COSA STA SUCCEDENDO IN EUROPA?
di felice magnani
Nessuno ha la presunzione di sostituirsi ai professionisti della politica, ma tutti devono avere la possibilità di capire molto bene tutto quello che sta succedendo in Italia, in Europa e nel Mondo. Voler capire non è un atto di presunzione, ma semplicemente la curiosità democratica di chi vuol sapere come si muove la politica e quali direzioni prende. La curiosità è un grande atto civico, è acquisizione di soggettività critica a fronte di un mondo che cambia repentinamente direzione di marcia, ma di cui diventa sempre più difficile capire in virtù di quali motivazioni e ispirazioni si compiace per rispettare le regole e le leggi che governano la vita dei popoli e dei singoli cittadini. Viviamo un momento assai complicato, dove le notizie rimbalzano da una parte e dall’altra senza definire i contorni di una realtà che sfugge sempre di più, sistematicamente contraddittoria e controversa, animata più da una confusa fede politica e da una esagerata appartenenza ideologica, piuttosto che animata dalla necessità di essere vera, utile e interessante, capace di stimolare lo spirito critico delle persone che ogni giorno si alzano brandendo una speranza, per addormentarsi la sera con l’idea che qualcosa di meglio dovrà accadere e che l’amore per la verità riuscirà di nuovo ad avere la meglio sulle bugie, gl’imbrogli e le notizie false che strumentalizzano la nostra esistenza quotidiana. Il cittadino si domanda quale sarà il destino di un pianeta impantanato nel petrolio versato dalle petroliere, sommerso dalla plastica, schiavo di una diffusa desertificazione, attraversato da un esodo di proporzioni bibliche, da una spasmodica lotta di appropriazione e di conquista da parte dei più forti rispetto ai più deboli, è in questa confusa mescolanza di situazioni disastrose e senza soluzioni che l’Europa vive una condizione di grave precarietà, determinata soprattutto da una storica mancanza di fiducia reciproca, da una rivalità che si consuma in azioni individuali, private di una benché minima vocazione unitaria. L’Europa di oggi non regge il confronto, è troppo impegnata in un divisionismo militare, etico, morale e sociale, ogni stato è uno stato a sé, mancano condivisione e compatezza sia sul piano politico-militare, sia su quello delle grandi decisioni comunitarie, in primo luogo il grande tema del fenomeno migratorio. Se da una parte l’Italia compie salti mortali per evitare di naufragare sotto l’incalzare di una vera e propria invasione dei migranti dalla Sicilia, i grandi stati non alzano un dito e se ne guardano bene dal prendere in mano la situazione e aiutare il nostro paese a uscire da una deplorevole situazione di stallo. Troppo antagonismo, troppa furberia, troppa lentezza, troppa politica di parte, quello che sarebbe dovuto essere il continente guida rischia di diventare una sorta di disastro ambientale in cui si consumano le straordinarie intelligenze di cui è portatore. Non c’è unione, non c’è compattezza, non c’è tolleranza, tutto corre sul filo del rasoio, manca una visione comune delle necessità e dei bisogni più impellenti. Sarà troppo tardi? Speriamo di no, perché una Europa davvero unita può aiutare a risolvere molti dei problemi che riguardano il nostro pianeta, soprattutto quelli dei popoli della fame, che ridotti nella più nera miseria, si affidano ai pericoli di un’avventura migratoria che non promette nulla di buono e che rischia di far collassare anche le ultime speranze rimaste.