza diversificarsi più in tante storie separate. Così il genere umano passa da una concezione piuttosto statica dell’ordine, a una concezione più dinamico ed evolutiva; ciò che favorisce il sorgere di un formidabile complesso di nuovi problemi, che stimola ad analisi e a sintesi nuove.In seguito a tutto questo, mutamenti sempre più profondi si verificano nelle comunità locali tradizionali – come famiglie patriarcali, clan, tribù, villaggi – in gruppi diversi e nei rapporti della vita sociale. Si diffonde gradatamente il tipo di società industriale, che favorisce un’economia dell’opulenza in alcune nazioni, e quasi totalmente trasforma concezioni e condizioni secolari di vita. Parimenti si accresce il gusto e la ricerca della società urbana, favorito dal moltiplicarsi delle città e dei loro abitanti, nonché dalla diffusione tra i rurali dei modelli di vita cittadina. Nuovi e migliori mezzi di comunicazione sociale favoriscono nel modo più largo e più rapido la conoscenza degli avvenimenti e la diffusione delle idee e sentimenti, non senza suscitare reazioni a catena. Né va sottovalutato che moltissima gente, spinta per varie ragioni ad emigrare, cambia il suo modo di vivere. In tal modo e senza arresto si moltiplicano i rapporti dell’uomo coi suoi simili e a sua volta questa “socializzazione” crea nuove esigenze, senza tuttavia favorire sempre una corrispondente maturazione delle persone e rapporti veramente personali. Un’evoluzione siffatta appare più manifesta nella nazioni che già godono del progresso economico e tecnico, ma mette in movimento anche quei popoli ancora in via di sviluppo, che aspirano ad ottenere per i loro paesi i benefici della industrializzazione e dell’urbanizzazione. E questi popoli, specialmente se vincolati da più antiche tradizioni, cercano parimenti un godimento più maturo e più personale della libertà. Il cambiamento di mentalità e di strutture spesso mette in causa i valori tradizionali, soprattutto tra i giovani che, non poche volte impazienti, diventano magari ribelli per lo scontento, e compresi della loro importanza nella vita sociale, desiderano assumere al più presto il loro ruolo. Spesso i genitori ed educatori si trovano per questo ogni giorno in maggiori difficoltà nell’adempimento del loro dovere. Le istituzioni, le leggi, i modi di pensare e di sentire, ereditati dal passato, non sempre si adattano bene alla situazione attuale; di qui un profondo disagio nel comportamento e nelle norme stesse di condotta. Anche la vita religiosa, infine, è sotto l’influsso delle nuove situazioni. Da un lato un più acuto senso critico la purifica da ogni concezione magica del mondo e dalle sopravvivenze superstiziose ed esige sempre più una adesione più personale e attiva alla fede; numerosi sono perciò coloro che giungono a un più acuto senso di Dio. D’altro canto però moltitudini crescenti, praticamente si staccano dalla religione. A differenza dei tempi passati, negare Dio o la religione o farne praticamente a meno, non è più un fatto insolito e individuale. Questo infatti non raramente viene presentato come esigenza del progresso scientifico o di un nuovo tipo di umanesimo. Tutto questo in molti paesi non si manifesta solo nelle argomentazioni dei filosofi, ma invade larghissimamente il campo delle lettere, delle arti, dell’interpretazione delle scienze umane e della storia, anzi anche delle stesse leggi civili, cosicché molti ne restano disorientati”. E’ lo sguardo lucido e indagatore di chi ferma il proprio pensiero analitico sulla realtà, di chi ammira il progresso e la sua forza, quella forza che esalta l’intelligenza creativa degli esseri umani. Il progresso meraviglia e stupisce Montini, suscita in lui la curiosità umana, il desiderio di sapere e di conoscere, insieme al turbamento di chi sa che non sarà facile armonizzare queste forze, richiamandole al principio evangelico della carità e della comprensione. Lavoro, libertà, progresso, razionalità e spiritualità, idealità e dottrina sono temi sui quali e attraverso i quali compie la sua opera di “riconversione” pastorale. Forse per la prima volta la Chiesa deve rincorrere una trasformazione, cercando di mediare il grande dono dell’intelligenza umana con i pericoli di un’avventura che possa prevaricare il limite dell’etica cristiana. E’ affascinato dalla capacità dell’uomo di sviluppare la sua conoscenza e di applicarla concretamente alla vita quotidiana, ma è anche molto viva in lui la preoccupazione che la scienza e l’avvento delle nuove tecnologie possano enfatizzare il dominio della ragione sulle ragioni stesse della fede. Conciliare fede e ragione, armonizzare le varie forme di libertà, sviluppare una visione equilibrata e completa della persona umana, dove spirito e materia realizzino un punto di convergenza comune, è una sfida che la Chiesa deve affrontare per essere presente nell’ evoluzione umana. Le aspirazioni di Montini sono le aspirazioni della società di oggi, dominata da varie forme di arbitrarietà etica, sociale e culturale. I pericoli che l’arcivescovo di Milano va preconizzando sono quelli che stanno demolendo la città dell’uomo, sempre più preda di una libertà che cancella la responsabilità etica, il senso primo e ultimo delle cose, gli interrogativi di sempre della storia umana, quelli legati al: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Montini guarda con stupore al lavoro, a chi lo progetta e a chi lo esegue, perché vede in esso la massima espressione della dignità dell’uomo. Per questo lo segue, lo interroga, lo interpreta, lo vive, lo colloca, lo caldeggia e lo inserisce nella sfera dei beni da difendere e da promuovere. Esprime le sue umanissime preoccupazioni sulla possibilità che la libertà venga fraintesa, che si presti al gioco della strumentalizzazione umana, pur riconoscendo l’importanza di operare concretamente nel sociale per portare lo spirito cattolico all’interno della complessa e articolata rete di rapporti e di relazioni che coinvolge il mondo del lavoro. Si preoccupa per le finalità, perché il lavoro non diventi demagogia, materialismo ideologico, violenza intellettuale e morale, ma elevazione della condizione umana, forza che realizzi e completi la natura umana, le sue risorse e i suoi talenti.