Tre serate particolari che provengono da un mondo pulsante di vita, eloquente, a noi poco conosciuto. E’ questa la proposta di Gaia Zaccagni, docente di greco all’Università di Cipro, studiosa di filologia e letteratura bizantina e neogreca. A partire da questa sera (venerdì 6 aprile) alle ore 20,30 presso l’ex colonia elioterapica di Germignaga, per proseguire domani alle ore 19,30 presso il Verderamo di Castello Cabiaglio (con cena su prenotazione) e domenica alle cantina Coopuf di Varese alle 20,30, offrirà l’occasione di conoscere le canzoni rebetike, nate dalla crisi greca a partire dall’inizio del XX secolo con l’ondata di profughi provenienti dall’Asia Minore ad Atene tra condizioni difficili di vita, repressioni. Sfruttati, cercarono di mantenere vive le tradizioni e la musica fu il loro unico sfogo per non soccombere. Con il suo gruppo “Utili Critici”, formato da Pantelis Ionas (bouzouki, voce), Kostas Voros (chitarra e voce), Gaia oltre che cantare, suonerà “baglamas”, “zilies”, cucchiai, per far conoscere questo linguaggio musicale, inserito nel patrimonio immateriale dell’Unesco. Presenterà, inoltre, il suo libro “Ma che vita è questa? – 85 canzoni rebetike della crisi” ETPbooks.
“Per avere il privilegio di comprendere il rebetiko -scrive l’autrice- bisogna viverlo all’interno, passare ore, serate, giorni interi ad ascoltare queste canzoni, impararne l’andatura modale, il ritmo, sentirne palpitare dentro i versi, così semplici, così diretti, imparare a parlare e a comunicare nella particolare lingua dei “rebetes”, una sorta di gergo in cui si mescolano parole turche, italiane, termini tecnici appartenenti a realtà specifiche (della fabbrica, del fumo, della prigione). Queste canzoni rappresentano uno spaccato di “grecitudine” senza tempo, con un’identità indefinibile, policromatica”. Essendo prodotto delle varie crisi che si sono succedute in terra ellenica nel secolo scorso, sono densamente poetiche, “Toccano le corde più profonde della nostra sensibilità -prosegue- e risvegliano memorie del subconscio, ritornando attuali, come “monumenta” senza tempo”. Accanto alle canzoni dei lavoratori, che disturbavano i regimi, c’erano quelle del popolo dei margini, che avevano a che fare con la crisi economica. Nei loro confronti la censura fu feroce: “Le canzoni le aggiustiamo noi”, disse un censore. Quelle che verranno presentate dal gruppo sono le originali. Ecco, la ricchezza di questa iniziativa.
Federica Lucchini