Carissimi,
tutti siamo venuti a conoscenza della grave situazione che si è venuta a creare nel nostro “Istituto Sacra Famiglia”. Il nostro carissimo Emidio è in isolamento nell’ospedale di Varese, nel reparto Osservazione 2 Coronavirus ma senza l’ausilio della respirazione forzata. Le cose vanno meglio. Ha iniziato la cura antibiotica sperimentale. Le nostre tre Suore sono anch’esse in quarantena a casa loro. La loro situazione non è preoccupante. Si stanno curando. Don Mario è in isolamento a casa sua alla S. Famiglia. Sta bene. Non ha contratto il virus. A Gaudenzio è stata tolta la dialisi. Se il suo fisico reagirà bene gli toglieranno la respirazione forzata.
Per tutti questi nostri cari amici continuiamo a pregare con fede!
Faccio mia la proposta di sostenere anche economicamente – come Comunità Pastorale – l’Istituto S. Famiglia, come ci suggerisce il volantino che vi allego, firmato dalla nostra Rita Vergerio, moglie di Emidio Novali. Scriverò una e-mail ai membri del Consiglio Pastorale e del Consiglio per gli Affari Economici per decidere l’entità del nostro aiuto.
Vi allego anche:
- il link del libretto (scaricabile) della Via Crucis che Papa Francesco farà in S. Pietro Venerdì Santo, alle ore 21:00.
- il link dell’intervista interessante rilasciata dal Papa sulla grave emergenza mondiale che stiamo vivendo e riportata da Civiltà Cattolica.
Mentre ora vorrei approfondire brevemente con voi una questione emersa sui media in questi ultimi giorni. Questo lo faccio perché a noi è affidato il grande compito di “rendere cultura la nostra fede” come ci ha educato il grande S. Giovanni Paolo II. Rendere cultura la fede significa che la nostra fede deve saper giudicare tutto quello che accade nella nostra vita e nel mondo, con quel punto di vista originale e comprensivo della totalità dei fattori della realtà che scaturisce dall’appartenere a Cristo. S. Paolo scrive nella lettera ai Romani: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2).
Dunque, veniamo ai fatti! Qualche giorno fa è sorta sui media una diatriba tra chi chiedeva la possibilità di partecipare alle celebrazioni pasquali in chiesa, sia pure in modo conforme alle norme precauzionali generali, e chi invece riteneva questa una scelta scriteriata. Bene! Non voglio assolutamente entrare in merito a questa diatriba che, in questo momento, ritengo non opportuna. Tuttavia una cosa mi ha molto colpito. Una delle motivazioni che veniva portata come giustificazione delle limitazioni in corso, anche per quanto riguarda le celebrazioni fatte in chiesa, era la seguente: «Si può pregare anche a casa! Dio non fa distinzione sul luogo in cui si prega! Dio accetta le preghiere anche di chi non si reca in chiesa, perché non fa preferenza di persone o di luoghi. Non è la stessa cosa pregare in Chiesa e pregare a casa? Si può pregare ovunque, anche in cucina, anche in bagno. I Musulmani pregano ovunque, non solo in moschea. La preghiera non ha bisogno di luoghi…» e via sproloquiando!
Effettivamente questa è la cosiddetta “mentalità comune”. Ma noi non possiamo accontentarci supinamente di pensarla come tutti, altrimenti rischiamo di scivolare (anzi precipitare) nel mare magnum della banalità e del conformismo.
Chiariamo allora alcune cose:
Dobbiamo fare una necessaria distinzione tra la preghiera e la celebrazione liturgica.
La preghiera, come ci insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, «è l’elevazione dell’anima a Dio o la domanda a Dio di beni conformi alla sua volontà. Essa è sempre dono di Dio che viene ad incontrare l’uomo. La preghiera cristiana è relazione personale e viva dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo che abita nel loro cuore» (Compendio, 534).
In questo senso allora è vero che la preghiera può essere fatta ovunque. Anche Gesù ce lo insegna molto chiaramente: «Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,5-6).
Ma fondamentale, nella vita del cristiano, non è solo la preghiera, ma anche la celebrazione dei Sacramenti. Rileggiamo attentamente quello che il Catechismo ci insegna (Compendio, 218-220):
«Che cos’è la liturgia?
La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l’esercizio dell’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal capo e dalle membra, il culto pubblico dovuto a Dio.
Che posto occupa la liturgia nella vita della Chiesa?
La liturgia, azione sacra per eccellenza, costituisce il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana la sua forza vitale. Attraverso la liturgia, Cristo continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l’opera della nostra redenzione.
In che cosa consiste l’economia sacramentale?
L’economia sacramentale consiste nel comunicare i frutti della redenzione di Cristo, mediante la celebrazione dei sacramenti della Chiesa, massimamente dell’Eucaristia, “finché egli venga” (1 Cor 11,26)».
Noi non siamo né musulmani, né buddisti, né liberi pensatori, né spiritualisti, né eclettici, né oche giulive che ripetono i mantra del pensiero banale comune.
Noi crediamo fermamente in un Dio che si è incarnato e che (lo stiamo rivivendo in questi giorni) ci ha redento col suo sacrificio in croce e ci ha reso partecipi della sua vittoria sul male e sulla morte con la sua resurrezione. Noi, da soli, con le nostre sole forze, non potremmo arrivare ad un rapporto profondo con Dio senza Cristo e senza l’azione dello Spirito Santo. Per questo, la dimensione sacramentale, liturgica, assembleare, ecclesiale, comunitaria, sono essenziali nella nostra esperienza di fede. E se, come in questo momento di emergenza, ci priviamo della possibilità di celebrare i misteri della nostra salvezza lo facciamo con dolore, e in via del tutto eccezionale! Ma a noi manca infinitamente tanto il ritrovarci attorno alla mesa eucaristica! E anche i più svariati, fantasiosi e potenti mezzi di comunicazione che la tecnica ci mette a disposizione non possono supplire l’assenza della celebrazione eucaristica!
Certo, preghiera personale e celebrazione liturgica sono entrambe essenziali e indissolubilmente legate tra loro, ma non dimentichiamo mai che la liturgia «costituisce il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana la sua forza vitale».
Buon Triduo di Settimana Santa!
Vostro.
Don Fabio
Cocquio Trevisago, Giovedì Santo 9 aprile 2020 (h. 19:30)
Cocquio Trevisago – Comunità Pastorale “S. Famiglia” – Avvisi Settimana Santa aprile 2020