Una comunità viva: tale è Besozzo al tempo del Coronavirus. “Dietro al silenzio, che caratterizza questo periodo, c’è fermento -evidenzia Mauro Aries, titolare di un esercizio che ha donato 1500 mascherine per la comunità- La laboriosità è la cifra interpretativa del mio paese: tanti sono i volontari, coordinati dal Centro Operativo Comunale, che lavorano in modo efficiente, mentre distribuiscono i viveri e i farmaci a chi ne ha fatto richiesta. Chi è costretto in casa, non sta sul balcone: lavora nell’orto, o si occupa di interventi che, in altri contesti, avrebbe rimandato. E’, se così si può definire, un riposo attivo, rispettoso delle regole e pronto per la ripartenza. Attenzione e vita, dunque”. “Confortante la sera guardare verso il nostro faro illuminato con i colori del tricolore mentre di giorno è in evidenza la grande scritta “Andrà tutto bene”. Questa volontà dell’amministrazione comunale, sollecita non solo nei riguardi dei nostri bisogni concreti, ma anche di quelli psicologici, è segno di speranza. Ci fa sentire una comunità unita -dice Leonardo Binda, titolare della Di Bi, la ditta besozzese che ha avuto rinomanza nazionale, dopo che dal 13 marzo scorso ha deciso di convertire la sua produzione di abbigliamento sportivo per cannottieri in mascherine di protezione- Quella mattina mi ha telefonato il sindaco Riccardo Del Torchio dicendomi che la casa di Riposo Ronzoni di Besozzo ne aveva urgente bisogno. E da lì è partita questa esperienza che ci ha arricchiti moralmente”. Un esempio, questo, di come Besozzo ha saputo mantenere l’equilibrio, gestire e non subire passivamente l’emergenza. “Mio nonno ha combattuto nella prima guerra mondiale, mio padre nella seconda e noi ora viviamo questa guerra -continua l’imprenditore- Ricominceremo con una dimenticata serenità. Dopo la piena di un fiume, i semi si possono ripiantare!”. “La cosa più bella è il sorriso della gente quando consegno a loro le medicine o il cibo -spiega Hicham El Meskine, uno dei più di 20 volontari della comunità marocchina radunata nell’Associazione marocchina per l’integrazione e la solidarietà, con sede a Besozzo. “Il nostro è il contributo della comunità musulmana al paese che ci ha accolti. E’ un dovere per noi, in un momento simile di bisogno”, afferma. Con altri extracomunitari e altri volontari besozzesi costituiscono la squadra di supporto alla Protezione Civile. Lui ricorda la gioia di aver riportato a casa dall’ospedale una donna risultata positiva al Covid 19. Il forte senso civico delle comunità viene sottolineato da Bruno Bottazzi, gestore di un’enoteca conosciuta: “Siamo un paese ben gestito e la gente ha risposto in modo corretto alle limitazioni. Ha percepito la serietà e determinazione dell’amministrazione comunale nel muoversi in tempi utili e nel mantenere vivi i servizi. Certo, ci sono le code nei due supermercati e all’ufficio postale di Besozzo inferiore aperto a regime ridotto, mentre quello di Besozzo superiore è chiuso. Ma se non c’è più una macelleria, una pescheria, solo due panettieri e non si può uscire dal comune per acquisti è normale che la gente si riversi tutta lì”. “La casa di riposo Fondazione Ronzoni per ora -afferma Annamaria Binda presidente del consiglio di amministrazione, incrociando le dita- è un’isola felice. Forse anche perché siamo partiti in tempo”. La farmacia è un ottimo osservatorio per comprendere lo stato di salute anche morale della popolazione. Se ne fa interprete il dottor Enrico Mattioni: “Vedo nella maggior parte dei besozzesi emergere il lato umano e altruistico nei confronti del prossimo: vicini di casa che acquistano medicinali per una persona anziana, clienti che cedono il posto ad una persona fragile. Il cambiamento epocale a cui andiamo incontro deve avvenire prima in noi stessi. Racconto una mia esperienza per far capire quanto bisogna imparare a chiedere scusa e vedere oltre: un giorno un anziano è entrato per ben quattro volte, comprando prodotti differenti. Quando gliene ho chiesto il motivo, considerati i tempi eccezionali, mi ha risposto: “Lei è l’unica persona con cui posso fare due chiacchere. Sono solo”. “I fedeli mi ringraziano -spiega il parroco don Giuseppe Andreoli- per aver permesso loro di poter seguire la messa via su un canale Youtube creato apposta. Canale che raggiunge i parenti emigrati in terre lontane e che ha permesso di seguire le esequie di don Giovanni Ferrè, già parroco e decano di Besozzo, deceduto in questi giorni”.
Federica Lucchini
I besozzesi, in questo periodo di emergenza, sono in rete. Gli avvisi dell’amministrazione comunale sono puntuali, frequentati i gruppi “Sei di Besozzo se…” che fa capo a Maria Luisa Torre, e “Sei di Bogno se…” a Lidia Maffeis. E poi i singoli annunci che manifestano problematiche, chiedono risoluzioni o pubblicano foto che fanno vivere il paese: “Non abbiamo bisogno delle mascherine -la scritta è chiara su un cancello- Vi ringraziamo. Datene a chi ne ha bisogno”. Il messaggio del sindaco Riccardo Del Torchio di comunicare qualora qualcuno non ne abbia bisogno a favore di chi ne è sprovvisto, è stato efficace. Momenti di vita che fanno sentire uniti ed emozionati: l’attimo in cui è stato apposto il grande cartello sul faro “Andrà tutto bene”, la comunicazione che è possibile collegarsi al sito “Medialibraryonline” del Sistema Bliotecario dei laghi per avere la possibilità di leggere libri, riviste, quotidiani o di partecipare al concorso “Eureka”, promosso dai servizi sociali, sul tema “Il mio tempo in questo tempo” che coinvolge bambini e ragazzi. E poi tutti i servizi attivi online attraverso la “Casa delle persone”, quel grande “contenitore” comunale dove hanno sede tante associazioni.
Federica Lucchini