Una presenza famigliare quella dell’uomo delle palafitte nella quale possiamo riconoscerci, grazie a quelle figure che lavorano nel fango e nell’acqua e che rispondono al nome di archeologi, grazie ai loro studi, grazie a chi ha lavorato e contribuito con entusiasmo e senza risparmiarsi perché i visitatori ammirando la ricchezza di reperti possano avere la consapevolezza della vita dei progenitori. E grazie al Comune di Varese, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio: tutti assieme per dare il via giovedì 29 luglio alla prestigiosa mostra “La civiltà delle palafitte. L’isolino Virginia e i laghi varesini tra il 5600 e il 900 a.C.” al Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello. Si tratta di un grande progetto espositivo destinato a illustrare le più recenti conoscenze in ambito archeologico e a esporre i risultati delle ricerche, condotte da fine Ottocento, ma soprattutto restituire ai visitatori odierni l’immagine della vita nel nostro territorio al tempo della civiltà delle palafitte. Il Comune intende così celebrare il decimo anniversario del sito seriale transnazionale UNESCO “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” presentando i risultati delle ricerche condotte fino ad oggi all’isolino Virginia e Bodio Centrale sul lago di Varese e al Sabbione al lago di Monate. Saranno esposti anche i reperti conservati nel deposito del museo e della Soprintendenza. Presentato al pubblico per la prima volta, dopo il restauro, l’elmo del “ripostiglio della Malpensa” che entrerà a far parte delle collezioni del museo, grazie al deposito concesso dalla Soprintendenza. Proiezioni, schermi interattivi e ricostruzioni permetteranno ai visitatori di “sentirsi parte” del mondo dei nostri progenitori. Curata dalla dottoressa Barbara Cermesoni e della dottoressa Daniela Locatelli, l’esposizione ha il patrocinio della Regione e della Camera di Commercio. “La mostra -dichiara il sindaco Davide Galimberti- è finalizzata al rilancio economico e sociale del nostro territorio attraverso la valorizzazione del patrimonio storico e culturale. Parte dal presupposto di rendere tale ricchezza una reale risorsa, una ragione di crescita promuovendo l’immagine della nostra città come meta di turismo di prossimità, creando legami con scuole e università per lo sviluppo della didattica museale e della ricerca scientifica”. Sarà concomitante con “Giappone: disegno e design”, in corso al Museo d’Arte Moderna del Castello di Masnago. Per favorire i visitatori, ci sarà la possibilità di acquistare un biglietto unico per le due esposizioni, con tariffa intera a 5 euro e tariffa ridotta a 3 euro. La mostra di Villa Mirabello sarà aperta fino al 4 settembre 2022, da martedì a domenica dalle ore 9,30 alle 12,30 e dalle ore 14 alle 18. Per visite guidate su prenotazione, telefonare al +39328.8377206, mail info@archeologistics.it. Per informazioni: Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, tel. 0332255485, sito web: www.museivarese.it.
Federica Lucchini
Una sala immersiva, lavagne interattive, ricostruzioni con la presenza di reperti originali: è un percorso completo e affascinante quello che verrà proposto al visitatore nell’ambito della mostra “La civiltà delle palafitte. L’Isolino Virginia e i laghi varesini tra il 5600 e il 900 a.C.”. Una varietà di allestimenti, articolata in sette sezioni. Solo alcune curiosità: capiterà di entrare in un villaggio dell’epoca del Bronzo, osservando le abitazioni degli uomini dell’epoca, la zona esterna al villaggio in cui veniva effettuata la fusione dei metalli e un’area sulla riva del lago dove è stata offerta una spada a una divinità delle acque. Oppure capiterà di vedere nella quinta sezione intitolata “Guarda” i giovenchi riportare gli aratri sospesi al giogo. Ammirare la ricostruzione di un aratro dell’età del Bronzo, strumento simbolo di una agricoltura che permette all’uomo di ottenere buona parte del suo sostentamento dalla terra. Ci sarà poi il “ripostiglio della Malpensa”, un insieme di materiali in bronzo, fra loro eterogenei (schinieri, punte di lancia, falcetti, asce, elementi di ornamento) rinvenuto a Somma Lombardo. Deposito di un artigiano fonditore oppure offerta alla divinità, costituisce uno dei complessi più significativi dell’Italia settentrionale e comprende anche un elmo, conservato fino ad ora presso la Soprintendenza e recentemente restaurato. Datato all’età del Bronzo Finale, “il ripostiglio della Malpensa” appartiene a un mondo che non è più quello delle palafitte, ma preannuncia la cultura celtica di Golasecca.
Federica Lucchini
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Da Malpensa24
La civiltà delle palafitte a Varese: una mostra celebra i dieci anni del sito Unesco