Venerdì scorso, sono stati immessi nel lago di Varese circa 10mila avannotti di lucci, provenienti dall’incubatoio adiacente la foce del Tinella a Groppello. Prima del loro rilascio nel canneto di Voltorre e lungo la riva a Bardello e a Biandronno, la loro vita pulsava dentro un grosso contenitore: quei piccoli, lunghi un centimetro di circa dieci/dodici giorni di vita dovevano essere liberati, altrimenti, giunti a questa fase della loro crescita, di sarebbero mangiati tra di loro. Così i fratelli Gianfranco, pescatore professionista e il fratello Piergiorgio, una vita sul lago, sul loro barchetto li hanno poco per volta liberati. “Nella speranza che i cormorani li lascino vivere”, ha spiegato Gianfranco, ricordando la presenza dei predatori che appena cresceranno saranno ghiotti dei piccoli pesci. E’ stato lui che, con l’autorizzazione della Regione e della Provincia, in palude Brabbia ha preso i riproduttori: due femmine e quattro maschi (il numero più elevato di questi ultimi è legato al fatto che tra di loro ce ne potrebbe essere qualcuno sterile), trasportati all’incubatoio, luogo sinonimo di passione e competenza. Qui si custodisce la vita appena sbocciata. Una scuola in mezzo alla natura. La fecondazione viene effettuata a secco. Ogni maschio feconda circa 90mila uova, ma la sua perdita è equivalente al 40%/50%. “E’ scientificamente provato -spiega Gianfranco- che gli spermatozoi maschili a contatto dell’acqua hanno una vita di 3 secondi, entro i quali devono trovare l’uovo. Con la riproduzione a secco la vita media è superiore”. Di grande interesse, all’interno degli impianti dell’incubatoio che a breve verrà assegnato al comune, osservare “le campane di Zug”, contenitori che hanno la funzione con il movimento dell’acqua di separare le uova che per loro natura sono inserite in un agglomerato di gelatina. La particolarità di questo sito è che ogni contenitore custodisce una ricchezza di vita: in uno sono raccolti gli avannotti che hanno già assorbito il loro sacco vitellino, attaccato al corpo, e sono pronti a cibarsi dello zooplancton. A breve verranno rilasciati verso la Schiranna, Bodio Lomnago, Cazzago Brabbia. In una grande vasca è custodito lo zooplancton, un numero incalcolabile di microrganismi viventi, nutrimento fondamentale per i pesci. Vicino ad un piccolo lago artificiale c’è una curiosità: una fascina intrecciata legata e con un sasso. Vi verrà gettata: servirà per la riproduzione dei persici e la protezione degli avannotti. Qui, tra i rami le femmine deporranno le uova. Quando si esce dall’incubatoio, ci si rende conto quanto la passione sia un omaggio alla vita. Non a casa sono stati scelti i lucci per la riproduzione: non attaccano i pesci sani, ma quelli deboli e malati. Rinforzano le specie pregiate. Quindi la vita del nostro lago.
Federica Lucchini
Non accanimento, ma gestione. La richiesta del pescatore Gianfranco Zanetti è legata alla presenza massiccia dei cormorani, estremamente dannosa sul lago di Varese: è una specie ittiofaga, cioè si nutre di pesci. Un dato è significativo: in questo periodo il loro numero, paradossalmente, si è notevolmente ridotto. “Ma ciò significa che di pesce non ce n’è più, né per noi pescatori, né per loro!”, sottolinea. Ora l’immissione dei nuovi nati porterà a aumentare considerevolmente il numero dei predatori. I pesci non hanno più rifugio sicuro nel canneto estremamente ridotto. “Si riparano anche nella Ludwigia, una pianta acquatica -continua il pescatore- ma i cormorani, che hanno una vista straordinaria, li individuano anche lì. La nostra speranza è che venga emanata una legge in modo di contenere il numero di questa specie predatoria, quando arriverà in massa, di solito oltre mille capi, che al giorno mangia a testa 400 gr di pesce. Necessaria è l’eliminazione di alcuni capi, perché per loro natura si spaventano e si allontanano per un certo periodo. Quando ritornano è indispensabile ripetere l’operazione. In questo modo hanno da mangiare i pescatori e i cormorani. Questa richiesta viene sottolineata a gran voce, dopo aver osservato il loro comportamento. Quando non riescono a catturare i pesci grossi, li abbandonano sul fondo dell’acqua, feriti. Il massimo della loro presenza si registra tra ottobre, novembre, dicembre quando sul lago arrivano quelli provenienti da diversi Paesi europei per migrare. Ma il contingente stanziale rimane, censito mensilmente, nei vari dormitori in Provincia.
Federica Lucchini